di Paolo Maninchedda
La più grave emergenza è il lavoro. È inutile e feroce dire: “Ti do i soldi per pagarti la formazione e poi reinserirti in azienda”, quando le aziende stanno morendo come mosche. Dove si reinseriscono o inseriscono i neo-formati?
Le banche non prestano denaro alle aziende in crisi; il moralismo diffuso ha fatto fallire i consorzi fidi, che hanno pagato a suon di escussioni la crisi, il risultato è un mondo con pochissime imprese che pochi difendono, un mondo dove sta diventando uno sport nazionale non pagare le forniture e non pagare i servizi (la magistratura italiana ordina i riallacci ai morosi di Abbanoa, ma si guarda bene dal farlo per la telefonia e per l’energia elettrica, per poi convocare me a Palazzo di giustizia e chiedermi perché Abbanoa fa fatica a incassare). Infine, nonc i sono più fondi per la cassa integrazione e per la mobilità. Migliaia di persone tra i 40 e i 60 anni, cioè nell’età in cui si sostiene l’istruzione e la formazione dei figli, rischia seriamente di non avere risorse con cui tirare avanti. I giovani hanno un’offerta di lavoro infinitamente inferiore alla domanda che essi rappresentano.
Certo, si può dire: “Fine dell’assistenza. Avanti con il lavoro vero”. Ma è assolutamente falso affermare che le politiche pubbliche possano in un attimo creare le condizioni per generare lavoro vero.
È vero che il primo intervento va fatto sul versante dell’impresa. Avevamo detto che il metodo pattizio usato col Qatar sarebbe stato diffuso con tutte le imprese interessate a investire o per lo meno a mantenere i livelli occupativi. Ancora non lo abbiamo fatto. Va fatto e urgentemente.
Tutte le società di utility possono generare lavoro e richiamare investimenti. Stiamo facendo ciò che serve con Abbanoa, ma siamo indietro con i rifiuti. Io penso che sia sbagliato continuare ad avere due inceneritori desueti (Cagliari e Macomer) gestiti da due società desuete; penso che sia radicalmente sbagliata la politica del riempimento rapido delle discariche. Meglio fare un’unica società regionale, efficiente, con impianti efficienti che puntino a bruciare sempre meno fino a non bruciare più perché si ricicla e si riusa tutto. Questo genererebbe molto lavoro.
Sull’energia assistiamo al paradosso di alti consumi pubblici non coordinati in modo da organizzare la domanda e strappare prezzi bassi o avviare autoproduzione. Invece non si fa niente e Abbanoa per legge dovrebbe caricare in bolletta i suoi costi energetici pari a 50 milioni di euro l’anno. Non solo: stiamo perdendo la partita dell’essenzialità. L’Enel non è più interessata alla centrale di Portovesme; Terna vuole uccidere Ottana e la centrale E.On di Porto Torres è all’asta ma non vale niente senza l’essenzialità. L’energia, se ben governata, invece, genera lavoro.
Poi c’è l’ambiente. Noi possiamo e dobbiamo intervenire sulla sistemazione della sentieristica sarda, sulla pulizia delle strade, sul decoro dei percorsi, sul rischio idrogeologico. È un grande lavoro che richiede più uomini e competenze che mezzi e materiali. Dobbiamo legare il nostro welfare alle sistemazioni ambientali, alla prevenzione. Dobbiamo smetterla con mille bandi e bandetti e indirizzare le risorse europee su un grande programma di lavoro per la sistemazione e la messa in sicurezza della Sardegna.
Infine c’è la sanità. Noi del Partito dei Sardi siamo gli unici che abbiamo presentato un disegno di legge organico per ridurre le Asl, migliorare l’efficienza dei servizi, generare lavoro. Ci è stato proposto un aumento del numero delle Asl. Non credo che avrà il nostro voto favorevole. Ma sulla sanità bisogna fare una rivoluzione profonda, radicale, coraggiosa. I piccoli aggiustamenti sono ridicoli di fronte a tre miliardi e 200 milioni di costi. Se solo ragionassimo con coraggio, a saldi invariati, la sanità genererebbe lavoro. Dobbiamo lavorarci.
Comments on “Bisogna intervenire urgentemente sull’emergenza lavoro”
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Egregio Admin, pensavo fossero molto meno, allora la cosa è’ ancora più grave. Forse chi di competenza dovrebbe fare di piu
Egregio Mandrake Mascherato, le pratiche arretrate dell’Autorità, accumulatesi per una vera guerra burocratica tra pezzi dell’Amministrazione regionale, ammontano a circa 800. Se il Consiglio regionale approvasse rapidamente il Disegno di Legge n.100, la gran parte dei problemi sarebbe risolta.
Ho due pratiche edilizie depositate presso l’autorità di bacino da aprile, che metterebbero in moto circa 200000 euro, a distanza di cinque mesi ancora non se ne vede traccia. Il lavoro si crea anche con le piccole cose.
I gestore del Servizio Unico Integrato per la raccolta e incenerimento rifiuti, potrebbe essere interessante, così come l’approccio di impiego del personale da riqualificare per la gestione del territorio e perchè no, da impiegare per la cura delle strade e piazze, ma anche per la loro pulizia. L’ultimo studio di fattibilità parlava non solo per questione di costi, della necessità di almeno 3 inceneritori. Va comunque da se che quel sistema analitico ha sempre preso atto di variabili limitanti e leggi specifiche sulla movimentazione dei rifiuti stessi in ambito geografico provinciale. Ipotizzando un ATO unico per la gestione dei rifiuti, con due soli inceneritori, c’è da dire che in primis il modello avrebbe senso se si lavorasse al raggiungimento di livelli di raccolta differenziata diffusi almeno pari al 60% anche nei grandi centri come Cagliari. In tal modo è possibile che i modelli simulati, diano indicazione del fatto che la riduzione al minimo delle movimentazioni via gomma, restituiscano una economia di scala a vantaggio della soluzione a due e non a 3. In aggiunta a ciò si dovrebbe valutare la fattibilità di movimentazione via rotaia, opzione mai presa in considerazione. Ultimo punto si deve e si dovrà ripensare tutto il sistema della raccolta porta a porta, lavorando sullo sviluppo (studio di fattibilità permettendo lato costi-benefici) di soluzioni sostitutive ai cassonetti, con specifici punti di accumulo di quartiere da progettare ex novo, anche mediante un concorso di idee, perchè di fatto, uno dei punti a maggior incidenza è quello del costo della manodopera, per non parlare dell’assurdità in ragione della quale, ogni singolo comune tende a imporre l’acquisto di mezzi propri, in ragione della condivisione tra consorzio di comuni. Il primo passo è sempre quello di rendersi conto dell’esistenza di un problema, quello successivo nel saper offrire spazio alle soluzioni, anche, ri-sottolineo, con un concorso di idee da premiare, per rendere partecipi i cittadini tutti, in un progetto che li riguarda in prima persona, visto che dallo scorso 2013 sono loro a pagare il 100% del costo di raccolta, trasporto e smaltimento.
Forse sarebbe il caso di fare una riflessione sul fatto di creare lavoro:
Spesso sentiamo dire che la politica non può creare il lavoro.
Niente di più falso!!Sono proprio le scelte della politica in materia di economia che creano quel terreno fertile per gli imprenditori SERI, NON PRENDITORI..che vogliono creare occupazione e sviluppo. Abbassare i costi del lavoro, dei trasporti, creare le reti tecnologiche e infrastrutturali, legare la formazione scolastica alla vera domanda di lavoro, sia presente che futura!!
Chi le prende queste decisioni? Io dico la politica. Viviamo nell’era della Tecnica, ma la tecnica ci dice solo come fare le cose..
La politica deve dire se farle, quando e dove!!
Sopratutto la Politica deve regolare i meccanismi dell’economia, perchè il benessere il progresso e lo sviluppo, vengono fatti dalla ricerca e la produzione dei beni, non dalla speculazione economica.
L’economia basata sul movimento di capitali non crea benessere, solo la produzione di beni e il loro consumo lo fa.
Ricordo che il Signor. MARX diceva che il solo denaro non può creare il benessere, perchè non è un bene! E’ solo il suo simbolo.
Vi saluto cordialmente
Ho letto che i Sindaco di Alghero vorrebbe spacchettare Mamuntanas per creare una trentina di imprese agricole.
Ma perchè non parlarne con 3A di Arborea ed affidare ad una impresa sarda che oggi rappresenta una delle pochissime eccellenze il compito di realizzare/progettare una azienda modello che abbia una visione di caratura internazionale? Cosa lo impedisce!
Per intervenire urgentemente sul lavoro bisognerebbe anche incomunciare a capire su quale modello di sviluppo vogliamo andare.
Il Presidente Pigliaru l’altro giorno ha incontrato 30 ambasciatori, (la Nuova Sardegna ha scritto che che Pigliaru “vende” la Sardegna)ed ha detto loro che la Sardegna si propone agli investimenti esteri e per facilitare questo stiamo procedendo con le riforme per snellire le procedure ma mi chiedo (la Nuova sardegna mi perdonerà) ma cosa vendiamo? di quali investimenti parliamo, su cosa diamo certezze, sul piano dello sviluppo del turismo sostenibile? quale?, sull’energia? sul gas?, sul carbone? sul fotovoltaico? sull’eolico? sui trasporti?
Ho la sensazione che comunque stiamo continuando a parlarci addosso.
Buon lavoro Paolo, ovviamente non ce l’ho con te.
Concordo con te su tutto specie se si tratta di creare nuovo lavoro o quantomeno di mantenere l’esistente realizzando un’ unico ente e un’unica tariffa che gestisca queste strutture. Gli impianti di smaltimento in Sardegna sono ormai obsoleti e necessitano di immediati interventi di ristrutturazione. Non è accettabile e tanto meno sostenibile l’idea, che per un manipolo di pseudo ambientalisti (tra l’altro anche antidemocratici), si debbano bloccare dei progetti che sono assolutamente in regola con le disposizioni e le normative Europee e Italiane che riguardano lo smaltimento dei rifiuti, inserito tra l’altro nel piano regionale di competenza. Si rischia non modernizzando gli impianti di lasciare ai nostri figli una Sardegna con le strade e le discariche strapiene di rifiuti. E’davvero questo quello che vogliono i contrari per definizione?
Buon lavoro e addananti cun gana.
Non voglio sminuire nessuno, ma in Consiglio e in Giunta, viaggiate a velocità diverse.