Indovinate chi c’è agli ultimi posti della classifica nazionale delle regioni nelle quali le aziende sanitarie sono più trasparenti? Vabbè, vi piace vincere facile: la Sardegna in buona compagnia con Molise, Calabria e l’immancabile Campania finisce in fondo alla classifica alla vigilia della Giornata mondiale contro la corruzione che si celebra domani, 9 dicembre. Le associazioni Libera e Gruppo Abele, all’interno della campagna di monitoraggio ‘Riparte il futuro’, stanno facendo le pulci alle 237 Asl – macchine notoriamente ciucciasoldi e spargipoltrone – sparse in tutt’Italia.
In pratica, l’indagine verifica l’applicazione della legge 190 del 2012 che prevede che entro il 31 dicembre le Asl debbano nominare il responsabile locale anticorruzione, pubblicare on line il Piano triennale anticorruzione e fornire informazioni complete sulla sacra triade dei direttori, generale, sanitario e amministrativo. E che mai una buona notizia per la nostra sconquassata Isola eterno ostaggio delle sue stesse debolezze e degli italioti magheggi politici: nel disastroso piazzamento la precede solo il Molise che, con la sua unica azienda sanitaria non ha ancora attuato nessuno degli interventi previsti dalla legge. La Sardegna conta appena il 12% delle aziende trasparenti, lontana anni luce dalla sorprendente performance di Basilicata (con il 76% di aziende trasparenti) e Friuli Venezia Giulia (69%), prima e e seconda delle regioni più virtuose. Superano la soglia del 50% la Lombardia (58%) l’Abruzzo (53%) e il Piemonte (51%), seguite dalla Liguria (50%). C’è invece ancora molto lavoro da fare, invece, oltre che in Sardegna anche nelle Marche(14%), in Calabria (15%) e in Campania (19%).
Può cambiare qualcosa dopo le elezioni regionali di primavera? Dipende dai sardi, se sceglieranno di essere ancora ostaggio dei partiti italiani o se invece vorranno finalmente scegliere di diventare sovrani di se stessi.