Cominciamo col capire i numeri.
Citiamo dati che siano esemplari, cioè che abbiano la capacità di raccontare se non il tutto, buona parte del tutto.
Guardiamo chi ha votato e chi no, perché il dato complessivo di affluenza alle europee dei sardi (oggi il genio Marco Meloni, a elezioni svolte, si accorge che la Sardegna ha bisogno di un seggio a sé stante. Meglio tardi che mai. Ma è impegno o furbizia?) è oggettivamente basso.
Come sappiamo, in Sardegna è andato a votare solo il 36,89% (504.418 persone).
Senza il contestuale svolgimento di un turno di amministrative, gli elettori sarebbero stati molti di meno, perché anche Sassari, Cagliari e Alghero si sarebbero attestate intorno al 30%.
Come si è comportato l’elettore che ha votato sia per le amministrative che per le Europee?
Prendiamo Cagliari.
Il Pd prende il 27,68%; il Movimento 5Stelle il 12,31%; Alleanza Verdi e Sinistra l’11,58%.
Alle amministrative di Cagliari: il Pd prende il 15,76%; Il Movimento 5 Stelle prende il 5,56%; Alleanza Verdi e Sinistra il 6,77%. In compenso, i Progressisti prendono il 14,73%. Alle europee, a sinistra, in tre hanno realizzato il 50%; alle amministrative in quattro superano di poco il 40%.
La prima lettura è che, a parità di voti presi (poco più di 40.000 in entrambe le consultazioni) i Progressisti hanno vampirizzato gli altri partiti perché sono un partito urbano più degli altri, anzi, sono un partito specializzato su Cagliari, ma anche perché hanno fatto di tutto per esprimere il candidato sindaco. Il tema è: quanto conta in queste dinamiche la convinzione e quanto la relazione?
Se badiamo ad un altro ambiente urbano, godereccio quanto e più di Cagliari , cioè Olbia, lì solo il 25% della popolazione è andata a votare. Vanno a votare, ormai, i circuiti di relazione, quasi più quelli di convinzione.
Prendiamo Sassari
Il Pd prende alle Europee il 23, 90%; il Movimento 5 Stelle il 20%; Alleanza Verdi e Sinistra l’11%.
Alle amministrative il Pd prende il 20,45%; il Movimento 5 Stelle 6,41%; Alleanza Verdi e Sinistra il 7,99%.
Ne consegue che a Sassari più che a Cagliari il Pd è l’asse della coalizione, ma anche che ha vinto le elezioni studiando bene le altre liste civiche collegate.
Prima osservazione generale: il Movimento 5 Stelle in Sardegna non ha classe dirigente riconosciuta, ma ha ancora ampio consenso politico generale. Diciamo che la Sardegna, come fanno sempre le aree isolate, mantiene ancora il ricordo del reddito di cittadinanza che le altre regioni d’Italia hanno dimenticato. La differenza tra europee e amministrative non depone a favore di un positivo riconoscimento di leadership alla presidente Todde, avvertita ancora come estranea catapultata in Sardegna. Altri due o tre mesi di cura Bartolazzi e Gasparetti (altro che casco!) e la avvertiranno come avversaria.
Seconda osservazione: il Pd si è rafforzato moltissimo e dunque farà il barrosissimo. Dobbiamo aspettarci mesi e anni di ostentata sufficienza, di sfacciata prevalenza. Il Pd ha imparato a usare a proprio favore, e per di più con una classe dirigente culturalmente molto più debole di quella del passato, le regole del bipolarismo. Non si preoccupano più di avere buone idee e di vivere coerentemente con esse; no, si preoccupano solo di essere percepiti come l’unica alternativa al Centrodestra. È triste ma è così.
L’indipendentismo democratico e non eversivo come prospettiva culturale e politica di diritti e di doveri, è stato schiacciato dal bipolarismo (che sta cambiando la testa degli elettori), ma con lui è stata schiacciata anche la militanza culturale seria, ogni ambito di riflessione e di impegno; tutto è solo tattica, posizionamento e arrivismo, col cinismo che è assurto a realismo. Sarà dura inventare una strategia che consenta di riavere campo.
Europee
Elettori: 1.367.538 | Votanti: 504.418 (36,89%) |
Elettori: 127.778 | Votanti: 73.486 (57,51%) |Cagliari
Comunali Elettori: 132.312 | Votanti: 73.582 (55,61%)
Giuseppe Aresu,con molto rispetto. Basta con colonialismo fascismo e proletariato. Sono argomenti, andando bene, del secolo scorso ma forse anche di due. Argomenti da élite intellettuale un po autoreferenziale. Argomenti che oramai interessano una percentuale bassissima della popolazione. Che non apportano niente alle idee su come risolvere i problemi e che quasi paiono come alibi alle nostre responsabilità.
Il fatto che noi isolani in quanto “isolati” arriviamo a “cumprendoniu” in ritardo poteva valere per un lontanissimo passato quando nei nostri paesi le novità e la posta arrivava cun ” su postali” , oggi siamo evoluti o involuti ma i motivi della tenuta del M5S merita un analisi diversa … È altresì ripetitivo il racconto della Todde come alieno sceso in terra sarda , poteva avere un senso in campagna elettorale , ha meno senso se accettiamo il voto come espressione democratica , ameno che non vogliamo far intendere che la metà dei sardi siano dei coglioni …. Il problema non è il bipolarismo , o meglio non solo , il problema è l’assenza di progetti credibili capaci di attrarre consensi per avere un peso maggiore per fare sintesi con i partiti nazionali . Chiudo facendo uno stupidissimo riferimento sportivo …….Molti di noi sardi e sportivi sogniamo un Cagliari forte e composto solo da atleti sardi , campa cavallo che …….. ❤️💙 Buona serata ..
Grazie.
Che tristezza, non ci rimane (per ora) altro se non un puro religioso silenzio.
Buongiorno, mi permetto di partecipare, con i tormenti di chi continua a sognare “che c’è un’isola possibile”.
Sul comodino di casa giaceva sepolto il libro di Ugo Dessy – EDUCAZIONE POPOLARE COME MOVIMENTO DI LIBERAZIONE IN SARDEGNA, pubblicato da Alfa Editrice negli anni novanta.
Questo volume aspettava di essere letto, una volta risolto il timore di dovere impegnarmi in una lettura lunga, lenta, impegnativa, difficile e faticosa.
Nella presentazione di Elisa Nivola: “… Lo storico non si pone come unico interprete e attore… della costruzione storica, ma come ANIMATORE e interlocutore di soggetti sociali dotati di immaginazione e memoria, produttori del senso della propria storia e del possibile futuro… dobbiamo forse ripensare l’idea del tempo ciclico e dell’intelligenza multifattoriale: memoria storica e memoria poetica, immaginazione creativa e inventivita’ etico-estetica ci orientano al futuro, alle nuove categorie del mutamento possibile”.
Richiamano l’attenzione del lettore gli stralci dell’analisi fatta dall’autore,… “Realtà della mia terra – un’isola trasformata in area di servizi militari, petrolchimici di bassa forza e di sperimentazione di tecniche repressive e di pericolosi ritrovati della tecnologia… interventi COLONIALISTICI della cultura egemone allo scopo di disgregare, folclorizzare, mummificare la cultura sarda”.
…” È ancora aperto il dibattito sulla definizione del rapporto sviluppo-sottosviluppo, in cui rientra la definizione del concetto di colonialismo … Sono arrivato da un pezzo alla conclusione che un paese colonizzato è sempre sottosviluppato, che ogni sottosviluppo dipende da una situazione di oppressione e sfruttamento a opera di classi egemoni interne o esterne, e ancora che non esiste sottosviluppo senza sfruttamento”.
…”Tuttavia, i partiti vecchi e nuovi della nostra sinistra rifiutano di riconoscere questa realtà come coloniale – un rifiuto che è la logica conseguenza delle scelte politiche dei vertici di questi partiti, che hanno fatto della scalata borghese la loro unica ragione di essere…”
Questi limitati stralci della prima parte del libro, aiutano ad immaginare un “possibile futuro”, se si riesce a strappare questa pianta che intossica il vivere comune. ⁸
Nel secondo capitolo è chiara la posizione dell’autore sul regime fascista: “… Definire la caduta del fascismo, della dittatura e della tirannia è una mistificazione che serviva e serve a dare al popolo la falsa sensazione di essersi liberato …una mistificazione che ha dato e dà alla consorteria al potere l’opportunità di manovrare”.
…”Il vecchio fascismo si è trasformato in un nuovo fascismo. La sostanza del vecchio è rimasta inalterata, si è modificata nelle forme… È rimasto lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il privilegio di pochi sulla miseria di molti, l’oppressione dello Stato e la violenza repressiva delle sue istituzioni in funzione della conservazione del capitale e del privilegio”.
Se guardo ai giorni nostri, ai contratti di lavoro e alla costante perdita del potere d’acquisto, oppure al regolare funzionamento del processo che consente il cambiamento dello stato sociale e l’integrazione tra i diversi strati che formano la società, non posso notare i bastioni posti a difesa dei privilegi e la totale assenza della valutazione del merito personale.
Dal secondo e superando i restanti capitoli, che riferiscono e analizzano esperienze di educazione popolare, centri di cultura, “venditori di fumo”, strappo stralci dalle tredici pagine di conclusioni dell’autore.
…”Le conclusioni di questo lavoro, facendo propria quella analisi della realtà sarda che definisce “colonia” la nostra Isola, vorrebbero date alcune indicazioni di ordine ideologico e pratico per stimolare “dall’interno” e ” dalla base” un movimento che promuovendo l’educazione popolare, dia coscienza e strumenti alla lotta di liberazione degli oppressi. La realtà della Sardegna è la realtà di una colonia… Si configura un processo di crescita socio-economica frenato, deviato deforme che è in pratica il processi di sviluppo tipico dei paesi sottosviluppati (cioè sfruttati) … La struttura sociale sarda è caratterizzata dalla presenza di ceti e non di classi…nelle zone interne, a economia prevalentemente pastorale, si è costituito un ceto di possidenti, di usurpatori della terra, che ha vissuto ed è cresciuto parassitariamente… nelle zone costiere … il discorso non cambia: Ceti egemoni sono il proprietario terriero, il commerciante… ceti parassitari che vivono del lavoro del bracciante agricolo, del pescatore… i ceti possidenti e parassitari del mondo pastorale e agricolo costituiscono quella forza di mediazione tra invaso e invasore che viene definita “borghesia compradora”, configurano come in ogni situazione coloniale, una duplice forma di subordinazione del popolo… davanti ai ceti dominanti indigeni (sorretti dalle leggi… del colonizzatore) e alla borghesia o alle èlite del paese colonizzatore.
… Non si è mai visto in Sardegna un processo di industrializzazione autonomo, che non fosse cioè l’industria per lo sfruttamento ( e la rapina) delle risorse naturali.
…Neppure a livello di organizzazioni “operaistiche” o sindacali… sono mai riuscite a operaizzare i lavoratori delle miniere. Il famoso sciopero di Buggerru del 1904 – per fare un esempio – come si rivela dai documenti dell’epoca, non era stato concordato con i sindacati ma era maturato e si era sviluppato spontaneamente. … in ogni forma di organizzazione degli oppressi, il fine esplicito è sempre la loro liberazione”.
Cagliari 1958/1977.
Di mio niente da aggiungere, solo il suggerimento di acquisto e la lettura dei libri scritti dell’autore.
Leggo la raffinata analisi del voto e non posso che essere d’accordo !!!!! Spero solo che il PD rinsavisca e diventi autonomo e distante dai grillini di Conte/Licheri, recuperi la sua tradizione di sinistra e ricomponga le fila disgregate dagli accordi romani .