Massimo Gramellini, durante la sua trasmissione tv “In altre parole”, ha dedicato il suo monologo al gesto del signor Marco Vizzardelli che, in un attimo di silenzio, poco prima che iniziasse la nuova stagione della Scala di Milano, ha gridato dal loggione, alla presenza del presidente del Senato Ignazio La Russa, “Viva l’Italia antifascista” e poi è stato identificato dagli agenti della Digos.
Gramellini, al termine del suo monologo ha tirato fuori la carta d’identità, si è dunque identificato, e ha ripetuto “Viva l’Italia antifascista”.
Però, c’è una grande differenza tra i due gesti: il primo è coraggiosissimo, bello, pulito, elegante e forte; il secondo abusa del prestigio del primo.
Non so quanti conoscano i litri di adrenalina che invadono le vene di chi si accinge a una protesta pubblica poco prima di realizzarla. Sono secondi duri. Bisogna essere coraggiosi per protestare o manifestare con dignità.
Nessuno ti protegge.
Sei da solo e hai tutta la responsabilità di ciò che dici o fai.
Hai mille voci interiori che ti dicono di non farlo e una sola che ti costringe a farlo, perché diversamente non ti senti degno di esistere.
E poi bisogna anche saper stare con dignità di fronte alla Polizia. Molti chiacchierano di onore, ma pochi lo sanno interpretare quando si trovano di fronte un potere.
Rifare il gesto in tv, senza rischi, nella propria trasmissione, senza polizia e benpensanti intorno, è una performance artistica, non un atto di civiltà e coraggio.
Non intendo dubitare della buona fede di Gramellini.
Ma voglio dire che gli atti eroici non sono ripetibili.
Si può salire sulle spalle dei giganti, ma non per scimmiottare ciò che hanno fatto loro.
Ciò che è loro, è loro; se si necessita di grandezza, la si deve costruire in proprio.
Credo Ignazio non abbia capito il mio commento. Pazienza. Vedere sfumature diverse o pensarla diversamente non è far torto a nessuno.
Caro Professore
Ogni tanto condivido integralmente i tuoi messaggi, le tue sottolineature su aspetti particolari dei fatti. Il tuo aprire finestre su visioni alternative a quelle preconfezionate.
E’ vero: emozionarsi e coraggiosamente – in pubblico – esprimere con tutto il proprio fiato ciò che non si deve, non si può sentire o dire.
Il mio pensiero corre al Concertone del primo maggio 2021 (https://youtu.be/BxVGaflxFrc?si=lkxNYuYSVhFCq-sC).
Fedez, un ragazzo, esprime una vibrata protesta contro le polemiche innescate sulla discussione del DDL Zan.
E’ una star, in effetti. Tuttavia la sua emozione è fortissima: sta parlando in diretta su RAI 1 affrontando una posizione netta, decisamente contraria al pensiero perbenista e alle falsità che avrebbero affossato il DDL.
E’ una star, è vero. Magari siamo portati a pensare che lui potrebbe dire tutto: evidentemente così non è. Contrapponendosi al pensiero dominante è stato sicuramente consapevole di dover attendere anni per essere nuovamente invitato alla manifestazione.
E’ stato coraggiosissimo. Ecco il coraggio.
Invece, a commento dei commenti sulla pubblicazione di oggi. I primi tre interventi hanno un comune denominatore: il MA.
Sempre a polemizzare. E’ anche bello condividere le idee.
Molti saluti.
Ignazio S’Antigu
Alfio, Primo Levi li definiva due inferni ma li differenziava non tanto per i numeri ma per il livello di pazzia umana che li aveva immaginati e realizzati. “Il Gulag fu prima di Auschwitz è vero; ma non si può dimenticare che gli scopi dei due inferni non erano gli stessi. Il primo era un massacro fra uguali; non si basava su un primato razziale, non divideva l’umanità in superuomini e sottouomini: il secondo si fondava su un’ideologia impregnata di razzismo. Se avesse prevalso, ci troveremmo oggi in un mondo spaccato in due, ‘noi’ i signori da una parte, tutti gli altri al loro servizio o sterminati perché razzialmente inferiori. Particolari esemplari di questo disprezzo sono il tatuaggio e l’uso nelle camere a gas del veleno originariamente prodotto per disinfettare le stive invase dai topi“. “L’empio sfruttamento dei cadaveri, e delle loro ceneri, resta appannaggio unico della Germania hitleriana, e a tutt’oggi, a dispetto di chi vuole sfumarne i contorni, ne costituisce l’emblema.”
Per il resto concordo con lei sull’anticomunismo, ma per i profondi effetti negativi che tutti i regimi fondati sulla prevaricazione dell’autorità nei confronti delle libertà individuali producono sul progresso civile dei popoli.
Non vedo dove stia l’atto di “coraggio” del signore che ha gridato alla Scala.
Non viviamo ne in una dittatura fascista ne in una comunista, ognuno può gridare quello che gli pare. Il presunto fascismo (o comunismo) è, come la malizia, negli occhi di chi guarda.
Bellissimo articolo. Il coraggio è di chi parla sapendo che il suo interlocutore è maldisposto, ambiguo, e cerca di farti cadere in contraddizione piuttosto che ascoltarti, ti interrompe, cerca di confonderti.
Il coraggio è di chi parla sapendo che i giochi sono tutti fatti, che non ci sarà un arresto eclatante, ma solo manovre, chiacchiere, per delegittimarti e fare di te una macchietta.
Il gesto alla Scala sa di un tempo diverso: un anarchico che grida.
Il nostro tempo è del sotterfugio, della verità inquinata e prefabbricata, di un governo poliziesco delle cose, sotterraneo, infido. Come proteggersi? Temo non si possa. Le presupposizioni sbagliate dei nostri interlocutori avvelenano ogni possibilità di scambio democratico. Vale per i nostri organi governativi, i partiti e giù giù sino all’amministrazione di un condominio! Vivere onestamente è davvero eroico.
Al verdi di Sassari tutto il loggione si sarebbe unito a marco vizzardelli e avrebbe fatto tremare i vetri e il parco reale dove stava il portoghese.
Viva l’Italia antifascista ma anche ANTICOMUNISTA. Perché questo buonismo radicalchic verso i comunisti che in quanto a genocidi, deportazioni, persecuzioni, torture e lagher hanno fatto e continuano a fare morti con numeri enormemente superiori ai nazisti?
Ma il signore per cosa stava protestando? Dove sta l’eroicita del gesto posto che un giorno si e l’altro pure qualcuno in Italia grida la stessa frase. Anche in pubbliche manifestazioni. . O vogliamo dirci che sia vietato e pericoloso gridare viva l’antifascismo? Trovo più eroico oramai accettare l’esito di elezioni democratiche.
Bello. Ci vuole coraggio. Ma può essere inutile quando il tuo gesto viene sporcato dalle interpretazioni altrui. Bello sarebbe che tutti potessero sentire le tue parole, sentire in esse la protesta contro l’ingiustizia e la sua forza.