Partiamo da lontano (no, non da Adamo ed Eva). Lontano, non nella storia ma nello spazio geografico, se pur non troppo.
Parlo di Scozia e Catalogna e del loro cammino verso l’indipendenza. Inizialmente irriso, con partiti che avevamo percentuali infinitesimali. Idee buone, certo, ma un percorso tutt’altro che semplice. Un percorso che porterà a breve i popoli di queste due Nazioni a pronunciarsi sull’indipendenza.
Scozia e Catalogna. Due Nazioni spesso prese a riferimento dagli indipendentisti sardi, come simboli e dimostrazione che un percorso di questo tipo è possibile. Due esempi di cui spesso si dimostra di non conoscere, non so se con colpa o con dolo, tutta la storia.
Come è iniziato in quei paesi il discorso indipendentista? Più o meno come in Sardegna ai giorni nostri. Non sto a raccontarvela tutta, ma in estrema sintesi posizioni integraliste, puriste, idealmente molto belle, lo possiamo dire. Ma, perché il ma c’è sempre, posizioni poco inclusive. Anzi molto esclusive, meglio ancora escludenti. Posizioni, per questo, destinate a non essere presenti in quei luoghi dove si prendono le decisioni, dove si crea il fare politico e amministrativo. Decisioni, azioni, iniziative, attività, pratica politica, che possono servire a dimostrare che essere indipendenti è possibile (e magari pure conveniente).
In Scozia e Catalogna, sempre parlando dei nostri casi di studio preferiti, l’hanno capito. E hanno iniziato, udite udite, ad allearsi. Ho scritto allearsi e va’ letto allearsi, non sposarsi, fondersi, essere unica cosa. Si sono alleati per poter arrivare a governare e poter mettere in pratica la politica indipendentista. In questo modo i movimenti indipendentisti hanno acquisito risultati e di conseguenza voti. E con i voti maggiore forza contrattuale e risultati maggiori. Fino a poter andare da soli alle elezioni, fino a rendere possibile quello che sembrava improponibile: Un referendum per l’indipendenza della propria nazione.
Oggi noi vogliamo tentare un percorso simile. Vogliamo far uscire l’indipendentismo dal ghetto in cui si è cacciato da solo. Vogliamo che acquisisca la responsabilità di governare, che si confronti con il governare, che la smetta di essere teoria. Vogliamo che dimostri che una Sardegna Indipendente può esistere.
Abbiamo scelto la strada di allearci, di provare ad arrivare li dove le decisioni si prendono. Perché possiamo avere le idee migliori del mondo, ma se non ci creiamo le condizioni per metterle in pratica, non abbiamo fatto nulla.
Ovviamente ci sono delle cose che non vanno bene, questo lo abbiamo sempre detto e anche in maniera forte. Basti pensare alla battaglia di coerenza sull’etica. Abbiamo detto di no ad un candidato Presidente indagato. Prima da soli, poi con altri partiti e alla fine quel candidato non c’è più. Una bella vittoria, perché no?
Vediamo che stesso discorso non è stato fatto da tutti i partiti nelle proprie liste. Questo dimostra che c’è ancora da fare su questo piano e che ci sono delle differenze sostanziali tra gli alleati. Differenze di metodo e di idee, che non vengono certo annullate dall’essere alleati, cosa che deve essere vista come tensione verso un obiettivo comune e non annullamento in uno delle singole realtà.
Ma l’allearsi con i partiti “italiani” è la strada migliore? No. Semplicemente è un’altra strada, un tentativo diverso per arrivare al risultato di sempre. L’indipendenza della Sardegna.
Luca Angei, candidato nel Collegio del Medio Campidano