Attualmente (ed è un presente deludente) sono in campo per il Centrosinistra Alessandra Todde e Renato Soru; per il centrodestra Christian Solinas e Paolo Truzzu.
Verifichiamo che cosa accade nei due campi.
Centrosinistra
Inizierei da Soru.
Bisogna riconoscergli un’intelligenza tattica che sembrava aver smarrito. Ha iniziato con prudenza, apparentemente su una questione di metodo, le primarie, abbandonate e rifiutate dal Pd anche nel 2019.
Lentamente le primarie sono diventate una questione di libertà e di principio.
Proporzionalmente alla comprensione da parte dell’opinione pubblica (i quotidiani non lo hanno mai nascosto) dell’esistenza reale dell’accordo occulto tra Pd e Cinquestelle per la Todde, come assetto predefinito da tenere coperto fino all’ultimo minuto per poi chiamare tutti a una rapida e inevitabile ratifica, è cresciuta un’area di consenso intorno a Soru come area della ribellione a un accordo di palazzo freddo e ingiustificato, come area della libertà (per quanto questo possa sembrare paradossale con un uomo che vede nelle libertà altrui un problema piuttosto che un’opportunità), e, paradossalmente, come area della novità.
Soru non ha cuore ma ha naso e sente l’aria: a sinistra un capo che si ribella ai capi piace, ha mercato.
E infatti l’area di consenso intorno a lui è cresciuta tanto più quanto più il Pd ha fatto finta di non vedere il suo attivismo. Ancora non muove passi definitivi, ma sta aggrumando e appena raggiungerà dimensioni tali da consentirglielo, lancerà la sfida al Pd, infiammando la Sinistra che è stanca di un Pd burocratico, senza bandiere e battaglie, senza discussioni aperte e non a esito scontato, ma con tanti bilancini e tantissime convenienze.
Ciò che il Pd sta facendo finta di non vedere è che Soru sta investendo anche sul suo appeal a Destra, che c’è sempre stato proprio per il suo decisionismo (questo è un eufemismo). Non a caso mostra simpatia per Soru anche Peru, il quale sa che un suo sostegno a Soru lo renderebbe, se non un king maker, un alleato retribuito in termini di potere (poi, io gli farei tanti auguri e scommetterei sulla tenuta della sua alleanza con Soru, ma questo è un altro discorso; Peru non conosce l’altro Soru, quello che si appalesa solo quando il potere è conquistato). Ragionando militarmente, se Soru si prendesse un pezzetto di Centrodestra, la prima linea del Pd sarebbe sfondata e le elezioni ipotecate.
Rimane un fattore psicologico: Soru sta bleffando e alla fine tratterà per la sua parte con la Todde o ci sta credendo? Comandini spera nel bluff. A me pare che stia accadendo che Soru abbia iniziato con niente in mano e che ora stia trovando alleati. Comandini aveva un’alleanza e ora ha solo una carta, per quanto di valore.
Alessandra Todde non è riuscita (ancora?) a darsi un’identità personale. È la candidata dell’accordo di vertice e anche un certo suo attivismo social, su diversi temi, ha un che di scolastico, di dossier acquisito velocemente e in forma tanto schematica da sembrare strumentale per l’occasione, non profonda.
Insomma, la persona Todde è ancora largamente inespressa e sconosciuta.
La candidata Todde, come strumento e funzione dell’accordo tra i due partiti, è invece esplicita e motivata, oltre che dal sostegno dei militanti Cinquestelle alla candidatura alla segreteria di Comandini (secondo lo schema applicato a livello nazionale italiano con la Schlein), dalla volontà del Pd di pagare dazio col Movimento per evitare che esso scelga la corsa solitaria.
Intorno a lei è un pullulare di negoziati di vertice, di leader di corrente che cercano garanzie di compartecipazione, ma non si registra un naturale e spontaneo interesse politico.
Ciò che più la danneggia è l’appartenenza stretta al Movimento 5Stelle che attualmente è molto impegnato a marcare la sua natura di forza a sinistra del Pd e, di conseguenza, ad apparire come alternativo a quei partiti, alleati del Pd in Sardegna, che non si riconoscono in alcune battaglie ideologiche della Sinistra. Non credo, per esempio, che le posizioni giustizialiste o l’intacco del sistema pensionistico per il reddito di cittadinanza e il superbonus troverebbero il consenso di Forza Paris, o di Azione o tanto meno di Italia Viva. E poiché la candidatura della Todde non nasce da un’esperienza politica sarda (verificata e verificabile) della Todde stessa, la Todde è inevitabilmente il Movimento 5Stelle, con tutto quello che questo comporta: riduzione della coalizione compresa.
Ma c’è un di più che non ho capito, nel senso che l’ho sempre trovato irrazionale.
L’accordo che la riguarda non ha come oggetto solo la presidenza della Regione, ma si è esteso anche alle amministrative di Cagliari e di Sassari.
Si è dunque di fronte a un’alleanza tra due forze politiche non autosufficienti elettoralmente per vincere le elezioni, le quali si accordano sui vertici di tutti i ruoli. Non è un accordo, è una prepotenza irrazionale a carico degli altri alleati indispensabili per la vittoria.
Qui si è aperta la principale crepa vantaggiosa per Soru.
Non è infatti un segreto che Massimo Zedda voglia candidarsi a sindaco di Cagliari e che voglia farlo guidando un centrosinistra unito e rafforzato da liste civiche. Il Pd, spalleggiato dai Cinquestelle, fa melina su Zedda e forse ne ha fatto troppa.
Zedda è percepito a Cagliari come un leader cittadino con un suo profilo che va oltre il suo partito, non si può far finta di ignorarlo e sacrificarlo sull’altare delle liturgie degli accordi di palazzo. Se Zedda reagisse appellandosi al popolo, andrebbe a trovarsi nella stessa condizione di ribellione al palazzo, molto redditizia elettoralmente, che sta valorizzando Soru. Un accordo tra i due, prodotto dalle cose prima che dalle volontà, scardinerebbe ogni liturgia e sarebbe interpretato da molti come una legittima guerra di liberazione.
Centrodestra
Solinas non è finito.
Chi ne aveva intonato il Parce sepulto è rimasto deluso.
La coalizione di Centrodestra non può rinunciare neanche a un punto di consenso elettorale e una rottura col Psd’az significherebbe, a Centrosinistra unito, sconfitta certa.
Il problema del Centrodestra è che se il Centrosinistra ritrova l’unità e il candidato resta Solinas, è cappotto sicuro e certificato per il Centrosinistra.
Quindi le alternative sono due: Solinas, se il centrosinistra si divide, Truzzu se rimane unito.
Truzzu è un po’ più forte (non di tantissimo) di Solinas nei sondaggi , però non sfonda e questo è il grande cruccio della coalizione: non ha un leader vero.
Solinas, però, in qualsiasi scenario, non può farsi da parte, perché ha bisogno assoluto di rientrare in Consiglio regionale.
C’è dunque un fattore psicologico anche a Destra e non è per nulla prevedibile. Senza una collocazione ben retribuita, Solinas non può che combattere. La determinazione di un uomo senza alternative non è logica, è disperata, e dunque non governabile.
Paradossalmente, e simmetricamente, anche il Centrodestra, come il Centrosinistra, ha bisogno di nuovi apporti che tamponino eventuali perdite e dunque guarda ai partiti minori che oggi trattano a Sinistra, sperando che l’insopportabile prevaricazione Pd-Cinquestelle ne favorisca la diaspora e la riaggregazione a Destra (Azione e Italia Viva, se la presidenza sarà Cinquestelle, saranno a Destra; è possibile che Più Europa non presenti lista piuttosto che andare a Destra; Forza Paris ne farà una questione programmatica e negozierà a Destra: il suo elettorato non regge una presidenza ideologicamente grillina).
L’assenza È drammaticamente assente dal dibattito politico qualsiasi cenno alla Nazione Sarda, ai suoi diritti, ai suoi poteri, ai suoi interessi. Quando si era costituito il tavolo del 7 luglio (poi tragicamente trasferito in via Emilia), la mia personalissima idea era innervare la coalizione di centrosinistra dei contenuti e del sapere che ormai l’indipendentismo democratico, quello che non inneggia a Putin e a Hamas, ha elaborato negli anni. Ho sbagliato. Purtroppo bisogna prendere atto che la cultura federalista e indipendentista sarda, quando si presenta dialogante, non viene rispettata. Ottiene attenzione solo quando confligge, cioè quando passa dal livello culturale a quello dello scontro politico. Chi, per riconoscere l’altro ha bisogno di vederlo armato, è colui che ha disseminato di guerre la storia.
La Sua analisi è precisa ed attenta ma, a mio avviso, troppo banale e scontata. Non credo che Soru voglia veramente candidarsi in prima persona ma il Suo obbiettivo è cercare di evitare la candidatura della Todde, imposta dalle stanze romane di PD e 5 stelle. Le primarie non credo si faranno ma sarebbero una buona opzione perché costringerebbe tutte le forze politiche di centrosinistra ad esprimere alla luce del sole il proprio candidato. Certo se i candidati sono quelli da Lei palesati credo che molti resteranno a casa.
Passando all’altro campo siamo alla depressione totale se si ipotizzano come candidati il peggior governatore ed il quasi peggior sindaco d’Italia come certifcato da un affidabile sondaggio. Come potrà un elettore votare uno tra Solinas e Truzzu non riesco ad immaginarlo. Ciò che però semebra chiaro è che ancora una volta le scelte saranno fatte a Roma non tenendo conto che per molti cagliaritani Truzzu è il peggior sindaco degli ultimi 20 anni ( per me il peggiore mai visto da 50 anni a questa parte) e Solinas del tutto inadeguato.
le forze indipendentiste dovrebbero secondo me provare a convergere su tre o quattro punti di impatto capaci di coagulare il consenso di quella platea di elettori favorevoli all’idea di Nazione Sarda; è una platea abbastanza vasta ma probabilmente non adeguatamente sollecitata attirata su quell’idea
in fondo anche Soru costruì la sua prima elezione con qualche parola d’ordine ad effetto tipo “il divieto di inedificabilità nei cinque chilometri dal mare” (probabile che ora adotti la medesima tattica)
se si lascia passare questo appuntamento senza che il mondo autenticamente sardista si mostri ancora vitale e capace di elaborazione c’è il rischio che anneghi definitivamente nel marasma di pressapochismo politico dove destra e sinistra sono, agli occhi degli elettori, indistinguibili
E Milia?
Mi sembra che si continui, solo ed esclusivamente, a parlare di candidati e di possibili coalizioni, e non di programmi. Trovo l’argomento oltremodo deprimente. Verissimo e ovvio che i numeri sono necessari per pensare di vincere, ma non sono interessato, e con me spero molti elettori, né ad una alleanza o ad un nome piuttosto che un altro. Se è vero che è necessario caratterizzare una candidatura all’interno di un ideale politico, è anche vero che ormai sono decenni che senza un serio programma politico si tratta, semplicemente, di bandiere agitate nel nulla.
Quello che vorrei venisse proposto per avere una motivazione molto concreta per andare a votare, non è solo la speranza di vedere sprofondare nelle urne il consenso di questa infame destra sardo-leghista. Vorrei mi si proponesse un programma che, puntualmente, prenda in considerazione come affrontare i problemi legati al mondo del lavoro; come resuscitare la sanità pubblica; come creare una reale continuità territoriale e migliorare i trasporti all’interno della Regione; come combattere l’abbandono scolastico; come contrastare il clientelismo che ammorba l’amministrazione regionale; come evitare lo scempio ambientale rappresentato dai troppi progetti per l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici o i giochi di guerra attualmente in fase di avanzata programmazione; come valorizzare il patrimonio culturale dell’Isola; come affrontare lo spopolamento dei paesi dell’interno.
Non mi aspetto la bacchetta magica, non mi aspetto che venga detto che tutto verrà risolto in tempi brevi grazie alle taumaturgiche virtù di questo o quel candidato. Mi aspetto un programma di governo della Regione degno di questo nome, non una richiesta di voto perché altrimenti “vincono quegli altri”.
La risposta è nella domanda. Ma si ricordi che non soffro di mal di pancia da molto tempo.
Si dovrebbe volare alto. C’ è tanto da fare in Sardegna, Nel panorama nazionale.
Ma lo sguardo è sempre volto alle miserie di quella che ci ostiniamo a chiamare politica ed è spartizione di guadagni e difesa di interessi, combattuta con i mezzi del pettegolezzo, delle supposizioni, dei finti sorrisi. Ma dove volete andare?
ha dimenticato Zuncheddu la carta “nascosta” del centro-destra
Professo’, che fatica seguirla. Ci vorrebbe il filo di Arianna! Chiaro che lei, da freddo analista e mettendo da parte i mal di pancia soriani, vede ex Givernatore in vantaggio strategico e non solo sulla Tedde, ma anche sulla destra.
Domanda, visto lo scenario, se dovesse consigliare un voto di desistenza a favore di chi lo indirizzerebbe?
Sa Natzione sarda e diritos, torracontos e doveres suos, libbertade/responsabbilidade e dignidade e menzus dies no est cosa chi interessat in peruna manera a sos fizolos de sos cadhos mannos italianos/locomotivas pro torracontos de cambarada fintzas candho no própriu personales (ma bi tia giurare chi contant meda de prus custos). Est aprofitamentu de pedidores pregadores (oranti) pro bìnchere. Bìnchere issos a votos, isperendhe, si ndhe isperant, e ispetendhe e promitindhe «aiuto», e no bìnchere, o nessi no sighire in s’innoromala e isperdimentu, sos Sardos coment’e pópulu e sighire invetze vida, istória e prus de unu mezoru in logu nostru.
Comente si podet pessare chi sa cultura “federalista” (e zai custa cualìfica cheret nàrrere chi revudat de fàghere carchi contu cun d-un’Itàlia in peruna manera interessada a perunu federalismu!) e una cultura “indipendhentista” «dialogante»? «Dialogante» cun chie no bidet, no intendhet, no cheret bìdere e no cheret intèndhere peus de sos tzegos e de sos surdos pro unu torracontu pedulianu e prus che àteru personale?
Si indipendhentistas che at, tocat a l’agabbare cun d-unu inùtile e presumidu liderismu, pessare a fàghere unione chentza peruna pretesa, disponìbbiles a triballare seriamente pro cosas chi est possìbbile a fàghere in sas cunditziones chi semus (e no siant sas ‘solite manifestazioni di protesta’) e no pessare, si una cosa tenent in mente, a pònnere s’isterzu, sos isterzos, a collire votos inue e candho e pro ite no ndhe podimus collire e resurtamus solu a disanimare a chie paret chi apat cumpresu e invetze no at cumpresu (e bi cheret àteru meda!) e apustis de su votu si che torrat a su “connotu” de sos partidos chi contant, cussos de sa dipendhéntzia.
Tocat a produire credibbilidade e prus isperàntzia e cumportamentos de indipendhentes indipendhentistas e solu creschindhe podet èssere chi crescat una fortza netzessària pro fàghere magioràntzia in sa RAS a cunditziones chi carchi cosa siat cambiamentu e no promissa.
Quindi l’orizzonte è… padella o brace.
Da questo dibattito preelettorale non è sparita solo la Nazione Sarda: è sparita la Sardegna, con le sue potenzialità e criticità.
Per cosa e perché dovremo votare resta un mistero mentre assistiamo all’evaporare di qualunque ceto dirigente.