Euro e Giganti La cronaca politica restituisce oggi uno spaccato di impudenza che la dice lunga sul mondo in cui viviamo.
Riepiloghiamo i fatti.
L’Unione Sarda ha svolto un’inchiesta sulle spese della Fondazione Mont’e Prama non inventandosela dal nulla, ma partendo dal voto contrario del sindaco di Cabras al bilancio consuntivo 2022.
Da che cosa è stata mossa L’Unione?
Da uno scrupolo di verità?
Forse sì, ma anche da un contenzioso giudiziario (in sede civile) che la oppone al presidente della Fondazione (di cui non riesce neanche a fare il nome) che proprio in questi giorni ha segnato un punto a favore del quotidiano cagliaritano: la Corte di Cassazione, sezione civile, ha annullato la sentenza della Corte d’appello di Cagliari – Sezione di Sassari che aveva dato ragione a Anthony Muroni per l’indennizzo di un incidente sul lavoro (a suo dire, perché proprio questo è contestato dall’Unione) e ha quindi determinato un nuovo processo nel quale si potranno ammettere testimonianze e prove documentali non esibite in primo grado.
Inoltre, l’inchiesta dell’Unione è a firma di Mauro Pili, che è stato legato a Muroni (o viceversa) da solida e acclarata amicizia.
In ragione di questi moventi non tutti lineari, quanto si sono mossi a difesa della Fondazione sono riusciti a non far più parlare del merito, cioè dell’utilizzo a dir poco discutibile di una marea di denaro, ma solo dei protagonisti della polemica, dei quali a noi interessa veramente poco.
È però accaduto che ieri nell’Aula del Consiglio regionale, Massimo Zedda ha puntato il dito su un fatto di merito e cioè la legittimazione delle spese di Mont’e Prama, da molti, compreso chi scrive, ritenute non efficaci e esagerate, da parte dell’Assessorato regionale del Turismo.
A questo punto, cioè ritornati al merito e non alle persone, Zedda è diventato “malato in testa” e, soprattutto, è stato accusato di aver fatto da sindaco cose non apprezzabili da cui Chessa, allora assessore di Zedda, avrebbe preso le distanze. Quando si parla in ‘suspu’ si lascia intendere tutto, ma l’accusa è rilevante. Ma, proprio per non farsi distrarre, il merito resta: il ruolo dell’assessorato al Turismo in questa vicenda è tutt’altro che marginale e meriterebbe un approfondimento. Tuttavia, capire è una fatica e il sudore, sia detto senza offesa, non mi pare un inconveniente amato dall’attuale classe dirigente (o dominante, come dice Sassu). Per capire che cosa è successo in questi cinque anni in Sardegna, bisogna costruire un data base con tutti gli incarichi sotto soglia affidati, al netto di quelli di mero funzionamento della macchina amministrativa. Un lavoro immane! Io ho provato a farlo sulle delibere e determinazioni di soli due eventi e di sole due istituzioni.
Il risultato è una certezza: a parte Progressisti e Cinquestelle, tutto il resto del sistema politico si è accomodato alle greppie predisposte dalle articolazioni di spesa di questa maggioranza di centrodestra. Sentirmi raccontare che Villa Devoto è frequentata più dai consiglieri di opposizione che da quelli di maggioranza fa male, e anche un po’ schifo.
Questo spiega perché non si parla di merito.
E il merito è il seguente.
L’area di Mont’e Prama interessata da emergenze archeologiche indagate dalla geo-fisica è, nel perimetro stretto, di 6 ettari e in quello largo di 16 (faccio riferimento a conferenze e slide mostrate in giro per le università europee e americane).
I metri quadri scavati. invece, sono solo 1000. Questo già di per sé è una vergogna ignobile.
Quando si svilupparono le prime indagini ad opera di Momo Zucca e di Gaetano Ranieri, si comprese che l’area più interessante era quella a nord, quella dove attualmente c’è il vigneto, al punto che la Soprintendenza lo riservò a sé. Ma, nondimeno, l’area a sud si rivelò ricca. A nord, però, si è consentito di sbancare. Una follia.
In molti sanno che sotto Mont’e Prama sta un articolato sistema urbano che attende di essere indagato, ricco di strutture civili e non solo di tombe.
Lo scandalo di Mont’e Prama è lo scandalo di uno scavo non fatto, di un’area non tutelata adeguatamente, della paura del premio di rinvenimento, di gelosie cultural-mondane. Dinanzi a tutto questo, vedere sperperati valori milionari in iniziative inutili, è davvero quello che chiamano uno scandalo, ed è uno scandalo che sta tutto sulla Sovrintendenza e sul Ministero dei Beni culturali che in Sardegna si appropria e blocca tutto, ma non riesce a svolgere una opportuna vigilanza negli organi cui partecipa. Mont’e Prama è una risorsa egemonizzata dalla Sovrintendenza, non valorizzata e tenuta in un cassetto. Nel frattempo, si finanziano catering.
Blocchetti di fine legislatura L’altro tema di oggi è il blocchetto urbanistico, croce e delizia della politica cagliaritana. È dal 2005 che a Cagliari si combatte una lotta senza quartiere per definire le nuove linee di sviluppo della città. Gli epicentri di questo scontro sono le aree della Fiera, le aree intorno all’aeroporto, le aree della piana di San Lorenzo, le aree ancora libere dentro il perimetro urbano.
È dentro questo scenario di guerra che si sta combattendo anche la battaglia per lo stadio.
A parte i toni ultimativi del patron del Cagliari, che rivela tutte le caratteristiche padronali che da sempre gli attribuisco, il dato sostanziale è che Solinas sta facendo le cose in grande.
Ha messo in moto l’Ersu, lo ha dotato di più di venti milioni di euro e gli ha dato il compito di fare la spesa, acquistando immobili e aree. Gli occhi sono sul parcheggio sterrato di via Trentino e, anche in questo caso, sarebbe interessante andare a vedere, io non posso farlo, quanti hanno avuto deleghe nel tempo a vendere quest’area.
Poi ha messo in moto il tema dello stadio a Su Stangioni, rispetto al quale è più arguto degli altri, perché sa bene che se in quell’area sorgessero edifici pubblici (o soltanto si decidesse sulla carta di farli), l’obbligo della realizzazione delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico sarebbero in capo alle istituzioni pubbliche, mentre i privati proprietari delle altre aree si troverebbero a costo minimo un’area salvaguardata e resa disponibile al mattoncino cagliaritano.
Solinas è tutto fuorché uno sprovveduto istintivo. Per capirne le strategie bisogna guardare sempre le cose in scala diversa. Ciò cui sta puntando, è disegnare Cagliari, non spostare un muro. E lo fa non per ragioni estetiche, ma pratiche, cioè per essere l’artefice dell’equilibrio degli interessi della capitale sarda. Anche in questo caso, non si trascuri che al suo desco sono assisi sia i ricchi di destra che quelli di sinistra, secondo il rito cazzinostrano che da sempre sovrasta ogni valore e ogni idoelogia.
Comincio con una premessa: bell’articolo. Però sarebbe bello leggerne meno di articoli così.
Le faccio una domanda. Ho visto il tg regionale e, ovviamente, su Monte Prama, nulla, mentre sullo stadio un servizio dal quale non ho capito nulla.
Come si può essere informati oggi?
Per finire, dopo aver letto il suo articolo, ho fatto una ricerca col motore di ricerca monopolista, digitando “Massimo Zedda Monte Prama”. Non mi è apparso nulla.
Splendido approfondimento