Non è la pioggia. È la politica che allaga i paesi e le città.
È una scelta politica fare un canale tombato, un pericolosissimo canale tombato.
La pioggia e i fiumi costruiscono alvei, non canali. È l’uomo che fa le case sugli alvei.
Il 5 novembre scorso, La Nuova Sardegna annunciava in pompa magna una lettera del Procuratore generale di Cagliari a tutte le procure della Sardegna sul tema del rischio idrogeologico. Ho cercato questa lettera. Ho chiesto a tutti i colleghi giudiziaristi. Nessuno la trova. Ma se mai fosse esistita sarebbe ridicola (absit iniuria verbis).
Racconto una storia semplice che riguarda Bosa.
Da assessore ai Lavori pubblici della Sardegna finanzio tutto il finanziabile per proteggere Bosa dalle alluvioni, a partire dalla manutenzione dello scarico della diga, per arrivare all’innalzamento degli argini sul fiume, con in mezzo il grande e pericolosissimo tema del canale tombato che scorre sotto la via principale della città.
I canali tombati sono stati una mia ossessione. La tragedia di Villagrande nacque da un canale tombato ostruito. Ho promosso la realizzazione del primo registro dei canali tombati della Sardegna. Ho stanziato le risorse per aiutare i comuni a portare l’acqua fuori dai centri abitati, per costruire canali scolmatori, per pulire i canali, per ampliarli laddove l’urbanistica lo consentiva. Ho fatto tutto ciò che la politica poteva fare per approvare per Olbia ciò che i tecnici avevano ritenuto congruo per proteggere la città.
Finita la Giunta Pigliaru, Solinas ha smontato, con una procedura evidentemente ritenuta regolare (ma che invece grida vendetta al cielo) da finanzieri che capiscono poco o nulla di diritto amministrativo e assolutamente nulla di rischio idrogeologico, tutto il Piano Mancini, lasciando Olbia esposta ai nubifragi. E tutto per cosa? Quale fu il movente della crociata? Il movente fu, per quel poco che mi è stato possibile capire dell’elettorato di Olbia, la pretesa di costruire quattro case e di completare una lottizzazione ai margini e nell’area che il progetto destinava alle vasche di laminazione. Auguri! Gli olbiesi, quando l’acqua tornerà, se la prendano con se stessi, con chi in campagna elettorale proponeva e metteva per iscritto canali scolmatori sospesi (non scherzo!) e veniva osannato nelle piazze e nelle sale. Ho sentito recentemente uno dei nuovi progettisti parlare di sovrastime dei tempi di ritorno e delle portate? Benissimo. Tutto segnato per quando l’acqua tornerà. Taccio sull’operato delle procure perché diventerei volgare.
A Bosa che fanno? Caduta la Giunta precedente, la nuova Giunta comunale ha adesso concluso una lunga procedura che, udite udite, non porterà più a realizzare un canale scolmatore che, guarda caso, passava per qualche centinaia di metri quadri nel terreno di un importante uomo politico, un canale importante che avrebbe diminuito la portata dell’acqua in ingresso in città e l’avrebbe portata fuori. Adesso abbiamo una genialata: l’amministrazione comunale ha deciso di portare l’acqua dentro la città, allargando il canale scolmatore che scorre sotto la via principale. Servono commenti? No.
Bosa si allaga e si allagherà per pioggia politica come tanti altri posti della Sardegna, perché a fare politica non sono i migliori ma i più sfrontati.
Vorrei ricordare la legge n.4 del 1991 cambio destinazione d uso diga monte Crispi da laminazione a parziale contenimento 10miliardi su proposta di legge a firma Paolo cadoni ,emendamento canale Lamarmora bocciato per un voto 4,5miliardi per pulizia e adeguamento canale e tanti altri i nterventi legati al sistema idraulico della città dalla diga foranea ponte pedonale e più Nemo profeta in patria.Tutti i documenti sono a disposizione in Consiglio Regionale,ringrazio l ‘assessore regionale Maninchedda per avermi dato la possibilità di completare il quadro più che esaustivo fornito dal suo operato
Anche stasera sono bastati 10 minuti di pioggia per vedere bosa nuovamente allagata neanche fosse Venezia 😢
Complimenti a tutti. Io venderò casa. Andrò a vivere in un paese vicino, dove non bevo acqua dai tubi in amianto e non dovrò spalare ogni due anni
cacca, terra e carta igienica dal mio appartamento. Grazie.
Quello che e’ successo accadra’ ancora. Il problema principale non e’ il il mancato ripristino dei canali a cielo aperto, ora tombati, che attraversano la citta’ (avevamo progettato un intervento anche per questo, poi finito nel dimenticatoio), ma piuttosto il mancato azionamento delle paratoie di chiusura dello scarico di fondo della diga di Monte Crispu. Per chi non conoscesse bene la situazione, riassumo brevemente. La diga di Monte Crispu sul Temo e’ stata progettata appositamente, a seguito delle piene rovinose degli anni ’50, come opera di laminazione per la protezione della citta’ di Bosa. Senza entrare troppo in dettagli tecnici, la diga, ad Arco-Gravita’ e’ stata realizzata con 2 scarichi di regolazione, uno scarico di mezzo-fondo, con una sezione di 5m di diametro, regolato da paratoie, ed uno scarico di fondo (galleria di 6m di diametro), al tempo privo di paratoie di regolazione. La diga fu progettata per la laminazione di piene millenarie (doppio picco da 1000 m3/s) e pertanto, stante la possibilita’ di chiusura della galleria di mezzofondo, ma non di quella dello scarico di fondo nel corso delle piene, la portata esitata riusciva comunque a creare forti allagamenti a valle negli anni successivi alla realizzazione. Per tale motivo, a meta’ degli anni ’90 si decise di intervenire, progettando e realizzando un sistema di chiusura della galleria di scarico di fondo (diam. 6 metri) mediante due coppie di paratoie piane a scorrimento verticale. La possibilita di progettare una chiusura dello scarico di fondo ci fu resa possibile, in merito alla portata di laminazione di progetto, da un elemento migliorativo non ancora presente all’atto del dimensionamento della diga di Monte Crispu, ossia la realizzazione (successiva) di una diga a monte sul Temo, la diga di Monteleone Roccadoria. L’intervento realizzato per la possibilita’ di chiusura sia dello scarico di mezzofondo che di quello di fondo, consente ora di mettere al sicuro Bosa non solo dalle piene millenarie, ma anche da quelle minori, che la diga e’ ora in grado di laminare completamente, rendendo controllabili anche gli effetti del bacino residuo, a valle della diga. Cosa non funziona, dunque e perche’ le nostre case sono tuttora a rischio di allagamento anche con piene di media entita’? Come tutti sappiamo, i problemi tecnici sono sempre risolvibili, quelli burocratici no…… Dal completamento dei lavori per il sistema di chiusura dello scarico di fondo (anno 2006) ad oggi, non si e’ mai proceduto al collaudo delle opere, con il risultato che nessuno si vuole prendere la responsabilita’ di chiudere, neanche parzialmente, uno scarico di fondo di 6 metri di diametro, che continua liberamente ad esitare portate devastanti sull’asta di valle del Temo, mandando sott’acqua le zone piu’ a rischio di esondazione.
Da bosano acquisito, ma da sempre innamorato della citta’, dopo piu’ di 12 anni spesi nella progettazione e realizzazione degli interventi sulla diga e non solo, potete capire come mi sento quando l’acqua del Temo comincia a salire oltre il livello di guardia e minaccia le nostre case…….
Solo gli incoscenti al giorno d’oggi applicherebbero portate, tempi di corrivazione, tempi di ritorno senza considerare che il cambiamento climatico in atto e l’antropizzazione incontrollata di tante aree stanno mandando a quel paese intere biblioteche di dati statistici su cui si fondano gli attuali modelli previsionali.
Poi arrivano i politici, soliti ad utilizzare i modelli e le statistiche come sostegno e non per trarne illuminazione, come fanno gli ubriachi con i lampioni.
Mi limito a scrivere che l’Inventario (anzi il cosiddetto REPERTORIO e credo di sapere anche perché dal 2014 si usi questo termine vago, in luogo di Inventario) dei canali tombati, per quanto è dato sapere, è largamente incompleto.
Dubito che stante così il rapporto sfilacciato fra Autorità di Bacino (nella persona del suo braccio operativo, l’Adis) ed enti decentrati (Comuni, Province, C.Metro.), si vada troppo avanti fino al suo completamento.
Gli stessi Comuni che già annaspano su torrenti e versanti, faticano a stare dietro a questo mondo parallelo all’ idrologia esposta. Soprattutto per manifesta incompetenza ed incompletezza dei reparti. Non deve meravigliare? No io, personalmente, non ce la faccio e mi meraviglio cosi tanto che, gratta gratta, scopro che non sono neanche piu così pochi i comuni che dal 2006-2008 (periodo in cui sono state definitivamente APPROVATE TUTTE le odiatissime Norme di Attuazione del Piano di Assetto Idrogeologico della Sardegna) ad oggi non si sono mai degnati di fare il proprio studio comunale di approfondimento e dettaglio. Figurarsi i canali. Da qualche parte ce ne sono alcuni totalmente artificiali che vengono persino scambiati per Rii naturali e chiamati Riu. Non sono bastati tuttavia due decenni precisi da quando il PAI fece capolino nel 2002.
In diversi casi inoltre potreste trovare altre situazioni di comodo come, ad esempio, quanto scritto da un consulente di un comune molto importante (nel 2017 e mai superato): “è stato ritenuto OPPORTUNO mantenere i livelli e i perimetri di pericolosità da frana determinati dalla variante PAI approvata e tuttora in vigore, sia perché di recente costituzione sia per i criteri di maggior cautela nella valutazione morfologica applicati al territorio e alle sue peculiarità”.
Sembrerebbe persino saggio se non fosse una furbata o furbizia. In realtà, anche a voler tacere sulla furbata, è assai azzardato fidarsi della giovinezza (“recente costituzione”) di un atto del 2013-2014 che fa il punto di una situazione geomorfologica, tanto più se la RAS ti invita al dettaglio e tanto più ancora se la pericolosità di frana si esprime sul fronte di falesie esposte al mare, ai suoi moti e alla loro accessibilità oltreché ai deflussi idrici che vi convergono da monte.
In ogni caso finché “bi non morit su babbu”, qui da noi non si è convinti mai neppure dalle evidenze predittive; né si è ancora capito che l’unico atteggiamento che paga è prendere il toro per le corna. Far finta di nulla peggiora le cose perché le rinvia a quando non te lo aspetti più o, peggio, te lo aspetti male (a proposito di tempi di ritorno) ma non lo sai.
Anche la diga a Bosa è li a rappresentare gli effetti di un “compromesso storico” della politica fra Laminazione o Ritenuta. E se essa è nata per laminare, un motivo di ciò glielo dobbiamo pur ricordare ai giovani.
Così come dovremmo sempre evitare di ingannare i giovani e i distratti, spacciando un muro di gabbioni per un argine o un intervento di mitigazione per messa in sicurezza o abbattimento del rischio.
Col rischio si può convivere a cominciare con l’affinamento delle allerte. Il che mi fa concludere provocatoriamente scrivendo che non si può, a mio avviso, chiudere scuole e uffici pubblici, evocando alluvioni e frane in una città come Alghero del tutto priva di torrenti al suo interno (peraltro contornata da terreni largamente permeabili) e di versanti a stretto contatto col tessuto insediato, dimenticando del tutto, invece, il contributo attivo del mare sospinto dal Libeccio.
La materia proseguendo cosi genera fatalisti da una parte, increduli o al più scettici dall’altra.
Mi era sfuggito che nella terra di Antonio Maxia, visto che si parla di acque, ci fossero ancora politici importanti.
Mannaggia!
Bisogna che stia più attento.
Settimo… non dormire!
E fossis fit ischidadu abberu, pessendhe a sa apariéntzia de sa “cerimonia di commemorazione” de fàghere pro calicunu chi s’abba maca (e macu su trazadu) che at a àere trazadu a mare. E mancari fintzas pro preparare duas làgrimas mannas de cocodrillu che butios de abba de ispunzola a zisa de beneditzione “laico-politica” de annúnghere a sos chi pàspiat su preíderu.
No siat chi custos ‘amministradores’ cherzant fàghere sa “piscina invernale” intro de sa tzitade “a scrocco”, andhe chi in mare a bortas bi sulat tropu bentu?
“Sfrontati”, emmo, mancari fintzas a “ispómpia manna”, ma “fanno fronte” a intelizéntzia (e bae e busca cusséntzia) istravanada. Fossis a bocidura. Bella comodidade.
Quante verità.
E nessuno si reputi escluso da questo scempio , perpetuato ai danni della nostra città.
Lo affermò da Bosana, ex consigliere comunale.
Tutti dal primo fino all’ultimo, consigli comunali, giunte e sindaci delle ultime tre legislature, hanno fatto campagna elettorale sui problemi idrogeologici e la messa in sicurezza di quel canale tombato, che in giornate come ieri ed oggi fa tanta paura
Tutti, presi a salvaguardare gli interessi individuali, di quello o l’altro amico o parente
Tutti responsabili.
Tutti.
A proposito del registro dei canali tombati che attraversano i centri abitati, era un obbligo o una opzione segnalarli a suo tempo? Lo chiedo perché esistono ancora paesi attraversati dai suddetti canali le cui autorità competenti, in caso di perturbazioni violente allertano la popolazione con avvisi di criticità e si affidano alla clemenza de su carru de Nannai, convinti di aver fatto alla perfezione il loro compitino…..
Se bosa piange credo che olbia non abbia motivo di ridere e nizzi stanotte dove ha dormito?