Cominciamo dalle verità.
Matrimonio di interesse Ieri L’Unione sarda ha pubblicato una dichiarazione virgolettata di un dirigente Pd che recita: «Non possiamo non considerare che, secondo i sondaggi, il 50% del Pd mal tollera un’alleanza col M5S, e che, viceversa, il 60% dei grillini è contrario a un’alleanza con i democratici».
I sondaggi, dunque, si fanno, come ho sempre scritto, ma non si pubblicano; ciò significa che non sono positivi o che non lo sono a tal punto da poter considerare chiusa la partita.
Il Pd e i Cinquestelle hanno fatto un matrimonio di puro interesse che si regge solo sulla speranza di vittoria, non su contenuti realmente comuni. Se un elettore su due del Pd mal tollera l’alleanza con i Cinquestelle, c’è da pensare che il 18,7 % (19,9% al Senato) del Pd alle ultime elezioni politiche sia fortemente intaccato da una percentuale non banale di elettori che o seguirà Soru e le sue liste o farà il voto disgiunto.
D’altra parte, anche a livello nazionale italiano, i rapporti tra Pd e Cinquestelle non sono per nulla idilliaci.
Francesco Pigliaru ha ben analizzato in questo articolo il rapporto tra il Pd e i Cinquestelle e la vera partita in corso tra loro, una partita che non è giocata per vincere in Sardegna, ma per decidere chi comanda in Italia. Quando si ha una competizione di questo tipo, ogni pretesto è buono per indebolire l’avversario e purtroppo le elezioni sarde sono un pretesto per i Cinquestelle, e una sine cura per il Pd, posto che Piero Fassino ha dichiarato: «Sarebbe sorprendente se, dopo che il Pd ha accettato di convergere sulla ex viceministra Todde [in Sardegna], il M5S non sostenesse un nome proposto da noi [in Piemonte]». Perfetto: la Sardegna venduta per il Piemonte. La storia ritorna.
I Cinquestelle, dal canto loro, non nascondono, anzi ostentano il loro disprezzo verso il Pd. Prodi riconosce nella Schlein (beato lui!) il leader capace di federare le opposizioni in una sorta di nuovo Ulivo, e per tutta risposta Conte la invita a limitarsi a fare la federatrice delle correnti del Pd. Poi è arrivato il voto parlamentare contrapposto sul Mes: Pd a favore e Cinquestelle contro. L’analisi migliore, su questo episodio, è stata fatta da Michele Serra su Repubblica . Conte, rispondendo a Cappellini che su Repubblica aveva rilevato tutte le contraddizioni e i limiti della politica europea dei Cinquestelle, lo aveva accusato di appartenere alla sinistra al caviale, quella ricca che gioca a fare la progressista, che pure esiste ma che nel caso specifico, scrive Serra, ci sta come i “cavoli a merenda”. In realtà i Cinquestelle sono, simmetricamente alla Destra, il partito che più di altri ha capitalizzato il rancore sociale, questa malattia globale che dà a ogni invidia, a ogni malessere, a ogni desiderio, non un giudizio in base alla sua vera natura, ma una canalizzazione politica antisistema e antipersona, qualsiasi persona incarni il perfetto bersaglio del rancore: “I salotti e la gauche caviar c’entrano come i cavoli a merenda. E il fatto che Conte li abbia tirati in ballo legittima, purtroppo, l’ipotesi infausta che il cosiddetto campo largo sia impraticabile, dal momento che un suo pezzo significativo (quello guidato da Conte) non solo vota come la Destra, ma ragiona come la Destra. peccato. Meloni governerà un altro paio di legislature, Conte non si sa”. Già, peccato. Peccato che tutto questo, che è politica vera, sia stato messo sotto il tappeto perché la Sardegna è stata venduta al Piemonte.
I sondaggi in overtraining Veniamo alle bugie. I sondaggi si fanno, dicevo. Io ne ho visti due tempo fa e uno recentemente.
In queste settimane, un noto uomo politico ha preso delle slide di un sondaggio vero, fatto da una società importante, ne ha fotografato due autentiche e manipolato altre due e le ha diffuse, ottenendo esattamente lo scopo che si era prefissato: dimostrare che la competizione sarebbe a due e non a tre. L’obiettivo era evidentemente Soru. Ovviamente i conti non tornano, ma lo si può capire solo se si hanno altri sondaggi da confrontare.
Per esempio. Una forza di centrodestra aveva fatto un sondaggio verso settembre, sondando anche Soru e lo aveva trovato basso, al 15 %.
Il sondaggio che io ho visto recentemente lo stima molto più del doppio, in crescita (praticamente censito senza liste), competitivo in una gara a tre, già vincente in una a quattro.
Si pensi quel che si vuole, ma Soru in due mesi è cresciuto tanto e continua a crescere, per cui i sondaggi che gli fanno lambire il 10% sono delle porcate elettorali che io conosco, perché ne sono stato vittima.
Il vero obiettivo di queste bugie confezionate male e divulgate peggio, è svuotare la coalizione di Soru, non più con le lusinghe, ma con le menzogne.
Mi preme, però, dare una notizia: il sondaggio che ho visto io, fatto a fine novembre, dà Progetto Sardegna al 10,7%.
Soru elegge, ce lo si metta bene in testa, ed elegge anche da solo (io avrei preferito una lista unica dietro di lui con un progetto politico condiviso prima, ma mi dicono che sarebbe elettoralmente sbagliato e mi adeguo).
Siccome in questa isola siamo troppo pochi perché un segreto confidato a un amico non divenga subito una notizia, ecco che i Cinquestelle, saputo che Soru ha superato la boa della soglia necessaria a competere e va crescendo, hanno spostato la proiezione sulla Todde a oltre il 40%.
Mi sono incuriosito su questa percentuale, e sono andato a vedermi il rapporto tra il voto al presidente e il voto ai partiti di questo sondaggio. La somma di Pd e Cinquestelle, ottenuta assegnando ai grillini il 23% e al Pd il 21%, dava un totale del 44%, per cui, la Todde stimata al 40,7 % stava sotto la somma dei voti dei partiti che la sostengono. Cioè la Todde è portata, ma non porta. Lo dicono loro, non io. Ma il dato diviene ancor meno credibile (cioè è taroccato) se si conta che nella coalizione ci sono anche i Giallo – Verdi e altri, per cui nella logica di assegnare a Pd e Cinquestelle gli stessi voti delle politiche 2022, l’alleanza finirebbe a prendere oltre il 50%, con un presidente che si fermerebbe dieci punti prima. Insomma, le bugie hanno le gambe corte.
I numeri delle vette e degli abissi La tendenza a valutare i Cinquestelle sulle regionali con le stesse performance delle politiche è lo sport preferito dai grillini. Purtroppo per loro la realtà è diversa.
Nel 2020 alle elezioni amministrative di Quartu, i grillini erano dati da tutti i sondaggisti al 23%; il risultato fu uno stentato 3,18%.
Nel 2022 i grillini presero in Sardegna alle politiche il 21,9%.
Nel 2023, ad Assemini, con non pochi consiglieri comunali uscenti, presero l’11,45%, un risultato lusinghiero in assoluto, devastante se lo si ottiene da amministratori uscenti e col vento in poppa delle politiche.
Nel Molise i grillini presero il 44,8% alle politiche; scesero al 24, 3% alle politiche del 2022; hanno preso il 7,1% alle regionali 2023 e lo hanno preso esprimendo il candidato presidente, cioè con traino presidenziale pari a zero.
Ma la prova sovrana è data dalle elezioni in Sicilia nel 2022. Si votava per le politiche e per le regionali. Il Movimento Cinquestelle ha partecipato con un proprio candidato alle primarie e le ha perse. Dopo di che ha rotto il patto delle primarie e ha candidato un proprio esponente alla carica di presidente. Nello stesso giorno, alle politiche, i grillini hanno preso il 27,2% e alle regionali hanno preso il 15% sul voto al presidente e il 13% come voto di lista. Insomma, quando sono simultanee, i grillini prendono alle amministrative la metà dei voti delle politiche. Quando invece le competizioni elettorali sono ben distinte, precipitano.
Con questo mondo il Pd ha deciso di vendersi in Sardegna per concorrere in Piemonte.
Uno scambio sbagliato anche sui numeri.
Si è vero esiste una leason tra le elezioni sarde e quelle piemontesi !!! Il PD piemontese si è espresso per una sua candidatura appoggiata anche dai ,5* ma , mi volete spiegare perché l’Appendino si sta agitando tanto ? La risposta è ovvia : dopo il risultato sardo ,qualunque esso sia , è pronta a correre il Piemonte per la presidenza o per guidare l’,opposizione senza alcun riguardo o .riconoscenzà verso il PD !!!!! Questo è il nuovo 5* che sostituisce quello grillino composto da sfasciacarrozze senza mestiere ; Conte ha il merito di aver scelto gli elementi più combattivi funzionali alla sua mira di revanche di Palazzo Chigi ; quello è il suo ed unico obiettivo e non avrà alcuna remora ad effettuare aggiustamenti o cambi di strategie in corsa che gli permettano secondo lui di avvicinarsi a quel traguardo .Non si accorge che gli italiani non sono tutti stupidi o affascinati dalle due piroette e malgrado l’assenza politica del PD e di tutta la vera sinistra , si scontrerà con realtà elettorali spiacevoli per il suo frenetico attivismo .
Il declino del telefono fisso e le leggi europee sulla privacy hanno reso i sondaggi più costosi e meno affidabili. Le grandi società demoscopiche si affidano pertanto a panel di elettori che hanno espresso il consenso a essere intervistati, dal quale estraggono di volta in volta il campione rappresentativo. Questa strategia contiene i costi e garantisce un livello minimo di affidabilità, anche grazie alle serie storiche e agli algoritmi. Il problema è che questi sondaggi non sono sensibili, cioè non registrano i cambiamenti repentini di umore dell’elettorato e, soprattutto, funzionano solo in un contesto nazionale. Perchè il panel degli estraibili è, più o meno, sempre lo stesso. A livello regionale/locale, l’affidabilità va a farsi benedire perchè il panel non è più rappresentativo, quindi aumentano i costi e perchè non esistono serie storiche e di conseguenza non funzionano gli algoritmi. Si aggiunga che a livello regionale/locale, specie nel sud, il voto di opinione conta meno e pertanto contano le liste, ovvero il peso dei singoli candidati. Tutte cose che i sondaggi non possono registrare.
Spero che l’articolo su l’unione online secondo il quale i progressisti sosterranno la Todde, faccia parte delle “bugie” e non delle “verità (pre)elettorali”.
Se Zedda ha barattato il suo appoggio alla Todde in cambio del sostegno alla di lui candidatura a sindaco per non gli resta che piangere perché ci sarà una trombata a febbraio e un trombato a giugno.
In pacas paraulas, su PD cheret torrare a facher su regnu Sado-Piemontese, antzis Piemontese-Sardo, duncas a simbesse
Jà b’at capu jà!
Progressisti o Lanzichenecchi? Da un punto di vista di numeri i sedicenti Progressisti non andranno comunque più da nessuna parte,né con Todde né con Soru.
Sono quattro gatti quattro che gli elettori presto sterilizzeranno e che Pd e/o Progetto Sardegna poi imbalsameranno. “Tanto va la gatta al lardo”….
Sarebbe sorprendente davvero la confusione delle scelte di costoro. Un vero e proprio tributo alla politica del migliore offerente? Quella di portatori malati di una politica priva di ideali e molto mercantile, tipica dei soldati di ventura?
@ Utente sardo Hanno direzione di partito
Perché stasera? Cosa succederà? Grazie
@ Giuseppe Lo sapremo stasera. Inutile fare congetture.
Prof. è fondata la voce di un ritorno dei progressisti con lo schieramento “capeggiato” dalla Todde?
Povera Sardegna! Io ci manco da 60 anni e vedo che i problemi sono sempre lì stessi, lavoro,trasporti ,infrastrutture.Se le cose continuano così vuol dire che col voto , volete che le cose vadano avanti nello stesso modo!Peccato vi manca un’altro Segni! L’unico a mio parere che si sia interessato al bene della Sardegna.Per i Sardi non è previsto nessun ponte!Speravo che Soru potesse essere il nuovo Segni! Sardusu forza Parisi!
Su “campu” GrillPd est prus unu campusantu irbarriadu a sa Sardigna (coment’e ‘regalu’ a pèrdere, de frundhire) e no su CAMPU SARDU chi serbit a nois Sardos, largu nessi cantu est larga sa Sardigna, chi faghet s’unidade netzessària de cantos prus Sardos pro resèssere a nos guvernare.