Oggi i quotidiani sardi non considerano l’intervista televisiva del Papa di ieri meritevole di un richiamo in prima pagina. Se ci fosse stato bisogno di una conferma sul provincialismo del localismo informativo, questa non poteva essere migliore.
Viceversa, i giornali della Destra italiana attaccano Francesco; quelli della sinistra lo lodano per ragioni opposte (convinti che dia loro ragione), ma non ne capiscono veramente nulla. I vescovi lo sopportano e lo temono, ma non lo imitano.
Il primo problema è che non si sa più raccontare il sacro, cioè quel luogo dove ancora sono vive le domande che un uomo pone e si pone ribellandosi ai limiti del proprio corpo e cercando risposte a un bisogno insopprimibile di assoluto, di durata, di equilibrio, di giustizia e pace, di felicità. Il Papa è uno di quelli che ha scelto di vivere dentro il rischio di queste domande. Come si può pretendere di raccontarlo a prescindere dalla sua scelta fondamentale è veramente un mistero. Come ci sono persone che vivono interamente nella storia, che pensano che tutto si compia qui e che quindi misurano la razionalità delle azioni sul successo (se vinci hai ragione, se perdi hai torto), ve ne sono altre che pensano esattamente il contrario, che pensano che il centro significativo del reale sia altrove e che le azioni significative passino sempre, in questo mondo, per il paradosso di ciò che nella storia può apparire irrazionale, folle, paradossale e perdente. Il Papa si chiama Francesco non a caso. Come accidenti si possa pensare di raccontare il Papa senza accettare di raccontare il suo punto di vista religioso è veramente incomprensibile.
Il Papa è cristiano. Pensare di parlare di un cristiano non parlando di Cristo è un’altra delle pretese incomprensibili. Per un cristiano, Cristo accade ogni giorno. Cerco di spiegarmi. Se noi immaginiamo che in uno stesso momento o istante che dir si voglia accadano tantissimi eventi, riusciamo a cogliere come il tempo abbia uno spessore che da singoli non riusciamo a percepire, perché per ognuno di noi il tempo è lineare, scorre in avanti non in profondità. Ebbene, così come si sta capendo che l’universo è nato dal nulla con un’esplosione che nei primi istanti era minuscola, così si sta capendo che la resurrezione – un evento incomprensibile per la prima comunità cristiana, al punto che l’ha raccontata caoticamente, senza nascondere le sue confusioni – è un evento che o riguarda il passato e il futuro ed è capace di dare senso a tutto (esattamente come il big bang è la chiave della comprensione della natura) o non è. E siccome per i cristiani è, ogni giorno per un cristiano è stare di fronte a Cristo, piaccia o non piaccia. Sarebbe opportuno, parlando di cristiani, riparlare di Cristo, e invece no.
Questo ha portato a non cogliere il concetto più profondo espresso da Bergoglio.
Il Papa ha parlato del diritto al perdono da parte di chi lo chiede.
Questo diritto è fondato sulla pretesa cristiana di non rimanere prigionieri delle proprie azioni, perché c’è Uno che se lo chiedi ti prende per i capelli anche quando sei sotto un metro del fango che tu stesso ti sei prodotto. Il male sanzionato è un male governato, cui si impedisce di agire, e va bene. Ma il problema è risolvere il male, non solo isolarlo. La strada è digerirlo, soffrire per risolverlo. Questo è il perdono.
La Giustizia umana crea un equilibrio tra azione e sanzione e da lì non si scappa. I cristiani, invece, hanno fatto santo quello che li ammazzava e affidato a lui la prima teologia. Una società che ha bisogno di superare il male e il dolore, da dove vuole ripartire, dalla soddisfazione per la pena?
Non basta, serve, ma non basta.
Forse si pensa che di questo non si debba parlare sui giornali?
E allora si continui a raccontare fesserie.
È simpatico vedere i ricchi, perché i giornali sono dei ricchi (e Seneca diceva, con qualche fondamento, che i ricchi veri sono i ladri che hanno rubato di più), spendere per nutrirsi e nutrire del nulla.
Grandi differenze da chi si esponeva al balcone con il criminale Pinochet. Può stare con Giovanni Bosco, Guido Maria Conforti, Luigi Sturzo.
Ma anche con Alcide De Gasperi, Antonio Gramsci, Enrico Berlinguer.
Eviva Paba Frantziscu!
Sos cristianos (ma no ca no semus animales, antzis própriu ca semus zente!) si amus de fàghere est a èssere próprius cristianos.
Sinono, chentza èssere animales, semus unu bellu pagu a s’animalina mancari batizados.
E si nos daet ifadu s’umilesa de Paba Frantziscu est menzus chi pessemus a irbarriare su muntone mannu de presunziones.