È stato approvato il calendario venatorio della Regione Sardegna. Si inizia a cacciare il 3 settembre.
Conosco molti cacciatori. Molti di loro stanno vivendo una metamorfosi: da appassionati del gioco della cattura e dell’uccisione della preda stanno diventando altro, un incrocio tra sentinelle ambientali e esperti di sopravvivenza in ambienti difficili. Tuttavia, l’istinto ad uccidere permane.
Ho constatato che molti di loro non sanno com’era la Sardegna a metà Ottocento, prima delle devastazioni forestali e carbonaie. Come pure, per mare, pochissimi pescatori sanno che cosa erano i mari sardi a quell’epoca, quando i veri pescatori erano ponzesi e liguri e non sardi.
Oggi la caccia è tutta ludica, non commerciale, e la pesca è un mondo oscuro con alcune certezze: il pescato migliore non arriva ai banchi dei mercati; è destinato da subito ai migliori ristoranti. Ciò che troviamo sui banchi da acquistare viene spesso da lontano, perché vicino non c’è più nulla.
Se andiamo in campagna è ancora possibile vedere una lepre, una quaglia, una pernice, tantissimi cinghiali (troppi), ma la fauna minuta e varia non è più diffusa come un tempo. Ha bisogno di una lunga pausa. Lo stesso può dirsi dei fondali marini. Basta andare a La Maddalena per verificare come le tutele del Parco abbiano consentito il ripopolamento di specie che non si vedevano più da tanto tempo.
La domanda è: si è consapevoli che campagne vive con fauna evidente, che vive immersa in millenni di storia, e mari popolati sono una ricchezza strategica per la Sardegna? Noi che abbiamo bisogno di attrarre popolazione, non solo turisti, abbiamo le caratteristiche per essere un’intera regione ambientalmente avanzata, ricca, sostenibile (prima o poi riusciremo a cacciare l’Enel e le sue logiche); non abbiamo bisogno di uccidere animali per gioco.
Noi abbiamo bisogno di difenderli, di renderli osservabili, di conviverci, di offrire un’esperienza moderna nella concezione e antica nei gesti e nei linguaggi. Noi dobbiamo diventare l’oasi d’Europa.
A noi converrebbe di più favorire il ripopolamento, indennizzando quelli che realmente vivono di attività collegate, che non comprimere temporalmente la mattanza.
Se i cacciatori capissero che la loro passione per la campagna può generare non solo gioco, ma reddito, senza sparare, ma vigilando e facendo conoscere, probabilmente riuscirebbero a non uccidere, a non provare quell’ebrezza demoniaca della cattura di un essere per privazione della vita.
Se il mare divenisse, finalmente, una risorsa strategica per la Sardegna e non fosse percepito più come limite e ostacolo o come bisaccia da saccheggiare, allora, forse, anche le nostre chiusure psicologiche si trasformerebbero in grandi opportunità.
Si tratta, in fin dei conti, di combattere due aspetti dell’animo umano: il sadismo (il piacere del dominio altrui e della sofferenza inflitta a conferma del proprio potere) e l’utilitarismo (l’idea che ciò che vive sia un prodotto industriale della biosfera piuttosto che parte di un delicato equilibrio nel quale, per fare soldi, occorre inserirsi delicatamente e non sovrapporsi). Ci riusciremo?
Non saprei, ma è certo che ogni sardo che abbia avuto la fortuna di passare l’infanzia tra nuraghi, menhir e dolmen, che abbia sentito le voci vicino alle fonti sacre, che abbia sentito prima tra i suoi capelli la voce di brezze antichissime e poi le abbia risentite spirare nei capelli delle amate (in Sardegna non c’è uomo innamorato che non leghi la sua amata alla terra, che non la collochi in un paesaggio di archetipi mitici; in Sardegna, il miglior materasso è il campo), ogni sardo sente che qualcosa non va a uccidere specie, a strappare piante, a raschiare fondali, mentre tutto ritorna in armonia se ci si ferma, se si rispetta, se si capisce e poi se intelligentemente si usa per vivere.
Sono cacciatore e pescatore dalla nascita. Apneista, beccacciaio e buongustaio. Caccio perché mi piace la selvaggina e pesco perché non amo il freezer. Dall’articolo noto che chi l’ha scritto non è molto pratico di campagna e di natura. Non ho mai visto nessuno addentrarsi in campagna per vedere pernici e lepri o conigli per semplice curiosità. Tutti sperano di trovarli affianco alla strada magari in atteggiamenti da carezze. Selvaggina in Sardegna ne abbiamo tanta e di sicuro non lungo le strade. Pienamente d’accordo a chiudere la stanziale per 2 anni ma assolutamente contrario per la migratoria che sparano anche a pagamento negli altri stati. Per la pesca controllerei di più quella professionale e farei la rotazione ogni 5 anni sulle zone chiuse con patente e controllo pescato. Quando parlo con ambientalisti e animalisti (lavoro nell’ambiente) mi accorgo sempre di più di avere davanti incompetenti e disinformati che l’unica cosa che sanno sono gli orari dei programmi dedicati in tv. E questo mi dispiace molto perché si potrebbe collaborare per una natura più sostenibile.
Apprezzo molto l’articolo, perché pone un argomento decisamente importante. E tanto meglio se coinvolge molti e discordanti pareri. Non sono un cacciatore, lo sono stato per un brevissimo periodo, e non credo sia opportuno né criminalizzare né assolvere intere categorie. E non mi pare che questo fosse l’intento di chi ha scritto l’articolo in questione. Un primo commento riguarda un dato che trovo interessante: molti (non tutti) tra i commenti negativi riportano non solo argomenti simili, ma anche identiche parole. A partire dal forse comprensibile ma sicuramente confuso “entrati roveti uliveti abbandonati e quant’altro boschi impenetrabili”, passando per “la natura ci ha dato il ruolo di cacciatori, non possiamo disattenderlo”, e “negli ultimi 5 anni ho avuto il piacere di gustare una sola lepre” per finire con “la maggior parte degli ambientalisti, non ama la natura, ama lo zoo”. Un argomento di gran moda tra gli appartenenti all’attuale esecutivo nazionale. Penso di essere un ambientalista, di sicuro non amo gli zoo, mi piace moltissimo girare a piedi per i boschi, ad esempio sia nel Montiferru che in Ogliastra. A proposito, che pena gli scheletri degli alberi bruciati a Badde Urbara dopo due anni da quell’infame rogo. Quanta fauna selvatica sarà morta atrocemente, sia allora che nei roghi di questi ultimi giorni? Tra i problemi della caccia svolta nelle giornate definite regolari posso elencare il problema di chi spara a due passi dalla mia casa nelle campagne di Sassari con conseguente pioggia di pallini su chi si trova a passare, o il numero esagerato di cartucce di plastica che regolarmente trovo ai confini dell’oliveto. Comportamenti non dico da amanti della Natura ma neanche da persone minimamente educate. Non per questo penso che tutti i cacciatori siano tali. Sono invece in accordo con quanti scrivono che il discorso, da non limitare a quanto da anni si sente ripetere quando entra in vigore il nuovo calendario venatorio, andrebbe esteso non solo ad una maggiore diffusione di buone pratiche nell’agricoltura ma anche alla cura e messa in sicurezza dei territori. Ad esempio, allo scopo di porre in atto campagne di prevenzione degli incendi. E questo lo dico da cittadino che vive in un terreno circondato da appezzamenti da anni abbandonati all’incuria. Niente di meglio dell’erba alta e secca di quest’anno, o di qualche albero caduto, come esca per gli incendi. Interpellati i barracelli, dicono di non poter intervenire. Porre il problema della salvaguardia nella nostra Isola di ogni forma della Natura è, al giorno d’oggi, estremamente meritorio. Soprattutto in previsione della prossima tornata elettorale.
A parte il solito ,sottile anticaccismo ,espresso spesso ,senza conoscere un minimo della materia……….ci additano come sadici…….a parte la sostenibilità che,è certa,le specie cacciabili ,sono in buono stato di conservazione,stato che,certifica Birdlife,nn certo noi cacciatori,mi piace nutrirmi della selvaggina che,secondo le restrittive norme UE,Italiane,Sarde ,prelevo ………carne genuina ,di prima scelta,proteine nobili ,nn certo paragonabili a certe vendute nei vari supermercati…….nn DELEGO nessuno ad uccidere un animale x nutrirmene ,come invece fanno la stragrande maggioranza dei cittadini,anticaccia compresi………..
la maggior parte degli ambientalisti, non ama la natura, ama lo zoo
La natura ci ha dato il ruolo di cacciatori, non possiamo disattenderlo
quante migliaia di famiglie e posti di lavoro sarebbero a rischio chiusura
abbandonata in gran parte campi di entrati roveti uliveti abbandonati e quant’altro boschi impenetrabili
Stop ai motorini perché mi Rompono il cazzo a me
lei ha constatato da romanziere che molti cacciatori non sanno com’era la Sardegna
la difesa dell’ambiente non dovrebbe limitarsi all’apertura della caccia del 3 settembre ma credo debba estendersi per almeno…365 gg
Negli ultimi 5 anni ho avuto il piacere di gustare una sola lepre
Il problema sono i pseudo ambientalisti
Delle pernici che in vece di essere reintrodotte nen territorio muoiono di vecchiaia
la natura vera non interessa più a nessuno e viene continuamente prevaricare e offesa, questo crea problemi alla selvaggina, non la caccia.
è stato bonificato col cactus, un po’ di terra sopra un ex discarica e via
Zitti….questa è la mia speranza!!!
Chi riesce a pensare di vivere in natura senza la caccia, vive in uno zoo. Chi ama e vive veramente la natura, sa che la caccia è la più naturale delle attività. Dovremmo tenere di conto di chi ancora ha quell’istinto e badare bene a non perderlo. La natura ci ha dato il ruolo di cacciatori, non possiamo sisattenderlo. Ns dovere proteggere ambiente e specie a rischio, ma non possiamo non prenderci la responsabilità del ns ruolo, e mi riferisco a orsi e lupi. La caccia con le regole a cui è soggetta, non è un pericolo per nessuna specie, ma anzi sviluppa passione per l’ambiente ed insegna a rispettarlo perché da questo dipende. Purtroppo la maggior parte degli ambientalisti, non ama la natura, ama lo zoo, ed è per questo che la natura vera non interessa più a nessuno e viene continuamente prevaricare e offesa, questo crea problemi alla selvaggina, non la caccia.
Chiudere la caccia per fare affluire più turisti…per carità, questa non l’ avevo ancora sentita, complimenti.
La caccia come la pesca non è solo hobby
Come qualcuno ha scritto e non si rende conto di quante migliaia di famiglie e posti di lavoro sarebbero a rischio chiusura, vogliamo parlare dei censimenti fatti senza mettere piede in campagna? Delle pernici che in vece di essere reintrodotte nen territorio muoiono di vecchiaia
Nelle aziende di ripopolamento, poi considerare la caccia non è solo hobby ma molto di più
,e solo chi la vive veramente sa di cosa sto
Parlando e bello riempirsi la bocca di come era la Sardegna 100 anni fa coltivata con rispetto nei tempi giusti quando il grano si sfalciava lasciando almeno 20 cm, oggi fanno lo sfalcio a terra con grande danno per lepri e quaglie
Prima di scrivere cosa era Sardegna ieri preoccupatevi di come è oggi, abbandonata in gran parte campi di entrati roveti uliveti abbandonati e quant’altro boschi impenetrabili
O come dice qualcuno chiudere la caccia per permettere di fare passeggiate nei boschi in tranquillità dove non entrerebberoa passeggiare neanche a pagamento per quanto sono impraticabili pensate invece a fare lanci di pernici in zone dove non ci sono più ci pensano loro a ripopolarsi, in vece di fare catture per te erle in gabbia a morire
Stop alle biciclette perché intralciano il traffico , stop a chi corre a piedi perché ostacolano i pedoni , Stop a chi fa le passeggiate perché intasa i marciapiedi , Stop ai motorini perché mi
Rompono il cazzo a me
Sempre a favore della caccia e della pesca fino
All’ultimo respiro
La pesca a strascico ha rovinato tutti i fondali ….dovrebbero bloccare questo tipo di pesca
Egregio dottore, è così bello esporsi quando inizia ad aleggiare un certo odore di elezioni regionali. Chissà, magari prendere anche qualche voto in più da parte di quei bracconieri, come ben esternato da Giampaolo, che ancora una volta si sentiranno più liberi di agire nel territorio sempre a discapito dell’ambiente e dei cacciatori.
Probabilmente lei ha constatato da romanziere che molti cacciatori non sanno com’era la Sardegna a metà Ottocento prima delle devastazioni forestali e carbonaie. Per esempio, risulta che in quel periodo la Sardegna era ricca di qualsiasi specie di selvaggina, dalla minuta agli ungulati, e godeva di ottima salute anche se la caccia era meno regolamentata di oggi e la si praticava magari come mezzo di sostentamento per le famiglie. Ora, se tutto quel ben di dio è andato disperso, non credo che il capro espiatorio, ad ogni apertura della caccia ed alle vigilie di elezioni, debba essere sempre il cacciatore. Quindi non limitiamoci sempre alle solite frasi ad effetto come: ” L’istinto ad uccidere permane”, oppure, “Oggi la caccia è tutta ludica”. La caccia regolamentata, a maggior ragione, non ha mai creato alcun danno. Ci sarebbe da scrivere un romanzo…disse qualcuno, no?
Per chiudere, la difesa dell’ambiente non dovrebbe limitarsi all’apertura della caccia del 3 settembre ma credo debba estendersi per almeno…365 gg? Almeno, questa è la mia speranza!!!
Caccia? Attività sostenibile, soprattutto in Italia e ancor più in Sardegna…..cinghiali? Come tutti gli ungulati sfrutta l’abbandono delle campagne e il moltiplicarsi di bosco e macchia(raddoppiato dal 50 ad oggi),abbiamo 9000 cervi sardi che,nel 70 erano in estinzione…….vogliamo fare qualcosa? Guerra senza quartiere alle cornacchie, vero motivo della difficoltà di tutte le specie di piccoli uccelli, ad avere prole che,loro metodicamente distruggono ,perché onnipresenti in maniera esagerata……..altro punto ……fino all”80 il 99% dei campi era coltivato a grano e orzo,cereali che,venivano messati a luglio ,periodo in cui gli uccelli terricoli hanno già finito la riproduzione…..oggi il 99% dei campi è coltivato a foraggere da sfalcio con inizio della sfalciatura a maggio ,periodo di nidi………altro fattore…..il nord Africa, un tempo inospitale x i migratori alati,oggi,grazie agli insegnamenti italiani ,sulla gestione delle acque irrigue,ha fatto oasi di quei luoghi,evitando ai migratori, 3000 km di fatica………iniziamo a migliorare gli habitat, contenere le specie opportuniste ,il resto verrà da solo………..ps :sono cacciatore da 40 anni,perito agrario,ornitologo per passione
Continuiamo a dare le colpe alla caccia,attività super limitata in Italia e ancor più in Sardegna….i cinghiali ,come tutti gli ungulati,imperversano nelle campagne (abbiamo circa 9000 cervi sardi che negli anni 70 erano in estinzione)perché mutate ,,,,dagli anni 50 ad oggi il bosco e la macchia ,sono raddoppiati e,ivi prosperano essi…….invece le messi sono profondamente cambiate ,fino all”80 il 99% dei campi era a orzo o grano che,veniva messato a luglio,,e tutti gli uccelli terricoli,avevano abbandonato i nidi ,oggi il 99% dei campi e a foraggere da sfalcio che,vengono messate a maggio,periodo di nidi…….inoltre le cornacchie…..fuori controllo, fanno stragi di nidi e pulli al primo involo………Continuiamo a nn vedere i problemi……..altro fattore,,,,,il nord Africa, un tempo inospitale x i migratori, oggi è un paradiso per essi,grazie agli insegnamenti italiani nella gestione degli impianti irrigui che,hanno fatto diventare quei luoghi delle oasi e ,loro ,i migratori, risparmiano 3000 km di fatica………iniziamo a migliorare gli habitat, il resto verrà da sé………
Mi ritengo un buon e vero ambientalista in tutti i sensi perchè mi piace vivere a contatto con la natura e conoscerne e apprezzarne tutti i suoi aspetti. Si, mi ritengo tale, anche se molti non saranno d’accordo con me che sono un appassionato cacciatore. Negli ultimi 5 anni ho avuto il piacere di gustare una sola lepre, cacciata esclusivamente in giorni stabiliti dai calendari venatori per cui non credo di esser stato di intralcio e peso alla sopravvivenza della specie. Sono d’accordo per la chiusura di questa e tante altre specie, non per uno o due anni, ma per sempre……. però solo ed asclusivamente per i soli bracconieri, che esercitano una caccia incontrollata e che invece usufruiscono e godono da ogni restrizione venatoria applicata nei confronti dei cacciatori “regolari” che pagano le tasse imposte dalla normativa vigente e rispettano le leggi, giuste o sbagliate che siano! ……chi ha orecchie per intendere, intenda!…
Abito in un posto dove l’incuria sta facendo sparire ciò che mani sapienti hanno tramandato ai posteri. Quello che riescono a fare i cinghiali però, non ha paragoni. La difesa dei territorio, inteso come orto, vigna o uliveto (a volte anche cortili di abitazioni), non può essere attuata con un numero spropositato di ungulati in libera uscita. Ci sono zone in cui il terreno non vale il prezzo della recinzione, ma va comunque difeso e penso che la caccia, della quale non sono mai stato amante, possa anche essere vista in quest’ottica
Sono assolutamente d’accordo. La Sardegna potrebbe fare da apripista e dare il buon esempio. Lo stop alla caccia x un anno almeno porterebbe solo benefici a tutti…compresi quelli che vogliono godersi i boschi il n santa pace senza l,’ incubo di venire impallinati!.
Il resto dell’ ‘Italia potrebbe seguire a ruota …senza caccia alle streghe….pardon agli orsi!
Sono d’accordo con ogni singola parola scritta. …ma perché in Sardegna non si dà il buon esempio e non si comincia a riconvertire il fine della caccia da distruttivo a conservativo. I cacciatori conoscendo il territorio potrebbero salvaguardare gli ecosistemi anziché sterminare specie protette. Inoltre si dovrebbe aprire la caccia ad anni alterni in modo che anche le persone che amano passeggiare nei boschi o raccogliere funghi ecc non si debbano continuamente preoccupare di essere impallinati. Se la Sardegna diventasse una terra virtuosa forse anche il resto dell’ Italia la seguirebbe …invece di dare la caccia agli “orsi” !!
Il problema sono i pseudo ambientalisti. Perché non pressate per il ripristino ambientale, bonifiche serie nelle zone contaminate, Non si vogliono disturbare i milionari inquinatori ? Lo stagno di Quartu, dal quale in occasione di un incendio, per giorni fuoriuscivano fumi tossici è stato bonificato col cactus, un po’ di terra sopra un ex discarica e via ! E gli ambientalisti ? Zitti….
La direi in poche parole,la caccia, non ha più senso da molto tempo,mentre la pesca costiera artigianale è l unica pesca considerata sostenibile, se,naturalmente gestita e controllata.La Sardegna è una delle poche regioni in cui nei banchi dei mercati si trova ancora una buona percentuale di pesce locale ( buona rispetto le altre),ma questo non basta,anzi ora e sempre di più andrebbe monitorata è accompagnata in modo serio da politiche di governance(…).Gli altri tipi di pesca ormai andrebbero seriamente ridotti o fermati,per non parlare della cosiddetta pesca sportiva/ricreativa che,in grossa percentuale è da tempo una vera pesca “professionale” in nero,ma questo è il secreto di pulcinella.
Caccia e pesca sono due cose completamente diverse tra di loro e accomunarle in un unico problema è sbagliato. Cominciamo dalla caccia, che è solo un hobby: ok alla sospensione biennale tranne però per quella al cinghiale. Questo animale, ormai incrociato con i maiali, ha ormai poco o nulla di selvatico e sta invadendo le città e portando danni alle coltivazioni. Tra non molti anni, in Sardegna ci saranno più cinghiali che abitanti: uno dei rimedi possibili, certo non l’unico, sarebbe quello di tenere aperta la caccia tutto l’anno. Per la pesca invece, che non è solo hobby ma anche industria con migliaia di addetti, il discorso è molto diverso e non può risolversi chiudendo tutto per due anni. In questo caso, oltre alla conseguenza della mancanza di lavoro per tanta gente, saremmo costretti a mangiare solo pesci di allevamento zeppi di antibiotici e altre schifezze varie.
Un argomento delicato e complesso.
Ma necessario.
Rimane sempre il problema dei cinghiali e, perché no?, anche cornacchie e cormorani.
Buone riflessioni .
PS: Io sono favorevole