Banche. Le banche si ritirano da Barcellona e l’Unione Europea non dà alcuna copertura alla volontà della Catalogna di istituirsi in Stato indipendente.
Tutto come da copione. Le banche, grandi beneficiari-interpreti dell’interconnessione globalizzata, censurano ogni tentativo con in quale si tenta di trasformare le piccole realtà da consumatori-spettatori della globalizzazione a interpreti-regolatori.
Mi son chiesto che cosa farebbe il Banco di Sardegna se la stessa cosa accadesse in Sardegna. Ma mi sono dato una risposta articolata: se a guidare la banca fossero i sardi della Fondazione di Sardegna, la sede legale rimarrebbe in Sardegna, posto che lo scopo della Fondazione nella guerra guerreggiata delle banche italiane è già oggi quello di restituire peso alla Sardegna nel sistema bancario italiano. Se invece fossero gli emiliani e i loro alleati, allora ragionevolmente la sede verrebbe trasferita, o meglio, si farebbe l’ultimo atto del trasferimento già avvenuto in questi anni.
Ma la cosa più interessante del nostro sistema bancario è ciò che ieri ha comunicato la Bce, e cioè la fine della sua clemenza sui Non performing loan, detto in italiano: i crediti inesigibili. Sapevo perfettamente che si sarebbe arrivati a questo punto e sapevo altrettanto perfettamente che Confindustria & Co avrebbero reagito come oggi reagisce il Sole 24 ore, cioè con irritazione e spavento.
Ma, c’è un ma. Io ricordo perfettamente lo scontro durato tre anni e conclusosi solo poco prima che io mi dimettessi dalla Giunta regionale, tra me e le banche sui cosiddetti crediti inesigibili di Abbanoa e sul suo rating bancario. Abbanoa passò per una cura durissima di disciplina interna, di modifica delle sue procedure, di aumento dei ricavi, di ristrutturazione del suo debito, ma alla fine uscì dalla centrale rischi con le sue forze. Bene, al fianco di Abbanoa non c’era il Banco di Sardegna, volatilizzatosi ai primi soffi di maestrale. Oggi è giusto chiedere al Banco: quanti Npl avete in pancia? Quanti crediti inesigibili avete in pancia voi che mi avete costretto a un nuovo bando sui mutui prima casa perché pretendevate di non rinegoziare i mutui, ai sensi del decreto Bersani, prima della scadenza dei dieci anni di abbattimento degli interessi da parte della Regione? Facciamo un’operazione trasparenza come quella di Abbanoa, fatta in piazza e dolorosissima, con il fardello della magistratura sempre con le fauci aperte sulle coronarie di amministratori e politici. Io sono certo di una cosa: se la Sardegna fosse alle soglie della sua indipendenza, l’attuale Banco di Sardegna trasferirebbe la sede in Emilia, Banca Intesa la trasferirebbe a Cagliari, perché la prima lucra sulla posizione acquisita negli anni, la seconda fa affari veri.
Unione Europea. Il commissario europeo all’economia, il francese Pierre Moscovici, ha dichiarato: «Una Catalogna indipendente non sarebbe membro dell’Unione europea. L’Unione europea conosce un solo Stato membro: la Spagna». Puntuale come una cambiale è arrivata la dichiarazione che personalmente ho sempre sostenuto sarebbe stata data dall’Ue. Ho sempre detto e continuo a ripeterlo che l’Europa non è a favore dell’autodeterminazione dei popoli. Durante la guerra del Kosovo, all’interno del Consiglio dell’Alleanza atlantica (della Nato, per intenderci) la Spagna che oggi nega l’autodeterminazione ai catalani, era contrarissima all’autodeterminazione dei kosovari. L’Europa da sempre teme moltissimo la modifica dei suoi confini interni, vi intravede solo fastidi e guerre. Ma viene da chiedersi, e lo stiamo chiedendo a diverse forze politiche, se si ritiene sostenibile che l’Europa difenda la cristallizzazione attuale dei poteri. È una posizione irrazionale e insostenibile, che rischia di portare l’Europa in una crisi irreversibile. L’Europa deve riscoprire una vocazione federalista che non è attualmente rappresentata dalla configurazione degli Stati membri. L’Europa attuale è un ‘alleanza di egemonie che vacillano nelle loro fondamenta. Come si rende dinamica l’Europa? Come di immagina che possa cambiare nel corso dei secoli? O si pensa che la Catalogna, la Sardegna, la Corsica, i Paesi Baschi, la Scozia ecc. siano da ritenersi incardinate in un sistema politico istituzionale definitivo? Se non è così, perché è troppo stupido, come si immagina di rendere aggiornabile e modificabile il sistema e gli assetti dei poteri in Europa? Questo è il tema in questi giorni. Non basta dire sempre e solo No, occorre dire a che cosa si è disposti a dire Sì. Gli indipendentisti democratici sardi stanno ponendo questa domanda: a quale incremento di poteri della Sardegna si è disposti a dire Sì? Noi siamo contro gli strappi, le fughe in avanti, le mobilitazioni inconcludenti, ma siamo molto di più ostili all’immobilismo e al retoricismo della questua, della lamentela, del rivendicazionismo, per lasciare poi le cose esattamente come sono da sessant’anni. Si dica su quale frontiera noi indipendentisti, i progressisti e gli autonomisti possiamo incontrarci, ma deve essere una frontiera più avanzata di quella attuale. Dire che l’assetto attuale è definitivo, conveniente e rassicurante, non è solo irrazionale, ma anche una forma sottile, sghemba e subdola di tradimento dei doveri che la storia ci impone.
Anas. Ieri è circolato negli ambienti professionali il testo della lettera dell’Anac al Ministero delle Infrastrutture sugli appalti sardi sulla SS 131.
Dopo un’introduzione un po’ cerchiobottista, l’Anac assume una coraggiosa presa di posizione contro il bando Anas sugli svincoli sardi.
L’Anac da una parte afferma che l’Anas ha legittimamente bandito la gara in difformità alle norme del nuovo Codice degli Appalti, in ragione del fatto che la nuova disposizione è entrata in vigore tre giorni dopo la pubblicazione del bando di gara sardo. Come pure afferma che è pienamente vigente l’estensione dell’utilizzo dell’istituto dell’Accordo quadro previsto dall’art. 54 del Codice degli Appalti.
Dall’altra parte però censura duramente la volontà dell’Anas di procedere all’aggiudicazione dell’esecuzione dei lavori senza prima aver definito la relativa progettazione, che è esattamente ciò che contestavamo noi. Questa scelta ha inciso sul numero e la qualità delel aziende che si sono presentate e inevitabilmente anche sulle offerte presentate. Più o meno lo stesso quadro devastante che si è realizzato con la Sassari-Olbia, dove non ha vinto alcuna impresa sarda, e che si sta realizzando grazie allo stretto controllo esercitato prima dalla struttura commissariale delal Regione e poi dal Comitato di attuazione e sorveglianza (oltre per il fatto non banalissimo che la borsa è gestita sadamente dalla Regione).
Dice testualmente l’Anac che il ricorso all’accordo quadro «pare presupporre che siano stabilite tutte le condizioni dell’affidamento e, dunque, anche quelle concernenti le modalità con cui dovranno svolgersi le prestazioni o le opere che saranno aggiudicate, potendo restare indefinite le sole quantità che saranno effettivamente richieste dalla stazione appaltante». Ciò in particolare dovrebbe valere quando l’accordo quadro sia stato sottoscritto con un unico aggiudicatario, in quanto l’ipotesi in cui lo stesso non contenga tutti i termini che disciplinano la prestazione dei lavori, dei servizi e delel forniture è riferita (nell’art. 5 comma 4 lett. c) del d.lgs 50/2016 – solo all’accordo sottoscritto con più operatori economici, tra i quali infatti è necessario riaprire il confronto competitivo.
L’Anac procede smentendo categoricamente l’Anas («si tratta di nuove opere e non solo di manutenzione, seppure straordinaria») e poi giunge al punto più rilevante per noi, perché sottolinea gli effetti negativi sulla concorrenza tra le imprese prodotti dal bando:
«Pertanto, nel caso di specie, trattandosi di nuove opere e di manutenzione straordinaria, la stazione appaltante, pur non avendo fornito alcuna indicazione sul punto nell’ambito della documentazione di gara, non potrà esimersi dal predisporre una progettazione esecutiva prima dell’esecuzione dei lavori.
Tuttavia, detti progetti non hanno potuto essere oggetto di valutazione da parte degli operatori economici aggiudicatari che hanno già partecipato alla procedura di aggmdicazione e formulato la propria offerta solo sulla base della incompleta documentazione di gara; come già accennato, quest’ultima comprendeva, infatti, solo una dettagliata descrizione delle singole lavorazioni e un elenco rappresentativo di quelle che saranno comprese in ciascuno dei successivi specifici appalti (Corografia dei Luoghi, elenco Prezzi; elenco prezzi sicurezza; capitolato generale, capitolato speciale; schema rappresentativo dei lavori in appalto).
Tale circostanza potrebbe aver determinato la riduzione del numero dei partecipanti; infatti, pur trattandosi dell’aggiudicazione di un contratto per un importo molto rilevante, pari a € 126.225.000,00, complessivi ed a € 45.000.000,00 per ciascun lotto, da verifiche effettuate risulta che hanno versato il contributo per la partecipazione per il lotto n. 1, nove operatori economici, per il lotto 2, cinque operatori economici, mentre per il lotto 3, quattro operatori economici.
Inoltre, si osserva che la predisposizione della progettazione è necessaria per individuare esattamente la categoria e le classi dei lavori che devono essere affidati e conseguentemente per fissare correttamente i corrispondenti requisiti di partecipazione, evitando di restringere ingiustificatamente il numero dei possibili partecipanti.
Infine, si rileva che la mancata adeguata definizione dell’oggetto dell’appalto, mediante la progettazione potrebbe aver impedito ai partecipanti di offrire alla stazione appaltante un prezzo più conveniente».
Ed ecco la conclusione, con cui l’Anac dà ragione al Ministero italiano:
«In ragione delle considerazioni che precedono, si concorda con quanto concluso dal competente Dipartimento di Codesto Ministero, riguardo alla necessità che l’aggiudicazione di nuove opere ed interventi di manutenzione straordinaria awenga nel rispetto della disciplina sulla progettazione, anche in caso di ricorso allo strumento deli’accordo quadro; ciò in quanto, ove pure si ritenga che le modifiche apportate dal nuovo codice alla disciplina dell’accordo quadro abbiano l’effetto di estenderne l’ambito di applicazione alla manutenzione straordinaria ed ai lavori, restano fermi gli obblighi di progettazione previsti dallo stesso codice».