Il 21 aprile la Giunta, su proposta dell’Assessore all’Agricoltura, ha stanziato 2.300.000 euro per favorire l’accesso al credito delle imprese agricole.
Il meccanismo previsto è semplice:
1) le aziende a fine anno devono ricevere dalla Regione delle risorse, sulla base dei capi e delle superfici posseduti, a valere sul Piano di Sviluppo Rurale;
2) la crisi dovuta al Covid richiede invece un’immissione rapida di liquidità;
3) la Regione ha attivato una convenzione con gli istituti di credito grazie alla quale possono essere erogati prestiti a breve termine della durata di 18 mesi con interessi e costi di attivazione a carico della Regione stessa;
4) si prevede che le aziende facciano domanda alle banche per un prestito nella misura congrua rispetto alle somme che comunque dovrebbero incassare a valere sulle domande già presentate alla Regione (Indennità compensativa, Benessere animale, Misure agro-ambientali e altre ) per il Piano di Sviluppo Rurale.
Le domande vengono ricevute da Argea, che le istruisce, le valida e poi le passa ad Agea per la liquidazione (è una delle cose più umilianti della stagione autonomistica, un ente regionale istruisce, un ente nazionale italiano paga; abbiamo lottato duramente perché si istituisse l’organismo pagatore regionale, ma tutto è stato travolto dal latte versato per Salvini nel 2019).
Si potrebbe pensare che i 2,3 milioni vadano tutti a abbattere gli interessi dei prestiti ottenuti dalle imprese.
Invece no.
Trecentomila euro (300.000…..) vanno ai Centri di Assistenza per l’Agricoltura, per il 90% in mano alle Associazioni Professionali dell’Agricoltura.
Perché si destina questa somma ai CAA?
Perché, si scrive, sono loro che hanno il fascicolo dell’azienda e sono loro che presentano le domande ad Argea.
Domanda semplice: perché l’attestazione dell’avvenuta presentazione della domanda deve essere rilasciata dai CAA, in cambio di 12 euro a domanda, e non gratuitamente da Argea, ente regionale al quale vengono inoltrate le domande e ben più solido nel certificare l’avvenuta presentazione delle domande stesse e i relativi importi?
In sostanza, è come se un Ministero abbia ricevuto le domande per un concorso e faccia certificare dalle Poste, pagandole, l’avvenuta presentazione delle domande stesse.
Non solo: non si capisce perché fare questo giro di soldi attraverso le banche, quando sarebbe bastato che i CAA certificassero la completezza delle domande (cioè assumendo la responsabilità del lavoro svolto) e Argea, per il tramite di Agea, avesse validato e liquidato immediatamente le somme dovute, rinviando i controlli (che in larga misura sono automatici).
Insomma, quello della delibera illustrata è un meccanismo sfacciato per dare soldi alle associazioni di categoria per svolgere un’attività che Argea potrebbe fare con un click; come pure è un meccanismo che fa passare le aziende per le banche per la pigrizia di non procedere a liquidare subito, anziché a fine anno, le somme dovute.
Ma non è finita qui, perché da un lato la convenzione tra i CAA e la Regione per la tenuta del fascicolo aziendale prevede che la sua cura sia a titolo gratuito per l’impresa, e non si capisce allora perché una banale estrazione dati dovrebbe essere a titolo oneroso per la Regione.
Dall’altra, la convenzione tra AGEA (nazionale italiana) e i CAA sempre per la tenuta del fascicolo aziendale, prevede un compenso per i CAA; fino a qualche anno fa ammontava a 12 euro circa a fascicolo.
Oggi sembra che il corrispettivo sia salito a circa 16 euro.
Quindi il capolavoro in agricoltura di questi giorni epidemici è il seguente:
– la Regione paga i CAA per farsi certificare dai CAA che l’impresa ha presentato la domanda alla Regione (cioè paga perché le dicano che cosa ha nei suoi archivi);
– i CAA sono già pagati da Agea per tenere il fascicolo da cui attingono i dati per le domande presentate alla Regione (e già in possesso, lo ripeto, della Regione), ma volentieri si fanno pagare dalla Regione altri 12 euro a domanda presentata alla Regione stessa (che ha già tutte le domande, lo ripeto per chi non lo abbia ancora capito).
Noi siamo contro questo miscia miscia spacciato per governo dell’emergenza. Noi siamo di quelli che cantavano così, un po’ ingenuamente, ma con convinzione che dura ancora.
Dovrebbero andare ai pastori che non hanno fatto e non fanno furbizie. Ciò che dico è che vanno rivisti i criteri di finanziamento. Sta tornando il latifondo improduttivo in Sardegna…
Vi siete accorti? Non è il mondo in cui tutti i pastori sono onesti, è il mondo dei soprusi. Racconto difficile da accettare…
E quindi Maria i soldi non dovrebbero andare a chi conduce un’azienda ma a chi fa le pratiche di finanziamento? Non sono per niente d’accordo.
I pastori sono vissuti per anni grazie ai contributi, tanti, grazie ad aziende fantasma intestate a parenti, chidendo in affitto o dichiarando come propri terreni di cui non hanno bisogno. È ora di fare pulizia. Che i soldi vadano a chi crea nuove opportunità di lavoro.
Niente di nuovo. Tutto ciò che dalle nostre tasche confluisce nell’erario, almomento del processo inverso, si verifica quanto avviene nelle reti idriche. Più della metà si perde in viaggio. Lasciateci i soldi, alle nostre aziende ci pensiamo noi e tutto diventa molto più semplice. Si elimina la corruzione e la burocrazia.
Ma è normale tutto ciò? Sono quattro anni che faccio sentieri andando da argea ed enti vari per cercare di risolvere gli errori di sistema sian e agea e ora? Hanno fatto ente pagatore per accelerare i tempi, hanno assunto e pagato non so quante persone di laore sempre per accelerare i tempi…e ora ci dicono di andare in banca per darci credito? Mi sento umiliato…vi dovreste solamente vergognare…ma non vi rendete conto che la gente è stanca di essere presa in giro? E non parliamo dei 25.000 euro alle PMI.. devi essere pulito per poter accedere…ma come facciamo ad essere puliti se agea mi deve 200.000,00 euro? Spero che qualcuno inizi veramente a far qualcosa….
Cosas de furriai s’istògomu. Amministratzionis de bainnoromala… Ma comenti si fait a èssi aici trotus?!
Finalmente, nel silenzio più totale del resto dell’informazione distratta o obbligata da rapporti economici, si raccontano i meccanismi che governano l’erogazione dei fondi in agricoltura. Senza entrare nei dettagli, una cosa è certa: si invocano leggi speciali, si costruiscono task force, si fanno proclami, ma l’unica cosa che non viene utilizzato è il buon senso.
Risultato? Incassano i CAA, incassano le Banche, forse gli agricoltori (gli unici che ne hanno diritto).
Certamente pagano tutti i cittadini, anche quelli che oggi sono senza lavoro e senza altri redditi.
Complimenti