Ritorno a parlare del rischio idrogeologico di Bosa perché è emblematico, a mio modestissimo parere, di tutto ciò che non si deve fare nelle politiche di tutela dal rischio idrogeologico, ma che viene fatto anche da altre amministrazioni pubbliche con sofisticate procedure amministrative, nelle quali il fumo nasconde meglio l’arrosto, ma l’arrosto è sempre lo stesso: il conflitto tra l’interesse privato per le aree interessate dai vincoli di tutela e l’interesse pubblico per mettere in sicurezza gli abitati.
Iniziamo da una ricostruzione non mia, che sarebbe di parte, ma della Giunta attualmente in carica, la quale il 21 maggio 2020 approva questa delibera . La minuziosa ricostruzione degli atti amministrativi, posti in ordine cronologico, aiuta non poco a illuminare l’intera vicenda e ci consente di andare subito al punto: il 17 maggio 2018 la Giunta regionale (Presidente Pigliaru, assessore agli Enti Locali Erriu) nomina, su richiesta della Giunta municipale di allora (sindaco Mastino), un commissario ad acta nella persona del geom. Carlo Corrias per l’approvazione e la gestione degli atti conseguenti del progetto di “Sistemazione degli impluvi a protezione dell’abitato di bosa II lotto -Protezione idraulica delle aree nord est dell’abitato (area di via Lamarmora, Rione Caria, Santa Giusta).
Si era arrivati alla nomina dopo che sia la Giunta comunale che il Consiglio non avevano potuto deliberare perché i loro membri, avendo a che fare con le aree interessate o direttamente o attraverso gradi parentali, si trovavano nella condizione di legge che li obbliga a astenersi dal voto.
Il Commissario ad acta prende servizio e il 1 ottobre 2018 approva il progetto; il 4 ottobre 2018 il Responsabile Unico del procedimento notifica a tutti i proprietari delle aree l’avvio della procedura di esproprio; successivamente lo stesso Rup comunica al Commissario le controdeduzioni dei proprietari. Si è dunque ad un passo dal risolvere il conflitto di interessi, grazie all’istituto giuridico e all’attività del Commissario. Il progetto potrebbe finalmente essere realizzato.
Nel 2019 si svolgono le elezioni amministrative a Bosa che vengono vinte dalla lista dell’attuale sindaco Casula.
Il 10 luglio 2019 il Commissario invita “l’Amministrazione comunale a voler verificare il permanere dell’eventuale stato di incompatibilità dei consiglieri comunali, in ordine alla procedura in argomento, in quanto il succedersi del nuovo consiglio comunale al precedente, ha fatto venir meno il presupposto per la permanenza in carica del commissario ad acta”. In sostanza, il Commissario chiede se la nuova amministrazione è in grado, in assenza di conflitto di interessi, di proseguire l’attività da lui avviata per la realizzazione del progetto.
Il 20 dicembre 2019 il sindaco comunica al Commissario il permanere del conflitto interessi in capo alla Giunta e al Consiglio.
A questo punto ci fermiamo un attimo a riflettere sulla disciplina del conflitto di interessi.
Regola aurea vuole che se si è in conflitto di interessi, ci si astiene dalla materia che lo attiva.
Invece, nella stessa data il sindaco comunica al Commissario “la propria disponibilità a valutare altre soluzioni per concludere l’iter di approvazione del progetto in argomento, tra le quali la possibilità di rivedere il progetto” (queste le parole, che appaiono incredibili, inserite nella delibera di Giunta da cui stiamo citando). Cosa significano queste parole? Significano che il sindaco anziché astenersi dalla materia che attiva il suo conflitto di interessi, propone di superarlo, cioè propone che i suoi interessi non vengano lesi e lui non si trovi più in conflitto, anche cambiando il progetto.
Domanda: in questo caso sta prevalendo l’interesse pubblico o l’interesse privato confliggente, peraltro dichiarato? A me pare che prevalga il secondo. L’amministrazione pare dire: “Poiché questo progetto confligge con gli interessi di Giunta e Consiglio, cambiamo progetto”. Ma questo modo di ragionare non è quello opportuno quando si sta varando una politica di tutela dell’abitato. A guidare avrebbero dovuto essere l’interesse pubblico e la qualità dei progetti messi in campo. Qui, invece, chi ha un controinteresse privato chiede di cambiare il progetto disponibile, l’unico disponibile, affinché il nuovo non leda il proprio interesse, non perché aumenti in modo certificato il livello di tutela dell’abitato.
La cosa si complica in modo incredibile quando il sindaco e incredibilmente il Commissario (che rappresentano interessi contrapposti) partecipano il 5 marzo 2020 a un incontro verbalizzato tra i “funzionari del Servizio Opere Idriche e Idrogeologiche dell’Assessorato Lavori Pubblici, i funzionari del Servizio Difesa del suolo, assetto idrogeologico e gestione del rischio alluvioni dell’Agenzia del Distretto Idrografico (ADIS), il Sindaco della Città di Bosa, il responsabile dell’Area Lavori Pubblici e Manutenzioni, il Commissario ad acta, i professionisti incaricati delle progettazioni relative ai diversi interventi in essere”.
Prima osservazione: mentre è più che giustificata la presenza del sindaco e dell’amministrazione sulla pianificazione generale dell’assetto del territorio di Bosa, la stessa presenza non lo è minimamente per parlare del canale S’Aladerru, quello su cui la Giunta e il Consiglio si sono dichiarati in conflitto di interessi. Chi è in conflitto si astiene, non negozia.
È in questa sede regionale che si apprende (ed è poco apprezzabile che il verbale della riunione non sia di dominio pubblico) che il sindaco “ha rappresentato la volontà dell’Amministrazione di valutare altre soluzioni per concludere l’iter di approvazione del progetto in argomento, tra le quali la possibilità di rivedere il progetto. Ha spiegato infatti che l’Amministrazione tenta di portare avanti questo progetto dal 2005 senza alcun esito, per cui ha espresso molte perplessità sulla realizzabilità della soluzione progettuale ipotizzata. Ha richiesto di verificare ulteriori strade tra le quali ha proposto(…)”.
Dunque il sindaco, in pieno conflitto di interessi propone di superare il conflitto non come prevede la legge, attraverso l’attività del Commissario ad acta, ma attraverso una nuova progettazione, fondata su che cosa? Forse su nuovi calcoli idraulici che rendano i precedenti desueti? No. Forse su un’acclarata soluzione tecnica che sia stata fornita all’amministrazione e che si sia rivelata più efficace e meno impattante della precedente? No. La proposta di modifica del progetto è formulata da chi ha dichiarato che la sua Amministrazione è in conflitto di interessi e che in sostanza, propone di cambiare il progetto per non ledere il proprio interesse, non per migliorare la protezione della città.
In ragione di questa logica assurda, per di più in presenza di un Commissario nominato e in carica, il Sindaco, in dichiarato conflitto di interessi, incarica i progettisti di fare una stima di fattibilità tecnica di una delle proposte avanzate dal Sindaco, cioè l’allargamento del canale tombato di via Lamarmora senza la realizzazione del canale di guardia a monte dell’abitato, i quali danno una risposta prudente e meramente stimativa: Adesso attenzione, citiamo su questo passaggio la delibera di Giunta comunale: “Da tale valutazione risulterebbe che, intervenendo sull’ampliamento della sezione del canale tombato esistente e ipotizzando una vasca di sollevamento finale in prossimità del Temo, la simulazione idraulica dia esito positivo allo smaltimento delle portate. Tale prima valutazione estimativa dovrà essere approfondita nella elaborazione di un progetto di fattibilità tecnico economica”. Questo è quanto il tecnico afferma il 12 marzo 2020.
Però nel verbale della riunione in Regione le cose cambiano. Il 23 marzo 2020, richiesto dal responsabile del Servizio opere idrauliche se “la soluzione proposta dell’allargamento del canale di via La Marmora porterebbe ai medesimi benefici [di quella precedentemente progettata del canale sul rio S’Aladerru]: relativamente a ciò, l’ing.Patteri [il progettista dell’amministrazione di Bosa] si è riservato di verificarlo e di presentare, nel più breve tempo possibile, la documentazione che verifichi il rispetto della normativa esistente, le portate transitabili per i diversi tempi di ritorno, la sostenibilità economica dell’intervento e il rispetto delle tempistiche dettate dalle diverse linee finanziarie”. Quindi, dinanzi ai tecnici regionali, la valutazione di equipollenza del progetto sul rio S’Aladerru e quella dell’allargamento, si è di fatto dileguata.
Tra vedere e non vedere, la Regione precisa la propria posizione: “In attesa di tale verifica, lo scrivente Servizio ha tuttavia tenuto a precisare che ritiene sia da perseguire la soluzione dello scolmatore [canale rio S’Aladerru] sia per motivi di natura idraulica, in quanto si alleggerisce la portata che transita nel canale tombato all’interno del centro urbano, sia per consentire il rispetto della normativa che mira alla realizzazione di opere di mitigazione in grado di contenere le portate di piena duecentennali con idoneo franco, sia per evitare ulteriori ritardi oltre a quelli fino ad oggi accumulati“.
Anche in questo caso, fermiamoci un attimo: quindi, un Sindaco in auto-dichiarato conflitto di interessi può innescare, per aggirare il suo conflitto, una modifica della progettazione, sulla quale la Regione non è d’accordo, e che per di più avviene su stime da verificare? Non sarebbe dovuto avvenire il contrario e cioè che nuovi studi, con nuovi dati avrebbero dovuto sollecitare nuovi progetti? No, qui è il conflitto di interessi a sollecitare nuova progettazione che gli stessi progettisti stimano efficace solo ad alcune condizioni e molto cautamente (interessante poi è la previsione di una vasca di sollevamento finale in prossimità del Temo, laddove si consideri che siamo in un’area altamente sensibile da un punto naturalistico e altamente antropizzata).
Ovviamente, questo nuovo avvio espone la città a un rischio idrogeologico altissimo nel periodo di sviluppo del progetto e poi di realizzazione delle opere. Con l’attività del Commissario, Bosa sarebbe stata interessata da opere di tutela pressoché immediatamente; con questo cambio di progettazione, indotto dalla volontà di aggirare gli interessi confliggenti rappresentati da chi ne era e ne è il titolare, Bosa starà esposta al rischio per molti anni. Ed è la cosa che i tecnici regionali non mancano di sottolineare attribuendone interamente la responsabilità all’amministrazione: “L’esame degli iter procedurali di ciascuno dei progetti in argomento ha evidenziato ancora gli enormi ritardi accumulati dall’Ente che, come sottolineato nelle pregresse comunicazioni, “determinano il perdurare, in ampie aree urbane del Comune di Bosa, delle situazioni di rischio al verificarsi di eventi idrogeologici intensi che possono comportare la perdita di vite umane e danneggiamenti ai beni economici e al patrimonio ambientale e culturale, ciò a fronte dell’importante dotazione finanziaria resa disponibile dall’Amministrazione e dalla programmazione ministeriale, a valere sui fondi disponibili sul Piano Nazionale per la Regionale” Mitigazione del Rischio Idrogeologico.
Mi chiedo se l’Amminsitrazione comunale di Bosa abbia esatta consapevolezza di ciò che ha combinato e sta combinando.
L’argomento trattato è interessantissimo, mi appassiona molto il rischio idrogeologico su Bosa. Magari fosse un conflitto di interessi su un’opera perfetta tecnicamente. Ma purtroppo devo informarvi, che questa città è paralizzata dalle opere proposte e parte realizzate, dagli anni 80 in poi. PER COLPA DI AMMINISTRATORI CHE HANNO TRASFORMATO LA LORO IGNORANZA IN ARROGANZA. Tutte le opere idrauliche realizzate a Bosa e altre proposte, SONO PERFETTAMENTE CONTRASTANTI L’UNA CON L’ALTRA, ED IGNORANO LE LEGGI PIU’ ELEMENTARI DELL’IDRAULICA E DELLA NATURA. Tutti i progettisti, Commissario ad acta compreso, sono tecnici prestati all’idraulica, anche i famosi luminari a livello europeo, citati dai nostri finti amministratori. – Prendiamoli 1×1. – – Banchinamento sul fiume Temo, dove le barche vanno a fondo con un metro di livello di piena, ormeggiate in andana o se preferite a pettine, con corpi morti al centro fiume, immaginate il fiume in piena con le migliaia di metri cubi di detriti tra cui alberi interi che l’acqua trascina, con la ragnatela di cime che incontra e le barche ormeggiate a pettine, su un fiume insufficiente, a scaricare velocemente tutta l’acqua che le arriva d’impluvio. Infatti quest’anno c’è stata un’altra dimostrazione dei danni.-Diga Foranea, un’altra grande demenza tecnica, che secondo i tecnici luminari a livello europeo, il mare agitato impedirebbe il deflusso del fiume in piena. Abbiamo dimostrato con video reali nonchè su plastici, che avviene completamente il contrario, quanto più agitato è il mare , meglio defluisce il fiume, anzi ne viene addirittura risucchiato, non solo la Diga Foranea devia tutte le impurità del fiume e dell’impianto di depurazione fognario, che funziona a singhiozzo, dentro la Rada di Bosa Marina dove decanta e la costa verso Turas e Porto Alabe. Infatti la gente fa il bagno nell’acqua di fogna,- Non dimenticate che vogliono portare a Bosa gli scarichi fognari di tutta la Planargia, aumentando le dimensioni del depuratore, un progetto impossibile da calcolare, troverete tutte le motivazioni sulla diffida nel sito (diffide disponibili con video sul nostro sito).- Posizione ormeggi Nautica e Darsena,- canale di Sa Molina, con innesti sul fiume controcorrente, -nuove proposte demenziali di sollevamento sponde mobili, per far scorrere un “fiume pensile”,- proposta di Invasamento della Diga di Monte Crispu,- Il canale in argomento di S’Aladerru, pensate vogliono spostare lo scarico del canale di via La Marmora, che fortunatamente scarica a valle della strozzatura del ponte vecchio a monte, una vera pazzia, nell’inondazione del 2001, a valle del ponte vecchio, avevamo due metri di livello di piena, a monte della strozzatura del ponte il livello di piena era di due metri e mezzo, immaginatevi i danni in quelle abitazioni di Santa Giusta, e Santa Caterina, dove l’acqua per poter defluire passava dove c’è il Super Pan e dietro la stazione ferroviaria, che adesso è tutto costruito con muri di recinzione e ostacoli vari, a che altezza dovrebbe arrivare il livello di piena per poter defluire? Le motivazioni degli allagamenti del Corso, piazza Monumento e vie limitrofe, sono causate dalle demenziali paratie sul canale di via La Marmora, via delle Poste, rione S. Caterina, Campu e Mare per Bosa Marina. Ma non perdetevi il video della simulazione del fiume in piena che il sindaco Piero Casula ha fatto effettuare chiamando a Bosa tutti gli esperti regionali con i mezzi per effettuare eventuali soccorsi agli abitanti in difficoltà, il titolo del video è “Terzo Carnevale Autunnale Bosano”. Tutti i video di diffida sono stati inviati al Comune di Bosa, alla Regione Sardegna, nonché per conoscenza alla Procura della Repubblica di Oristano, disponibili sul nostro sito http://www.comitatoperbosa.it .
Hanno fatto costruire un complesso abitativo che è un obbrobrio come individuazione della zona , in una area che poteva essere destinata a ben altro tipo di strutture ricettive commerciali e ludiche… Non è finito il contenzioso per la costruzione della diga foranea, né per la costruzione senza giusta licenza per la costruzione in zona di golena del ristorante hotel Romantica, in riva al fiume. Scontro tra comune di Bosa privati e regione per la gestione della darsena. In città, il teatro inutilizzato aspetta di essere collaudato da 15 anni.
Siamo in attesa che ingegneri idraulici all’altezza, risolvano il problema degli allagamenti in città per i canali “tombati” da scoperchiare ripulire deviare e “ritombare” con bel ….de profundis…
I comportamenti, le prese di posizione al grido di “siamo i sindaci DEMOCRATICAMENTE ELETTI dai cittadini” o “come lo conosciamo noi il territorio, non lo conosce nessuno”, pur di ostacolare ciò che a loro non garba, a fronte della permanenza decennale dei medesimi rischi (senza contare che proprio questi rischi sono stati la leva della loro campagna elettorale ovviamente DEMOCRATICA) sono sufficienti indizi di cattiva fede e di chiari intenti strumentali.
Il problemino si rileva da tempo e da tempo si capisce anche chi in queste storie sia CAINO o ABELE ma pure, abbastanza in fretta, chi sia GIUDA e PONZIO PILATO.
È un “sistema” o meglio una “filiera produttiva” che si sta adattando, “senza batter ciglio” alla lenta deriva sapientemente innescata dal 2014_2015 nella norma regionale (come scrive Antonello) da chi la norma la scrive e se l’approva in confort zone universitaria e priva di ulteriore dialettica tecnica. Deriva che ha esaltato la burocrazia politico_amministrativa fine a se stessa e alle dinamiche d’interesse locale facendola prevalere sugli aspetti tecnici e soprattutto sulla realtà. Un ruolo veramente riprovevole quanto a smarrimento della strada maestra è quello del soggetto nato più di 15 anni fa con lo scopo di curare la materia centralizzando ma mai cresciuto e mai dotatosi di risorse umane sufficienti ed efficaci al difficile governo della materia idrogeologica.
Ma mi sento di aggiungere che negli anni sono stati fatti morire dalla RAS i suoi uffici periferici ereditati dallo stato nazionale negli anni ’80 ossia i Geni Civili.
Da ultimo mi piacerebbe fare un’ ultima considerazione su quel variopinto mondo di progettisti, compresi -parrebbe- quelli di Bosa che vengono chiamati (?) a trovare e a valutare soluzioni alternative ai loro stessi progetti, ossia a soluzioni (già) definitivamente progettate da loro stessi ….ma mi astengo e mi riservo di farla più in là.
In realtà,a parte Bosa o Olbia ma anche altri casi simili dove solo per fortuna non si sono ancora ripetuti episodi di una certa entità, ciò a cui si assiste da alcuni anni a livello regionale è un allentamento dei vincoli imposti dalle norme di attuazione del P.A.I. la cui applicazione e verifica è sempre in capo ai comuni. Basta infatti solo vedere le numerose modifiche operate sulle norme stesse dal 2015 ad oggi. E si tratta prevalentemente di variazioni sostanziali che liberalizzano tanti interventi prima non ammissibili. Solito sistema, fatta la legge..trovato l’inganno…
E a peggiorare il quadro si aggiunge la totale chiusura di occhi di tanti responsabili tecnici comunali dinanzi a numerose opere abusive realizzate in dispregio delle norme ma anche la libertà di scelta offerta dalla delega ai comuni che tentano sia con la realizzazione di opere pubbliche e private, di raggirare qualsiasi vincolo
Qualcuno potrebbe pensare che i proprietari espropriati non siano indennizzati regolarmente, ma credo che lo siano.
E allora, come dice un detto Sardo, si continui così:
“Come fanno a Bosa ….”
Regola aurea quella dell’astensione in presenza di interesse privato che nessuno osserva. Anche in altri ambiti. Ciò che più allarma è che spesso le decisioni per preservare o acquisire per sé ledono i diritti altrui.