Ieri Progetto Sardegna ha diffuso un comunicato che commenta la scelta del Centrosinistra di non allargare la coalizione se non a liste civiche, escludendo i partiti che non hanno sostenuto Todde alle regionali.
È un testo critico e dolente che può essere condiviso oppure no, ma che ha un merito: smascherare la scelta etica e estetica del Campo Largo di divenire un Campo Branco dopo le elezioni. Come spesso accade quando il comando è in mano ai meno dotati di cultura e intelligenza, alla legittima vittoria si vuole far seguire anche l’umiliazione e l’esilio dell’avversario.
A me dei nuovi potenti (che poi tanto nuovi non sono) stupisce la sicumera.
Quando lessi per la prima volta Montale, ed ero un ragazzino più estasiato dallo sciauro delle ragazze (soprattutto di quelle delle classi superiori che manco ci vedevano) che dalla forza delle idee, cominciai a guardare diversamente la mia ombra, a sentirmi incerto, a capire che questo ammasso di molecole che è la mia forma storica è meno rassicurante di quanto avessi pensato. Questi del Campo Branco non ragionano sulla loro ombra, non hanno mai letto Montale:
Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Come si fa a essere così ostentatamente sicuri di tutto e di tutti, ma soprattutto di sé, da rifiutare un dialogo, da pretendere un’abiura?
Quale rivalsa sociale si è covata nel profondo per essere così ostentatamente imbecilli? Conosco un potente uomo politico bullizzato da ragazzo nei collegi che la sta facendo pagare a tutta la Sardegna da decenni, ma pensavo fosse un caso isolato, non un modello.
Quale visione trionfalistica si ha della vita? I poeti insegnano quale labirinto essa sia e quanta diffidenza dai propri istinti essa richieda:
Ci muoviamo in un pulviscolo
madreperlaceo che vibra,
in un barbaglio che invischia
gli occhi e un poco ci sfibra.
Pure, lo senti, nel gioco d’aride onde
che impigra in quest’ora di disagio
non buttiamo già in un gorgo senza fondo
le nostre vite randage.
E tutto questo trionfalismo viene celebrato mentre l’ignoranza dei vertici, dagli assessori ai potentissimi capi di gabinetto (in particolare uno), fidandosi della propria ignoranza, si fanno infinocchiare dal passato regime di centrodestra, di cui non conoscono le profonde articolazioni, e traghettano i loro aderenti pari pari nel nuovo regime. Basta un po’ di prossimità al più prossimo al capo per rimanere ai vertici; ed è così che la più vergognosa promozione di dirigenti e addetti incapaci che la storia autonomistica abbia mai registrato, quella di Solinas, sta trovando un modo di consolidarsi definitivamente. Questo fanno coloro che ergono se stessi a misura del mondo: le proprie piccole misure divengono perimetro universale e l’universo si fa piccolo e soffocante. Siamo alla cricca, detto in parole meno auliche. E ciò è confermato dall’improvvida scelta di nominare commissario del Comune di Cagliari un ex assessore della Giunta di Massimo Zedda mentre Massimo Zedda è candidato. Fare queste cose significa non avere il senso del pudore.
Personalmente ho fatto un’altra scelta da Progetto Sardegna.
Per quel che vale, sto all’opposizione senza se e senza ma. Neanche un bicchiere d’acqua con Alessandra Todde e la sua compagnia di giro.
È una scelta naturale. Faccio parte di una old school che non c’è più, una scuola premachiavellica, quando la politica non era giudicata solo sul possibile, ma anche sul giusto e Todde (come esperienza politica, non come persona, di cui non so nulla) è il frutto di un colpo di mano oligarchico con intelligentissimo abuso di popolo. È come se Catilina fosse stato aiutato da Pompeo e da Crasso, posto che non mi sento Cicerone, di cui mi infastidisce ancor oggi l’egotismo.
E così da solo voglio resistere, dimostrando a me stesso di avere la forza per farlo.
Il mio Signore è nemico di Sauron e Sauron è il potere che si fa destino. Mai con Cesare!
Concordo con Alessandro, anche per me l’astensionismo non è contemplato per l’elezione del sindaco di CA. Quindi che si fa?
I grillini arrivarono in parlamento con l’obiettivo di aprire le camere a guisa di scatola di tonno !!!!! ebbene ,visto l’ambiente e la piacevole refezione , vi hanno instaurato il proprio potere , proprio lì dentro quella scatola di tonno che volevano aprire !!!!
è comoda,isolata da tutti ed è una trincea e un pulpito adatto a lanciare proclami ,promesse,minacce !!! in definitiva ,chi cercava sistemazione , benché in possesso di curricula abbondantemente enfatici , è rimasto dentro quella scatola da dove il grillo/conte dirige le sue legioni capitanate prevalentemente da donne giovani e piacenti a cui il dominus da la corda giornaliera , unitamente al compito da svolgere nei luoghi di discussione . I più meritevoli ,quelli per intenderci che si applicano con diligenza ,vengono
Istruiti per compiti più complessi di puro potere .Fin qua tutto combina con il poco che sappiamo della Presidente sarda ,ma inspiegabilmente strano nell’assenso del candidato sindaco di Cagliari e dei dirigenti regionali del PD che dovrebbero essere consci di essere stati nominati non per volontà del popolo sardo ,ma grazie agli svarioni della destra ( altamente impegnata a perdere ) ed alla presenza delle liste di Progetto Sardegna che ha ottenuto forti consensi nell’area autonomista già del PSDAZ. Che come tutti sappiamo, la destra è stata prevalente sul cosiddetto campo largo ;la destra ,nel derby sardo ,ha fortemente voluto far correre un cavallo zoppo , contro una schiera di puledri allenati e forse anche eccitati che smaniavano ai canapi . Detto ciò , mi stupisce che per la nuova corsa ,sia il PD che Zedda ,che conoscono bene la realtà, tengano bordone e siano succubi della ubriacatura grillina .Attenti , i miracoli non avvengono tutti i giorni e soprattutto non avvengono quando servono!!!! la destra,che ci piaccia o no è ancora forte ,malgrado i mal di pancia sardisti e la designata Zedda , non è Truzzu ,!!!!!
Il giorno dello spoglio tra i direttori generali nominati da Solinas, che hanno sostenuto apertamente Truzzu in campagna elettorale, c’erano solo facce da funerale. Adesso, dopo un mese e mezzo, hanno ripreso i ghigni che li caratterizzano e vanno in giro tronfi per i corridoi regionali. Qualcuno, tra il serio e il faceto, va anche a dire in giro che sarà riconfermato.
La decisione di escludere dalla coalizione i partiti non alleati nelle regionali, pur presentandosi come una mossa di purificazione etica, non fa che riflettere un’estetica del potere che divora se stessa, esiliando chiunque non si allinei al nuovo ordine imposto. È inquietante, ma non sorprendente, assistere a come il nuovo corso politico, piuttosto che aprire le porte al dialogo e al confronto, preferisca erigere muri, creando un’élite autoreferenziale che non solo ignora ma disprezza le voci discordanti. Il poetico rimando a Montale ci ricorda come il senso di sicurezza e l’autosufficienza possano essere illusori, e come la vita richieda una costante interrogazione e un confronto con la propria ombra, elemento che sembra mancare del tutto nel comportamento dei nuovi “potenti”. L’opposizione di Progetto Sardegna emerge non solo come scelta politica, ma come un richiamo alla responsabilità di confrontarsi con un sistema che sembra dimenticare troppo facilmente le proprie radici e i propri doveri. In un’epoca dove la politica dovrebbe aspirare a riflettere la complessità e la profondità del pensiero umano, ci troviamo di fronte a una narrazione riduttiva che favorisce l’emergere di figure che, come nei peggiori momenti della nostra storia, confondono il potere con un destino. È necessario mettere a nudo l’assurdità di un sistema che, mentre si traveste da custode del bene comune, non fa altro che perpetuare le stesse dinamiche oligarchiche che dice di voler combattere. In questo contesto, l’opposizione non è solo politica, ma anche culturale, un rifiuto di sottomettersi a un destino predeterminato da pochi e subito da molti. In fondo, l’unico modo per conservare un senso di integrità e di critica in un mondo che sembra sempre più piccolo e soffocante è mantenere viva la capacità di mettere in discussione, di resistere e, quando necessario, di ridicolizzare la pretesa onnipotenza di chi si proclama nuovo padrone del destino collettivo.
PD ridotto ad ostaggio dei 5s . In Sardegna come altrove.
Caro Paolo nel condividere le riflessioni che leggo cerco di farne una più semplice,forse ingenua, che mi viene spontanea ogni volta.Ognuno è come è e raramente cambia e migliora.Una volta c’era anche chi,pur avendo da fare per se è per i propri cari decideva di dedicare una parte della sua esistenza agli altri,Fatto questo atto (doveroso)tornava alle sue cose e ai suoi cari lasciando una piccola eredità a tutti.Oggi la politica non è questo :è solo un modo per sistemarsi e sistemare gli amici a lui/lei simili che non lasceranno traccia ne i ns nipoti leggeranno i loro nomi nei libri di storia.Stia bene e buone cose.
Niente di nuovo sotto il cielo Sardo, l’unica cosa su cui si è d’accordo nell’area del dissenso, è il dissenso. Ma non basta.
Tutto giusto, ma per Lei non votando a Cagliari è facile, per noi poveri casteddai quale sarebbe la scelta da fare? L‘’astensionismo non è contemplato.
Dispraxet fintzes a dhu nàrrere (e siat nau “senza fare di ogni erba un fascio” ca de personas fotocópia no si ndhe agatat manc’una), però, mentres chi no cundivido is “destras” po su AVERE e su ESSERE chi funt o chi bolent e ca sa realtade istórica de is Sardos est cussa de unu pópulu natzione asuta de domìniu e isfrutamentu e chistione de giustìtzia (tocat a nàrrere GIUSTA po cussa disgratziada chi aus connotu), no potzo cundivìdere una ‘sinistra’ dipendhentista assurda ca sa nosta est chistione de libbertade e responsabbilidade colletiva e personale de unu pópulu natzione dominau, isfrutau, ma in d-una ‘sinistra’ (chi iat a dèpere interpretare e rapresentare méngius is Sardos, ma est sèmpere italianista a tragu aifatu de ateretantu domìniu colonialismu dipendhéntzia) personalmente apo connotu e ancora si biet su chi in sardu naraus tìrria, ódiu (in italianu INVIDIA, ASTIO) a su puntu chi a su postu de dhis nàrrere s’agetivu chi inditat un’ideale polìticu (chi mancu tenet prus!) dhis apu atacau su sufissu –icista de partidu gàbbia.
Sa chistione de is Sardos est una chistione de istima.
Sa cunvintzione mia est chi fintzes a candho no nos’iscabbulleus de si partidos (???) italianos sigheus a murigare ledàmene de dónnia colore chi fragat a bentu totu.