Ieri L’Unione Sarda ha pubblicato un servizio sulle acque basse e sempre meno navigabili del Temo, il fiume di Bosa; causa ufficiale: il mancato dragaggio.
Era il lontano 2017, più esattamente il 13 dicembre 2017, quando la Giunta regionale, Assessore ai Lavori Pubblici Edoardo Balzarini, stanziava 1,5 milioni di euro per il dragaggio del fiume. Questa è la delibera. La decisione nasceva dal lavoro di sindacato territoriale di Augusto Cherchi, che non chiedeva i soldi per le feste della birra (finanziate con soldi pubblici, ma realizzate a pagamento per i partecipanti, in modo da trasformarsi in grandi affari, garantiti e senza rischio, per gli organizzatori, grazie al gettito fiscale dei contribuenti sardi. Nessuno sapeva che la finanziaria regionale servisse a far diventare ricchi taluni a scapito di altri), ma per dragare il fiume.
Questioni di stile e di sostanza.
Forse sarebbe stato il caso di lavorare sull’acquisizione e l’utilizzo di queste risorse e pulire il fiume, piuttosto che avventurarsi in acrobazie amministrative per non fare i canali che servono a Bosa per non allagarsi e giungere addirittura a teorizzare di riportare l’acqua nel canale tombato di via Lamarmora, cioè dentro la città.
La questione rappresenta una vera querelle tra me e il sindaco di Bosa Casula, che mi ha definito uno sciacallo politico, per cui ho diritto di memoria e di reazione ogni qual volta la cronaca me ne offra l’occasione, per rispondere a un’accusa sciatta e gratuita (e immeritata), posto che uno dei primi atti che feci da assessore ai lavori pubblici, ormai nel lontano (per fortuna) 2015, fu stanziare 6 milioni di euro per le opere di mitigazione del rischio idrogeologico della città di Bosa, cosa che feci con orgoglio e tanto affetto, per quanto mi piace la città dei Malaspina. Sei milioni di euro per la città, non migliaia di euro alle associazioni o agli amici e ai sostenitori. Ai miei tempi le mance pubbliche a bocca di elezioni erano guardate con sospetto dagli elettori e dalla Polizia e a noi facevano schifo; oggi le soglie morali si sono abbassate.
Tuttavia, mentre io e il sindaco polemizzavamo sulla mia presunta natura sciacallesca, sono accadute alcune cose che voglio commentare in pubblico.
Il 22 novembre 2022, quindi poco più di sei mesi fa, alle ore 13:00, la Giunta comunale di Bosa, assente il sindaco perché impegnato sul campo, deliberava lo stato di calamità naturale per il nubifragio provocato dal passaggio sulle pendici del ridente colle di Serravalle del ciclone Poppea. Questa la delibera. Nel testo, alla pagina 3, tra le altre cose si chiede alla Regione Sardegna:
– di dare immediato seguito alle procedure necessarie per la progettazione dei canali di: Segapane, Saladerru/Via Lamarmora, con le risorse al momento a disposizione, a valere su altre misure.
Siamo a novembre del 2022 ed è piovuto molto e dunque il Comune chiede alla Regione di fare i canali di Segapane, Saladerru/via Lamarmora. Negli anni precedenti ha piovuto meno e il Comune si è adoperato a non fare questi canali e a mantenere in vita il solo canale di via Lamarmora. Quindi i canali si evocano se piove, non si fanno se non piove? Vediamo un po’ più da vicino questa pianificazione idrogeologica metereopatica.
Un po’ di storia.
Si presti attenzione alle date.
L’8 maggio 2018, la Giunta regionale, su proposta dell’assessore agli Enti locali, nomina, su richiesta del Comune di Bosa, il commissario ad acta per procedere agli espropri per la realizzazione delle opere di protezione idraulica delle aree del nord est dell’abitato, cioè i canali.
Cosa era accaduto? Semplicemente per due volte nel 2016 il Consiglio comunale non aveva potuto procedere ad approvare il progetto preliminare delle opere per la situazione di incompatibilità di 8 consiglieri comunali.
Viene nominato commissario ad acta il geom. Carlo Corrias.
Il Commissario si insedia e prepara le carte per il suo lavoro.
Più esattamente, il 4 ottobre 2018 il RUP invia a tutti i proprietari la comunicazione di avvio del procedimento finalizzato all’esproprio. Entro i termini di legge i proprietari risposero e ricevettero le controdeduzioni del Rup (la vicenda è ricostruita nella parte narrativa della delibera n.54 del 21.05.2020 della Giunta Casula, su cui tornerò).
Un anno dopo, però, cambia l’amministrazione comunale e il 16 giugno 2019 viene eletto sindaco Piero Casula.
Il Commissario ad acta, il 10 luglio 2019, invita l’amministrazione comunale “a voler verificare il permanere dell’eventuale stato di incompatibilità”.
Il sindaco risponde solo il 20 dicembre 2019, dopo aver convocato il 2 dicembre 2019 il Consiglio comunale e aver constatato il permanere delle incompatibilità.
Il verbale del Consiglio comunale del 2 dicembre 2019 è utile per capire chi si è trovato in situazione di incompatibilità e quale peso politico abbia assunto questa situazione, perché tra gli incompatibili si trova anche l’unico consigliere regionale eletto a Bosa.
A questo punto il sindaco si dichiara disponibile a costruire soluzioni progettuali alternative che evidentemente non incorrano in alcuna incompatibilità.
Si legga bene la frase della delibera n.54 del 21.05.2020 che racconta l’episodio: “Il sindaco ha comunicato al Commissario ad acta Carlo Corrias il sussistere delle incompatibilità comunicate dai consiglieri comunali e ha espresso la propria disponibilità a valutare altre soluzioni per concludere l’iter di approvazione del progetto in argomento, tra le quali la possibilità di rivedere il progetto”.
L’italiano è l’italiano e Sciascia scriveva che l’italiano è ragionare. Il commissario ad acta è stato nominato dalla Regione per procedere in sostituzione del Consiglio comunale perché questo è risultato immobilizzato dalle incompatibilità; il Commissario non è stato nominato per modificare il progetto in modo da aggirare le incompatibilità.
Non solo: un progetto di mitigazione del rischio idrogeologico ha motivazioni tecniche che non annoverano l’interesse contrario dei proprietari dei pochi metri di terra che occorrerebbe espropriare per realizzare le opere di mitigazione di interesse pubblico. Il Sindaco avrebbe dovuto dire al commissario di procedere con i suoi poteri e non, come dice la delibera di Giunta, di essere disponibile a modificare il progetto per approvarlo (che è una contraddizione, perché se si modifica un progetto per aggirare l’interesse privato dei proprietari contrapposto a quello pubblico della tutela, si ritarda il tempo di realizzazione delle opere di mitigazione – e dunque si tiene la popolazione esposta al rischio per un tempo più lungo del necessario – e si cambia l’opera senza avere la certezza preliminare di mantenere invariati i livelli di tutela).
Adesso trasferiamoci in Regione, assessorato ai Lavori Pubblici, Servizio Opere Idriche. Qui avvengono due incontri, a febbraio e a marzo del 2020, presenti, oltre che i dirigenti regionali, il sindaco e il commissario ad acta.
Esiste un verbale di questi incontri, ed è esattamente la nota prot. 8848 dell’Assessorato, datata 23.03.2020, che dà conto di uno sforzo per aggirare il conflitto di interessi pubblico/privato che aveva motivato la nomina di un commissario, cambiando il progetto, cioè cedendo all’interesse privato.
Ma il bello è che c’è una grande differenza tra come la delibera della Giunta comunale di Bosa n.54 del 21.05.2020 parla della nota 8848 della Regione, quasi si sia trattato di una sorta di autorizzazione a procedere verso la nuova progettazione, e invece ciò che si legge nella conclusione di quella nota, che è al contrario una censura garbata, ma censura, dell’intenzione comunale:
«Stante le problematiche evidenziate nel corso delle riunioni, il Servizio esprime forte preoccupazione per la situazione di stallo venutasi a creare, anche per le modifiche che l’Amministrazione comunale propone sulle soluzioni consolidate dopo il lungo iter procedurale finora seguito e rammenta ancora l’importanza degli interventi finanziati che sono tesi alla mitigazione del rischio idrogeologico. L’esame degli iter procedurali di ciascuno dei progetti in argomento ha evidenziato ancora gli enormi ritardi accumulati dall’Ente che, come sottolineato nelle pregresse comunicazioni, ”determinano il perdurare, in ampie aree urbane del Comune di Bosa, delle situazioni di rischio al verificarsi di eventi idrogeologici intensi che possono comportare la perdita di vite umane e danneggiamenti ai beni economici e al patrimonio ambientale e culturale, ciò a fronte dell’importante dotazione finanziaria resa disponibile dall’Amministrazione Regionale e dalla programmazione ministeriale, a valere sui fondi disponibili sul Piano Nazionale per la Mitigazione del Rischio idrogeologico.
A causa dell’emergenza attuale e alle relative misure di contenimento per la diffusione del coronavirus, la decisione presa durante l’ultima riunione, di fissare un nuovo incontro per discutere delle soluzioni proposte, non potrà essere portata avanti nel breve-medio termine. Si invita pertanto codesto Comune a procedere, per gli interventi dei quali è soggetto attuatore, ad una attenta analisi delle soluzioni progettuali adottate e alla eventuale formulazione di proposte supportate da forti motivazioni di interesse generale e da valide verifiche tecniche, da presentare nel più breve tempo possibile al Servizio scrivente e agli enti coinvolti nel rilascio di pareri e autorizzazioni».
Poi è arrivato il nubifragio 2022 e il Comune immemore delle sue acrobazie amministrative è tornato a chiedere alla Regione di essere rapida sui canali sul Rio Saladerru. Che dire? Una politica per quando piove e un’altra per quando non piove, una politica con l’interesse pubblico inteso come fastidio al punto da cambiare i progetti; una politica di modifica dei progetti inconcludente che, a detta stessa della regione, ha lasciato la città esposta al rischio. Comunque, va tutto bene. Viva la birra!
No signor Tupponi, io me ne occupai, insieme a Augusto Cherchi, e stanziammo i fondi per la manutenzione dello scarico di fondo, indispensabile per il collaudo. Non vi fu chi fu capace di utilizzare quei fondi.
Il problema di Bosa con le inondazioni del Temo, sarebbero risolte con il completamento della Diga Monte Crispu, costruita negli anni 60 per regimare le acque del fiume in caso di piogge torrentizie, e ridistribuirle piano piano successivamente. Ma mai nessuno si è preso la briga di collaudare l’invaso dopo 60 anni dalla costruzione. Una vergogna per l’amministrazione locale, per la Regione, ma anche per lo stato.
Si il giudice c’è ci vuole un po’ di tempo ma poi il comune ha pagato le mie spese legali e il suo avv.(soldi pubblici) . Ancora alla procura per la 2 volta, avrò ragione di sicuro. Capisco i gravi problemi relativi al dissesto idrogeologico, ma ci sono dei gravi disservizi quotidiani: i tombini intasati e le pantegane che passeggiano nella piazza. La lobby dei gestori che non rispettano l,ordinanza del sindaco (musica sparata mondezza nello spazio pubblico, zona pedonale che nessuno rispetta. Parcheggio riservato ai residenti e a chi ha un’ attività chi ha la 2 casa paga l ‘IMU ma non ha diritto a nessun servizio, anzi ci si ritrova con la casa dipinta con disegni osceni e le gomme bucate perché a Bosa non puoi pretendere il rispetto della legge.E poi arroganza, maleducazione, prepotenza, ignoranza. Una grande tristezza la mia amata Bosa abbandonata, degradata, vandalizzata….senza speranza.
D’estate vivo 4 mesi a Bosa Marina dal 2005. In questl anni ho visto peggiorare tutto. Un Vero peccato per le bellezze naturali di questo luogo. Basterebbe poco: custodire l’ esistente con serieta’ e decoro; considerare il turista una ricchezza non un pollo. Pensate per i bambini non c e’ un Vero parco giochi non ci sono panchine per gli anziani non c e’ un polmone Verde non ci sono marciapiedi le striscie pedonale non si vedono per il collegamento Della citta al mare si Sono inventati marciapiedi/ciclabili. Siati seri. Dimenticavo i Bar non mancano di Certo. Buon Lavoro….
egregia farfalla
sparare nel mucchio sulla scorta di quanto “si vocifera nei corridoi” è troppo semplice e semplicistico
a parte che chiunque si può candidare ed il giudizio, buono o cattivo, lo danno comunque gli elettori, le critiche andrebbero sempre circostanziate
Bosa è un posto bellissimo, detto da me che non sono bosano, dove ci sono persone bellissime che lavorano con scrupolo e serietà
dire “alla bosana” per rappresentare forse superficialità e incompetenza è un modo per generalizzare e usare vecchi stereotipi che non hanno motivo di perpetuarsi
una cosa sono le osservazioni e le segnalazioni approfondite e documentate, altra cosa è il livore qualunquistico che meglio si attaglia al bancone del bar
Da “continentale” quale sono mi limito a dire che le feste sono sempre servite a imbonire il popolo, questo vale anche per bosa ma solo a condizione che i residenti manifestino fermenti considerevoli, circostanza quest’ultima della quale si può legittimamente dubitare.
In conclusione dico che gli attuali amministratori non si sono autoeletti ma sono stati legittimati dagli elettori e dunque ben vengano le feste
Per risolvere i problemi c’è tempo, quando piove lascia piovere
Vergognosi e in malafede. Non riescono a uscire fuori da tanto casino che questo Sindaco è la sua giunta ha creato. Bosa è nella merda per colpa di questi incapaci e in malafede. Promesse,solo promesse. Niente altro. Non vedo futuro in questa città dove è un mondezzaio ovunque e non vedo reazioni da parte di questi elementi. I nostri amministratori vivono solo di carnevale e feste. Hanno rovinato la nostra città. Spero che paghino la loro incapacità.
8848 è l’altezza della Madre dell’universo…
Bosa era un gioiello molti anni fa. Una cittadina medievale che per troppi anni è stata governata da “gente gaglioffa, buzzurra, pusillanime e da troppi leccapiedi”. Manca il senso di responsabilità in troppe persone.
Se si facesse un servizio fotografico autentico e obiettivo da fotoreporter seri, verrebbe fuori lo stato totale di abbandono e sporcizia della città.
C’è la spiaggia di Bosa Marina che è semplicemente vergognoso vederla ma si ripuliscono invece con orgoglio, zone nascoste della città. Per non parlare degli ingressi della stessa. Una vergogna! “Benvenuti a Bosa città di mare e di cultura” si diceva una volta.
È sconcertante l’ignoranza, la presunzione, l’arroganza, l’antipatia di questi quattro incompetenti che sembra prendano in giro la gente e starebbero facendo i loro interessi e quelli degli amici ma scandalosamente quasi alla luce del sole (per costoro esiste solo il carnevale e la beozia ed eventi da business per tutti finanziati, a quanto si apprende dalla stampa anche dalla Regione Sardegna) votati da parenti e amici con una vera e propria “compravendita di voti abilmente mascherata” e “altri favori”.
Ricordiamo che anche promettere un posto di lavoro è reato, figuriamoci poi concretizzarlo.
Articolo 416 ter del codice penale.
“Scambio elettorale politico – mafioso. Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416 bis in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a 10 anni.
La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma”.
«Ma davvero nessuno indaga?»
È una vera e propria “Piovra”. Sono troppe le famiglie e le persone coinvolte, sarebbero tutti collegati tra di loro.
Speriamo di sbagliarci, speriamo siano solo voci di corridoio, chiacchiere della gente comune, di quella invidiosa. Tuttavia la domanda sorge spontanea”
«Ma qualcuno si prenderà la briga di fare le indagini?»
O vogliamo arrivare al 2024 quando a Bosa ci saranno le elezioni comunali e già si starebbe preparando una lista con OMISSIS candidato a sindaco, OMISSIS vicesindaco e poi cosa facciamo, la OMISSIS, attuale fidanzata del OMISSIS assunta casualmente in regione non la candidiamo e non le diamo un assessorato visto che un’esperienza di questo genere è già nel suo curriculum?
Questo si vocifera nei corridoi… Saranno solo parole? Si vedrà….
E poi? E poi ci sarebbero molte altre cose da raccontare.. Alle prossime elezioni comunali,
sono necessarie liste di candidati non bosani o con qualche bosano in minima percentuale. Mi spiace dirlo ma per salvare la città è
necessario avere persone serie, preparate, competenti e che abbiano a cuore principalmente la città e lavorino per il bene comune, per il pubblico e non per il privato. Anche l’attuale opposizione non ha fatto grandi cose, anzi ha agito “alla bosana”.
Diciamocela tutta: sono stati una grossa delusione anche loro poiché se avessero voluto avrebbero fatto sentire la propria voce, la Festa della birra era, per esempio un’occasione. Invece no. Silenzio!
#SalvateBosa dalle mani di ignoranti e incompetenti o sarà troppo tardi per la città che sta letteralmente morendo e nessuno pare se ne accorga.
Ho lavorato a Bosa sei mesi nel ’19 , non esiste il lavoro, il senso del dovere, solo carnevalate quotidiane. Non perdete tempo.
A Bosa quando piove lasciano piovere è un detto ma mi sa che è cosi
… b’at zente chi s’imbriagat solu lendhe su ‘fragu’ de sa birra: ite at a èssere si ndhe ‘bufat’!…
Segnalo, perché non si creino incomprensioni, che, da quanto ho compreso, la data della nota prot. 8848 dell’Assessorato, datata 23.03.2023, potrebbe essere errata. Dalla lettura dovrebbe essere 2020
È giusto ricordare per avere piena contezza del clima Bosano, che il Comune di Bosa fu uno di quelli che in provincia di Oristano nel 2012-2013 “dichiarò guerra” al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali che l’Autorità di Bacino aveva portato a termine. La levata di scudi fu tale che nel corso della presentazione del Piano (presso la sede della provincia di Oristano) le forze dell’Ordine erano presenti per garantire l’incolumità degli estensori del Piano, dei rappresentanti dell’ ADIS e della commissione scientifica del progetto.
Ma ci sarà pur un giudice e un prefetto ad Oristano? Cose ‘e pazze !