La vicenda tragica e grave dell’alluvione in Emilia Romagna riporta alla mente, a quanti come me hanno cercato di prevenire i disastri con regole, procedure e opere, il disprezzo diffuso verso questo tipo di politiche. Non si tratta di dissenso, ma di disprezzo, di dissimulato fastidio che alligna anche nelle istituzioni che dovrebbero vigilare sul corretto utilizzo del suolo e sulle procedure amministrative delle istituzioni.
Una cosa è certa: se un alluvione come quella emiliana avesse colpito Olbia, Bosa o Capoterra, oggi la Sardegna si troverebbe in un mare di guai. Perché? Perché tutto il lavoro fatto negli anni passati per proteggere il territorio (pianificazione, programmazione, progettazione di massima e esecutiva) è stato letteralmente vanificato o terribilmente rallentato in questi ultimi anni. Le ragioni? Sono stanco di ripeterle ma sono sempre le stesse: la resistenza verso gli espropri delle aree interessate dalle opere di mitigazione e dai vincoli di inedificabilità previsti dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI).
Vorrei ricordare oggi che il Piano Mancini era pronto, ormai anni fa, a entrare nella sua fase esecutiva e che oggi Olbia sarebbe stata interessata concretamente dall’esecuzione delle opere che la proteggerebbero.
Invece, dopo un’istruttoria positiva dei funzionari regionali responsabili dei settori competenti, il dirigente del servizio, prossimo alla pensione e di ritorno rapido dalle ferie, servendosi di una consulenza esterna sull’argomento dell’utilizzo dei residui di scavo per la realizzazione delle vasche di laminazione, l’ha bocciato in sede di Via. La Guardia di Finanza ha ritenuto questa procedura regolare e dunque quando Olbia verrà allagata potrà andare di fronte al giudice – perché ci andranno loro, questa volta, non gli amministratori – per spiegare la regolarità di una procedura che con esito negativo, contrapposto a quello positivo dei settoristi, è unica nella storia della Regione. Ci vadano i finanzieri di fronte al giudice la prossima volta, così gli avvocati potranno verificare la loro alta competenza in diritto amministrativo regionale.
Nel frattempo, Olbia è esposta, difesa solo dalle chiacchiere di un nuovo progetto che, per il momento, ha confermato che le portate e i tempi di ritorno sono gli stessi del Piano Mancini. Cinque anni di ritardi per iniziare dallo stesso punto. Complimenti! Anzi, no, non dallo stesso punto, perché nel frattempo un incarico di 3oo.000 euro è lievitato a 1,2 milioni di euro, mica uno scherzo, una grande difesa dal rischio idrogeologico, il tutto senza gara. Olè!
A Bosa, invece, dopo aver pianto, anche recentemente (novembre 2022), per l’ennesima alluvione, ci si è accorti che per un anno si è lavorato non a dar corso agli espropri per i quali era stato nominato un commissario ad acta in vista della realizzazione del canale che dovrebbe portare l’acqua fuori dal centro abitato, ma a cercare di modificare il progetto per non urtare interessi privati. Ovviamente non se n’è fatto nulla, ma l’obiettivo è stato raggiunto: il canale non si è fatto. Tutto questo mi ricorda un sindaco di Tresnuraghes che, sollecitato a concludere una strada comunale interrotta dalla prepotenza di un cittadino che si aveva chiuso un pezzo di suolo pubblico, aveva risposto: “Se lo faccio, mi sparano”. Ecco qui, noi viviamo in questo mondo.
Il bello è poi che, per dimenticare i guai della nostra indolente ignoranza, che facciamo? Beviamo. E così Bosa organizza la festa della birra e, per non sbagliare, a chi dà da bere birra non fa pagare il suolo pubblico, a chi invece ascolta musica, lo fa pagare, perché la musica non difenderebbe dalla paura dell’acqua, la birra sì.
Leggete l’interrogazione dell’opposizione che denuncia il singolare privilegio concesso agli organizzatori della festa della birra di non pagare l’occupazione di suolo pubblico per 10.000 mq, a fronte, invece dei 2.904 euro pagati dagli organizzatori di Bosa in rock per l’occupazione di 270 mq di suolo pubblico. La cosa fa un po’ specie se si considera che il modulo per far domanda di partecipazione, come aziende, alla festa della birra, prevede nei costi che concorrono al prezzo per un chiosco di somministrazione di cibi e vivande, proprio il canone comunale per l’occupazione di spazio pubblico.
Ecco, noi ci difendiamo così, con queste carnevalate.
Sig. Atzeri, leggo ora il suo post… che c’entrano i polli di Renzo che beccandosi non sapevano che avrebbero goduto di un destino comune: la pentola. Quanto racconta il prof. sono omissioni infrastrutturali dell’amministrazione comunale di bosa . Nel comune del porto fluviale, se la si conosce, in questi 20/30 anni hanno realizzato opere di urbanizzazione primaria da codice OMISSIS e scelte urbanistiche OMISSIS, alla olbiese. Non me ne voglia l’on. Maninchedda, che non ha bisogno della mia difesa d’ufficio.
Sono sicura che se alla prossima alluvione (che prima o poi ci sarà) nessuno li soccorresse ne li aiutasse a ripulire forse capiranno …..
Scusi, Atzeri, diatriba su che e con chi? Non diatribe, ma fatti e documenti. Sia più chiaro, se vuole.
Mi spiace dover sottolineare che si tratta della solita diatriba inutile,per di piu’ caduta in basso! Diatriba senza lcun costrutto che lascia il tempo che trova.
In questo modo non si va da nessuna parte e non risolve il problema atavico e cronico che purtroppo del rimandiamo che purtroppo affligge noi sardi senza eccezione alcuna.
Sarebbe scontato osservare una certa affinità ai famosi polli di Renzo. Ad majora!
Nel frattempo oggi piove forte e qui a Olbia già sto temendo disastri. Spero di essere smentito.
… e però, karl heinz, Achtung!, Achtung!, ke grandiosen evento!!!
Eite si torraiat Mertzeoro Murenu, cun totu chi fit tzegu!…
Fossis tiat pònnere una cantone de sa zenia “Béndhidu t’as su campu fioridu / pro ti leare vanas violeras”, ca in tempus chi fintzas sa zente est totu cosa a bèndhere e comporare sas ideas no li tiant mancare, mancari tzegu.
A Bosa vige un’abitudine, che da quando la frequento si può dire sia diventata regola, quella di nascondersi dietro un nome falso per poter lanciare insinuazioni, insulti e diffamazioni non avendo il coraggio di metterci la faccia. Non c’è niente di più disgustoso di una persona debole, che si nasconde dietro il muretto dell’anonimato non essendo in grado di sostenere un contradditorio con la propria dignità , ancora più vomitevole se a farlo, come so che a Bosa è gia accaduto, sia un politico o amministratore.
io deutsch, me turisten cittadinen tedeschen
me non komprendere warum questen siten essere così polemiken con bosa bier festen
io sempre venire a bosa bier festen e trovare che essere bella manifestazionen, molto più che oktober fest di germania, molto più inclusiva
per esempien, mein fraulein non piace birra. kuando andiamo a oktober fest tutti guarda male lei perchè non beve birra. lei si sente esclusa. invece a bosa essa paga 7 euro solo per entrare anche se non beve birra e lei solo passeggiare sotto musiken assordanten che fa sanguinare orecchien, e questo molto inclusivo per mein fraulein che paga 7 euro come altri per passeggiare in pubblica straden.
poi io dire a mein fraulein che devo fare piscia, dare me 2 euro ke mia vescica non è acciaio, ma lei per musiken non sentiva e io urlare in faccia sempre più vicino e sempre più sputacchiaren in sua faccia: che grande momento di intimità in bosa bier festen!
alla fine lei dire: warum tu pagare per far entrare birra e anke per far uscire da tuo voluminoso ventre? e me: kara fraulein giusto che si paga costi per pulire straden piene di bicchieri, cartaccen, plastichen, mezzi panini con mortadellen, piatti usa e getta, visto che cestini di mondezza pieni dalle 10 del mattinen! molla 2 euro e salva mia vescica!
per poco io non fare addosso perkè fila interminabile al cesso, ma poi riuscito: che sollieven! impresa riusciten al bosa bier festen, che allena al disagio e alle difficoltà estremen!
noi ripreso a passeggiare in frastuono di musiken skassatimpani e rutti con tutti che sgomita e struscia addosso lasciando odore di sudore e deodoranten, aliti di birre e ketchup, sputacchiaten in faccia anke di altri, noi tornati ragazzen, grazie a bosa bier festen!
me e mein fraulein usciti dopo tre ore, spese in tre ore ottanta euro in parkeggen, passeggio in strada pubblica, tre birretten, tipici piatti abruzzesi fritten, pisciatona e profumo regalaten a mein fraulen per far perdonare me per sputacchiaten in faccia!
Le affermazioni di “Franco” mi riportano ad un articolo che Eugenio Scalfari scrisse in risposta alle affermazioni dell’allora primo ministro, iniziava con: “Simpatica canaglia”.
Non trovo corrispondenza tra la sua affermazione “sciacallo” e “Saluti con rispetto”.
Egregio Franco, stavo aspettando che uno come Lei si presentasse con questi argomenti, questi sì da sciacallo, perché vigliaccamente presentati con la copertura dell’anonimato, e quindi sono pronto a risponderle. Non capisco bene il riferimento al sangue del mio sangue, che in genere sono i figli. Bene, i miei figli non fanno politica e amano Bosa. Qualcosa le manca, oltre la sintassi. Perché mi dimisi dalla Regione? Per le ragioni messe per iscritto nella lettera di dimissioni. Scappai? Le risulta che da dimissionario abbia smesso di fare politica? Le risulta che mi sia nascosto? Non può risultarle, perché non è vero e ne sono piene le cronache. Perché hanno pagato altri del mio partito? Ecco, questo lo dovrebbe chiedere ad alcuni suoi concittadini che hanno sottilmente concorso ad accusare di reati mai commessi persone assolutamente per bene alle quali stavo, sto e starò sempre a fianco. E adesso, se ha un po’ di dignità firmi col suo nome e accetti una bella, franca e aperta dialettica politica. Io amo Bosa, mi piace andarci, passarci pomeriggi, studiarla. L’ho difesa dall’acqua e vederla esposta a ogni pioggia mi fa male. A lei poco importa? Pazienza, è vero.
Alla fine credo che il Sindaco di Bosa, del quale non nutro il mio più grande gradimento, abbia ragione, Maninchedda lei è uno sciacallo.
Questa avversione che dimostra verso Bosa, lei, in precedenza il sangue del suo sangue, e la sua combriccola è stancante.
Ma poi fa la morale lei… perché si dimese dalla regione, perché scappo’, perché hanno pagato altri del suo partito e lei no?
Dopo che finisce di parlare, di Birra, Bosa calcio, canali (tema serio, ma lo affronta come se fossimo su Zelig) approfondisca questi argomenti.
Saluti con rispetto.
… fatos e fatas de miseràbbiles: est tropu grave chi pro cretinadas, dirbetos e piagheredhos, e torracontos personales imbriagados cun cosighedhas goi, menzus mandhant o sunt dispostos a mandhare innoromala su bene e torracontu colletivu. Tiant pàrrere no amministrendhe zente, ma prus ladros furendhe, chi no abbàidant a su dannu chi faghent ma a sa miséria personale chi ndhe tenent. Su chi lis budhit est sa tontesa a bínchere. Ant imparadu a braga o pompa bódia su fàghere de sos prepotentes aprofitadores: istile, manizu e cultura de gherra, de gherradores!
Birgonza e dannu ma fatzas de brunzu. E cusséntzia… boh?!
Pessade ite podimus isperare chentinas de bidhighedhas e bidhas mannas morindhe! Fossis isperendhe sos ‘miràculos’ e milliones a sacos prenos chi nos depet regalare s’Itàlia/Istadu italianu.