Il Papa, a modo suo, ha chiesto scusa. Per cosa? Forse per un eccesso di severità o per un eccesso di precipitazione. Ma ha chiesto scusa.
Io, per quel poco che può significare, sto con lo sforzo papale di fare chiarezza e pulizia nelle finanze della Chiesa, nei suoi metodi, nelle sue omertà. Non mi sono mai identificato col modo di Becciu di interpretare il cardinalato, ma lo stile non è una colpa giuridica, è una forma di interpretazione. Non mi piaceva e non mi piace la sua corte sarda, ecclesiastica e laica, quella che lo collocava e lo colloca al di là di ogni possibile valutazione critica.
Ma proprio per questa distanza posso dire che non basta chiedere scusa a Becciu.
Bisogna consentirgli di difendersi.
Questa sarebbe giustizia.
In questo il Papa ha un che di monarca assoluto che disturba, compresa l’assoluta impossibilità di capire il suo umore nonostante a quell’umore si sia esposti.
C’è una questione di giustizia.
Il cardinale Pell ha dovuto difendersi in giudizio, fare la carcerazione preventiva e uscire dall’incubo delle accuse false da solo, con i suoi avvocati. Il segnale era molto chiaro: nessuna tutela per chi commette reati, nessuna protezione. Bene.
Ma quando a contestare i reati è la struttura del Papato, occorre garantire il diritto alla difesa non solo nel processo, ma anche durante l’istruttoria. Becciu ha subito una sorta di misura cautelare prima del processo e, come puntualmente accade in Italia, non si è potuto difendere, non ha potuto leggere le carte, non ha potuto contestare le ricostruzioni.
Non condivido in alcun modo la posizione di quanti hanno gridato allo scandalo quando si è chiesto a Becciu conto del suo operato; però non è più tollerabile che quest’uomo non possa difendersi e debba tacere nella faida in corso tra giornali di destra e giornali di sinistra sulla sua pelle.
Il gesto del Papa è importante, ma sarebbe stato più importante che Becciu avesse potuto prendere visione delle carte che lo accusano, avesse potuto avere la possibilità di comparire di fronte a un tribunale a porte aperte, avesse avuto un luogo di appello rispetto alla misura cautelare che ha subito, avesse potuto distinguere le sue responsabilità colpose da quelle dolose che gli vengono attribuite.
Non solo: come accade ogni volta che in un processo un innocente ritenuto colpevole smonta le accuse, occorre capire chi e che cosa le ha generate e poi chiedergliene conto. Come in altri processi, il girone di ritorno deve svolgersi compiutamente perché giustizia sia fatta.
Oggi l’imputato Becciu è stato visitato pressoché ai domiciliari da chi, ancora nel 2021, ha la sua vita in pugno. Importante, direi importantissimo. Ma ben più importante è che l’imputato Becciu possa difendersi, possa dimostrare che se certamente non perfetto, non per questo è colpevole. Dopo di che, lui continuerà a essere un principe della Chiesa che alcuni non frequenteranno, ma della cui libertà, se minacciata, come di quella di ogni uomo, ci sarà sempre qualcuno che non cesserà di occuparsi.
Condivido, segnatamente il riferimento ai modi da monarca assoluto del Papa, alla sua precipitosa assunzione di talune, gravi prese di posizione, prossime a quelle di un qualsiasi Capo di governo che non al Pontefice. Modi distanti, almeno per me, alla ispirazione che mi attendo dal Vicario di Cristo.