Se c’è una cosa certa in questo momento in Sardegna è la percezione del disordine. Sembra che niente funzioni e niente vada per il meglio.
Il modo migliore per reagire a questa sensazione è recuperare razionalità, rimboccarsi le maniche e mettersi a risolvere problemi ogni giorno. La realtà, anche la peggiore, si cambia così: accettando ogni giorno la fatica di cambiarla.
Il metodo educativo italiano, purtroppo trapiantato anche in Sardegna, reagisce invece alla complessità con la prepotenza, la rimozione e l’ignoranza.
Prendete il caso delle minacce al sindaco di Ozieri e al nostro consigliere Davide Giordano. Qualcuno ha scritto sul muro “Appesi! Negri + Murgia + Giordano. Vergogna”. Poi, non contento, ha disegnato con la vernice una croce sulla macchina del nostro Davide Giordano.
Rimozione Leggete l’articolo di cronaca della Nuova Sardegna. Lo si sarebbe potuto intitolare: “E che sarà mai!”. Ecco, questo è il modo italico di affrontare i problemi: nascondendoli. Non si dice che Davide Giordano è un esponente del Partito dei Sardi. Non si dice che noi siamo stati l’unico partito in Sardegna che si è schierato apertamente sulla questione migranti dicendo sì all’accoglienza legale, sì ai rifugiati politici, no, in modo netto e duro, ai clandestini (lo abbiamo fatto in tempi non sospetti, a partire da quando Tore Terzitta, allora sindaco di Valledoria, si oppose al Prefetto di Sassari che senza dire né Bi né Bo gli aveva aperto un Centro di Accoglienza nel paese). Non si dice niente di tutto questo e si minimizza: “Di queste scritte ce ne sono tante, non vogliono dire nulla, troppo clamore ecc. ecc.”.
Noi Sardi dobbiamo fare il contrario con i nostri ragazzi: i problemi si affrontano, si discutono e si risolvono, non si minimizzano perché fanno paura. La pedagogia della paura deve essere bandita dalla Sardegna.
Prepotenza Oggi l’Unione Sarda dà la notizia di un atto interno emesso da un Direttore di Servizio dell’Ats dell’Assl di Cagliari che, ricordando una serie di disposizioni vigenti in materia (di cui ho già avuto modo di discutere, perché queste impediscono di danneggiare l’Azienda, non di parlare, ma invece vengono intese come divieto incostituzionale alla libertà di opinione) scrive ai medici, se ho capito bene, delle Guardie mediche : “Si rammenta ancora una volta che è tassativamente vietato concedere interviste e/o fornire alcun tipo di notizie a persone non autorizzate come giornalisti o quant’altro”.
A mio avviso le norme non impediscono per niente di parlare con i giornalisti o con altre persone. Impediscono di danneggiare l’Azienda, che è cosa diversa. Ma ciò che più mi preme far notare è che i parlamentari italiani e i consiglieri regionali sardi non sentono il dovere di porre nelle sedi opportune questo problema di diritto (non lo pongo alla magistratura perché non abbiamo buoni rapporti!), come non lo sentono i media sardi e l’Ordine dei Giornalisti. Qui abbiamo la più grande azienda pubblica della Sardegna, l’Ats, che crea un cordone di inibizione all’esercizio del diritto alla libertà di opinione e di pensiero e tutti fanno spallucce, secondo la peggiore tradizione della rimozione italica.
Ignoranza Ugo Cappellacci è arrivato al decimo giorno di digiuno. La sua protesta non è per essere stato sottoposto a indagine, sia chiaro. La sua protesta è rispetto alla fuga di notizie sulla sua indagine, che lo ha esposto, appena eletto, a più giornate da imputato sui giornali. La domanda che ha posto è: “Chi sta indagando sulla fuga di notizie?”. Una domanda civile, che non pretende che non si faccia chiarezza sui fatti, ma che chiede di sapere chi diffonde gli atti istruttori prima che vengano accertati nel contraddittorio tra accusa e difesa. Ebbene, mentre la stampa sarda fa spallucce e non crede sostanzialmente al digiuno, Radio Radicale ha intervistato Cappellacci. Piaccia o non piaccia, i Radicali hanno sempre dimostrato, e io li ammiro per questo dal profondo del cuore, che cosa significhi non avere paura, non partecipare ai linciaggi, essere liberi e non intruppati. Per chiunque avesse piacere di ascoltare l’intervista, questo è il link.