L’onorevole Roberto Giachetti non è un parlamentare qualunque o un qualunque parlamentare; è il vicepresidente della Camera dei deputati della Repubblica Italiana, nonché il candidato sindaco del PD alle ultime elezioni amministrative di Roma, ma anche conoscitore delle questioni dell’amministrazione giudiziaria della Sardegna.
Sicuramente sollecitato da suoi amici o conoscenti galluresi ha presentato il 6 novembre questa interrogazione al Ministro Delrio sui vergognosi ritardi dell’Anas nel ripristino della Strada Provinciale 38 della Gallura, laddove si consumò la tragedia di Monte Pino.
La risposta del Governo è affidata alla firma del Sottosegretario di Stato Nencini (e alla sola firma, perché sono sicuro che se venisse intervistato su due piedi sull’interrogazione Giachetti, non ricorderebbe di averla firmata) ed è questa.
Che cosa dice il Sottosegretario: dopo aver ricostruito l’iter della vicenda sulla base di sole fonti ANAS e aver ricordato che la stessa Anas ha bandito la gara il 30 dicembre 2016 ma senza dire niente dell’aggiudicazione dei lavori (parla di assegnazione di punteggi a luglio 2017), afferma che si è in attesa dei pareri da parte della Regione Sardegna. In poche parole: la colpa dei ritardi è della Regione.
Il bello di questa corrispondenza di amorosi sensi è che è avvenuta pochi giorni dopo che Delrio in Sardegna aveva rassicurato tutto e tutti: «A gennaio iniziano i lavori». Da un lato dunque il paternalismo rassicurante e dall’altro lo scaricabarile di Stato.
La Regione ha risposto avantieri con questa lettera dalla quale apprendiamo che: 1) la Regione e la Provincia Olbia-Tempio sin dal 2015 avevano segnalato che Monte Pino non poteva essere ripristinata senza tener conto dell’alto rischio idraulico che l’alluvione aveva evidenziato e della necessità di farvi fronte; 2) la Regione, su indicazione dell’Anas ha dovuto modificare un Accordo di programma per trovare i 15 milioni di euro inizialmente ritenuti necessari, a spanne, dall’Anas; 3) l’Anas ha poi quantificato in circa soli 6 milioni il valore dell’opera; 4) l’Anas ha impiegato quasi due anni a predisporre il progetto e la gara; 3) il progetto era lacunoso rispetto al rischio idraulico e l’Anas ha presentato le ultime integrazioni al progetto solo il 17 novembre 2017.
È chiaro che l’opera è in ritardo per colpa dell’Anas; ma è altrettanto chiaro che il Ministero considera l’Anas un sua costola, una parte dello Stato italiano da difendere sempre e comunque, mentre considera la Regione Sardegna non un’istituzione di livello costituzionale con cui essere solidale, ma una controparte su cui scaricare responsabilità e colpe.
Avere una coscienza nazionale sarda significa non accettare questo processo di colpevolizzazione storica che è sempre orientato a farci perdere la fiducia in noi stessi. E allora va detto a gran voce: la colpa di Monte Pino è dell’Anas e del Ministero italiano che copre le responsabilità dell’Anas. L’unica dignitosa posizione politica per la Regione è chiedere tutti i giorni le dimissioni di Armani, perché la sua gestione ha inflitto alla Sardegna un blocco generalizzato dei lavori e dei cantieri (i suoi Accordi Quadro, per esempio, hanno fatto sì che i bandi per gli svincoli sulla SS 131 Nord siano per aria e che si asfaltasse a Campeda – sette mesi di cantiere per 14 km – quando le temperature sono scese sotto lo zero, cioè quando l’asfalto non si amalgama bene col fondo della strada).