Ieri Il Corriere della Sera ha pubblicato questa intervista a mons. Angelo Becciu, condannato dal Tribunale vaticano, in primo grado, a 5 anni e sei mesi di reclusione per l’acquisto del palazzo di Londra in Sloane Avenue.
La questione, potrebbe obiettare qualcuno, non è di interesse generale perché non sono molti gli interessati alle vicende vaticane. Se non fosse, però, che c’è chi è abituato a leggere i giornali stranieri e chi ha dunque potuto constatare che il processo contro Becciu è stata una grandissima occasione, soprattutto nel mondo anglosassone, per cacciare non il cattolicesimo, ma anche il cristianesimo, nuovamente nell’angolo buio dell’oscurantismo, della superstizione tenuta in piedi per garantire a un’élite di privilegiati indegni. Una narrazione non tanto a favore di Papa Francesco (ed è proprio questa reazione a non essere stata prevista da quanti hanno pensato che la gogna per uno potesse servire a salvare tutti), quanto a favore della tesi molto diffusa secondo la quale il Vaticano è la sentina del mondo.
Guardo la vicenda di Becciu da cristiano. Rivendico di poterlo fare perché non ho mai fatto parte della sua corte, dei suoi adulatori e delle sue adulatrici, ma soprattutto perché non faccio parte dei cristiani mondani, quelli da palcoscenico, né dei cristiani d’opera ‘pelosa’, quelli che iniziano a fare volontariato per amore e finiscono col procurarsi alti stipendi, convenzioni con la Regione, centri di assistenza fiscale, consulenze, centri medici, centri per il Bene del Mondo ma rigorosamente molto ben pagati; insomma, ne posso parlare perché non faccio parte del ricco esercito parassitario cattolico che appesta le finanze della Regione Sardegna.
Il primo elemento che emerge è che Becciu non ha subito un equo processo (non a caso presieduto da un ex magistrato come Giuseppe Pignatone che solo dei folli, o delle menti raffinatissime, hanno potuto chiamare a presiedere questo giudizio, dopo aver letto le carte del processo Palamara e le carte dei tanti libri sulla magistratura ai tempi di Falcone e Borsellino).
Non è stato consentito a Becciu di accedere a documenti importanti, citati dall’accusa per le sue imputazioni ma non disponibili nel processo.
Becciu Ha visto cambiare quattro volte, durante il suo processo e esplicitamente contro di lui, quello che noi chiameremmo il Codice di Procedura Penale , con violazione conclamata del principio giuridico della ratione temporis.
È stato accusato di peculato, ma non un euro è stato reperito nei suoi conti personali e i celebri finanziamenti ai familiari (tra cui la conclamata birreria e l’aiuto alla cooperativa del fratello) si sono rivelati o inesistenti o non iscrivibili sotto il segno del reato di peculato data l’attività (certificata) svolta dalla cooperativa per la Caritas diocesana.
Le due iniziative di cui è accusato (i soldi per il palazzo e i soldi alla Marogna) sono risultati entrambi istruiti dagli uffici e autorizzati dal Pontefice. Che poi Becciu si sia fatto ammaliare dalla Marogna è un’altra questione, ma, si potrebbe dire, che l’ammaliamento della Marogna sembra essere stato meno infausto dell’ammaliamento del Pontefice per la Chaoqui.
E dunque? Dunque, dietro questo processo ci sono due questioni.
La prima è che il Papa ha tentato di fare pulizia nel mondo delle finanze vaticane e lo ha fatto come lo fanno i preti, ascoltando voci, sentito dire (nessuno come i preti e i vescovi ha la loro sensibilità a ciò che si dice in giro, hanno vocazione per distillare il pettegolezzo) e poi ramazzando senza troppe cure per i dettagli. Risultato? Risultato gesuitico puro: pulizia fatta, con un po’ di vittime affidate alla misericordia di Dio. Ratzinger aveva capito tutto e sapeva che per fare giustizia e pulizia occorreva energia e sapienza, cose che a lui stavano venendo meno. Papa Francesco ci ha messo molta energia e pochissima sapienza. Le vittime sono tutte figlie del suo operato.
La seconda questione è che Papa Francesco ha un problema con se stesso: ha degli scatti d’ira che lo accecano e teme come il fuoco che gli scandali lo lambiscano. Ha mandato Pell a scontare in Australia una pena ingiusta in carcere e, con nonchalance, lo ha riaccolto a Roma quando egli, grazie a un giornalista e non grazie agli avvocati vaticani, ha potuto dimostrare che contro di lui era stata messa in atto una macchinazione estorsiva. Non si fa così: bisogna capire e discernere, non girarsi e scuotere i sandali e abbandonare le vittime alla falsa e terribile fama dei colpevoli dicendo loro di arrangiarsi.
La vicenda Becciu è uno scatto d’ira del Papa al quale Bergoglio è stato indotto da chi conosce bene i suoi riflessi pavloviani, ma anziché correggersi subito, il Papa ha cominciato a costruire un processo che più che recuperare l’efficienza e la credibilità della gestione delle finanze vaticane, ha proceduto a coprire tutti gli errori del pontefice con la ostentata colpevolezza del suo cardinale. Becciu ammette anche le sue viltà, tra le quali quella di aver registrato il Papa a sua insaputa. Il Papa non ammetterà mai le sue.
In questo contesto, ciò che non colpisce è l’indifferenza del clero sardo, un clero codino, allineato dietro il pontefice e dietro il suo errore.
Una pena.
Solo il vescovo di Ozieri ha difeso sia Becciu che se stesso, rivendicando correttezza e innocenza. E infatti vive come un parroco di campagna, isolato, circondato, appestato.
Mi fa pena la chiesa sarda, trasformata in un’agenzia turistica di pellegrinaggi campestri, nella chiesa dei ‘Cammini’ e delle conferenze, che restaura più chiese che anime, che tiene i teologi a pane e acqua, che rimanda i preti scomodi a vivere nelle case dei genitori, che non cura la formazione dei preti, che parla di tutto, ma in fondo in fondo non crede molto nella resurrezione e non ne sa parlare. Una chiesa del vuoto dove, per colmare il vuoto, si ritorna a parlare di diavoli, di inferno, di dogmi, di sottane e sottanacce, ma dove non si ha il coraggio di difendere chi non è stato messo nelle condizioni di difendersi. La vigliaccheria cristiana è molto masochista, si alimenta col suo senso di colpa, ma soprattutto è a me insopportabile.
Perlasca, dott. Maninchedda.
Ha dimenticato Perlasca.
Che nel processo, anziché l’imputato, c’è andato a fare il ditirambico cantore dell’accusa.
Così come la defenestrazione cardinalizia in anteprima mondiale, e non prima della sentenza ma ancora prima che venissero anche solo formulate le accuse.
Roba che neanche a Teheran.
Non conosco Becciu: non ho mai frequentato i potenti. Certo, da cristiana sono perplessa e agitata da quanto succede nella Chiesa: vorrei preti che sappiano vivere la parola di Dio ed essere soccorevoli del prossimo, non speculatori. Non parlo solo di lui.
Ma pensando alla mia esperienza, ricordo forse un prete che non stava sempre dalla parte dei ricchi e non contribuiva ad opprimere chi era solo, che senza invito si presentava alla casa del povero per assistere ed ascoltare. Non conosciuto di persona, per di più. Eppure credo che la perdita di carisma così evidente della Chiesa tutta sia da ricondurre alla mancanza proprio di queste figure, la cui umiltà oscurava il carrierismo dei molti. E’ un giudizio severo, ma è quello di cui sono stata testimone. Non scaglio alcuna pietra, perché vivere in questi tempi e non essere sfiorati dalla calunnia è difficile per tutti.
Non esistono parole per darti torto.
Complimenti Paolo.
Sottoscrivo ogni singola parola. Analisi lucida e veritiera. Una buona parte dei pretendenti al soglio di Pietro temeva l’ascesa del Card. Becciu e gliel’ha fatta pagare nel modo più vigliacco.
Sulla chiesa sarda lei è stato fin troppo tenero e gentile, da galantuomo qual’è, ma anche chi non fa parte di quel “ricco esercito parassitario cattolico che appesta le finanze della Regione Sardegna” ha capito bene a chi si riferisce.
Ancora complimenti!
Pattada e tutti noi pattdesi siamo certi che Don Angelino è stato “bruciato” dal papa e, soprattutto, da qualche cardinale. Magari papa Francesco avesse speso qualche……..PAROLIN…….nei confronti di qualche concorrente alla carica di papa che si sentiva scavalcato da Don Angelino
Per fortuna son finiti i tempi della Santa Inquisizione altrimenti di un povero Angelo, noto Angelino ( comunque sempre a quella somma categoria appartiene), non ci sarebbero che miseri resti inceneriti, come ammonisce la statua di un innocente posta nell’urbe in una piazza di fronte all’ambasciata di Francia. Se poi andiamo alle.origini del cristianesimo, come dimenticare che esse si basano su un errore giudiziario che portò alla crocifissione di un innocente? Qui sta il punto. Chi è più vicino a Dio, un piccolo Angelo condannato dalla giustizia vaticana o coloro che a quella stessa giustizia ne consentono e approvano l’agire, o silenti tacciono per non turbare l’ordine costituito? Affermare che la Chiesa sia fondata su un errore giudiziario e che essa sia cresciuta grazie alle ingiuste condanne di tanti suoi affiliati, pensiamo ai martiri di ogni tempo, non ritengo sia cosa corretta e giusta, ma, certamente, quando raggiungeremo il mondo dei più ( il tempo più lontano possibile) troveremo tante inattese sorprese!
Sei un Grande.
Analisi lucidissima e leale
Non ho seguito il processo Becciu,non ne conosco i risvolti positivi o negativi del dibattimento ,ma conosco ,per via della cronaca, le particolarità non proprio imitabili ,ascritte al presidente di quel tribunale . Ho rapporti costanti con Ozieri ed ozieresi che mi fanno propendere per una costruzione accusatoria quanto meno di parte . Occorreva un agnello sacrificale e lo si è trovato in Becciu ,cardinale giovane che ,dopo aver salvato la chiesa da imbarazzanti inchieste , avrà tutto il tempo per rientrare agli onori del mondo ;
Per chi volesse informarsi in modo serio e approfondito – cercando la verità nel rispetto delle persone – ho allestito questa rassegna stampa: https://andreapaganini.ch/CASO_BECCIU.html