di Paolo Maninchedda
Ieri a Verona, durante il “Job&Orienta” è stato dato l’annuncio dal direttore del dipartimento di Innovazione e education di Confindustria (normale canale di comunicazione governativa all’epoca del Principato) che il Governo ha sbloccato 3 miliardi del Pon Istruzione 2014-2020. Fin qui tutto bene. I soldi saranno così divisi: 2 miliardi alle regioni in Convergenza (dove c’è anche la Sardegna) e 1 miliardo per le altre regioni d’Italia. Altre notizie ci dicono che dobbiamo essere molto bravi (ed è giusto che sia così): infatti ci sarà l’integrazione delle fonti di approviggionamento del Piano, in modo che due fonti (Ue e Regione per esempio) non si sovrappongano sullo stesso obiettivo.
Poi c’è la perlina: aumenteranno i soldi destinati a favorire esperienze on the job al Nord di studenti del Sud. Evviva! Nella programmazione 2007-2013 sono stati 180.000 gli studenti meridionali che hanno fatto esperienze di lavoro incentivate al Nord. Adesso aumenteranno. Ma lo Stato non fa queste cose a caso. La scuola di Giolitti sull’abuso di Stato sul Sud a favore del Nord ha formato legislatori e legislazioni. Infatti, nel riparto del Fondo di Funzionamento ordinario delle Università italiane, il paramentro che penalizza di più le università sarde è l’indice di occupabilità dei neo-laureati, ovviamente bassissimo in sardegna. Quindi lo Stato penalizza le università per la penuria di imprese nell’Isola e incentiva gli studenti sardi a fare esperienze di lavoro nella penisola. Questa è l’Italia. Il coordinamento delle leve importantissime di istruzione, fisco, ricerca, sono tutte nelel mani dello Stato che le usa per il Nord. Amen!