Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno unitario sulla necessità di intervenire presso il Governo nazionale per concordare gli aiuti economici ancora non erogati, necessari per la ripresa economica delle famiglie, delle attività produttive e degli enti locali colpiti dall’alluvione del 18 novembre 2013, per la mitigazione dei rischi idrogeologici e per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle aree a rischio idrogeologico.
Nel dibattito, il rappresentante del Partito dei Sardi Augusto Cherchi, ha richiamato la gravità del rischio idrogeologico e ha accusato lo Stato italiano di essere talmente distratto da far pensare che agisca con voluta e sadica malizia. (MM)
“Abbiamo già ricordato che sono passati poco più di cinque mesi dalla catastrofe che ha colpito la Sardegna e un doveroso ricordo, è stato fatto anche questo, va alle persone che hanno perso la vita e al danno incalcolabile che ha causato la loro tragica scomparsa.
Ritornando all’oggetto della mozione mi preme portare il ragionamento sui danni al patrimonio, alle strutture private partendo da due presupposti. Il primo presupposto è che il territorio della Sardegna, all’interno dello Stato italiano, è quello a minor tasso di infrastrutturazione. Questo vuol dire che spesso un sardo ha un’unica possibilità di transito per spostarsi, ad esempio, da una parte all’altra dell’isola, per rientrare nella propria abitazione. La conseguenza di questo dato di fatto è che ripristinare strade, ponti, servizi, diventa una priorità assoluta per persone, attività commerciali, sicurezza.
Questa priorità non può essere soddisfatta spostando i fondi da un’emergenza ad un’altra, adottando spesso, probabilmente anche in maniera errata, criteri matematici, in base al numero delle vittime di questa o quella catastrofe.
Il primo presupposto si completa con la constatazione che uno Stato distratto si è dovuto ricordare che i fondi destinati alle infrastrutture erano stati stornati nell’ultimo documento di economia e finanza.
Secondo presupposto è che la Sardegna è un territorio all’interno dello Stato italiano che più di tutti soffre del rischio idrogeologico, con una percentuale di rischio elevatissima e con una percentuale di vittime legate a questi eventi calamitosi che negli ultimi cinquant’anni è del 50 per cento superiore rispetto alla media delle altre regioni italiane.
E allora stiamo parlando di un’emergenza vera, di un dissesto territoriale che oramai ha raggiunto livelli di intollerabilità e che, nonostante tutto, ci deve vedere impegnati ad affermare i nostri diritti davanti ad uno Stato talmente distratto da far pensare a tutti, non solo a noi indipendentisti, che agisca con voluta e sadica malizia. Prendiamo atto, dunque, di ciò che ci spetta da questo Stato distratto, lo dico per la terza volta, di quanto ci spetta da questo Stato distratto, ma soprattutto mettiamoci nelle condizioni, per il futuro, di non dover elemosinare quanto ci serve.
Ricordiamocelo, noi stiamo parlando di una richiesta di 90 milioni. E solo quest’anno lo Stato italiano ci deve restituire più di 1 miliardo di nostre entrate. Questa è la verità.
Se noi avessimo a disposizione le nostre risorse potremo provvedere noi stessi senza dover aspettare lo Stato italiano
Anche per questo, come detto dal Presidente Pigliaru e dall’assessore Paci e come sempre sostenuto da noi e dal Partito dei Sardi, è dunque necessario istituire quanto prima l’Agenzia Sarda delle Entrate.
Mi si faccia fare un unico ed ultimo esempio della condizione del nostro territorio. Com’è possibile che la vallata del Temo attraversata dal fiume omonimo abbia una diga di contenimento costruita quasi sessant’anni fa e non ancora collaudata? Si tratta di una diga capace di invasare 30 milioni di metri cubi d’acqua. Se collaudata, permetterebbe alla città di Bosa, una delle città della Sardegna a più alto rischio idrogeologico, di vedere ridotto il rischio di circa l’80 per cento.
Allora, Signor Presidente Pigliaru, mi rivolgo anche a lei Signor Presidente Ganau, investiamo nella sicurezza del territorio, concentriamoci sul bisogno della tutela idrogeologica. I disegni di legge che consentono interventi urgenti in materia di sicurezza devono avere una corsia preferenziale nei lavori dell’aula consiliare e delle commissioni per dare risposte immediate ai problemi, risposte che aspettiamo da decenni. Stesso discorso vale per quegli interventi che consentono il ripristino delle infrastrutture danneggiate, la ripresa dell’attività economica e il ristoro dei danni subiti”.