di Paolo Maninchedda
Purtroppo dobbiamo tornare ad occuparci del ministro Martina, quello del Parmigiano Reggiano “SÌ” e del Pecorino Romano “NO”.
In questi giorni, il sito del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole) ha emesso due trionfalistici comunicati stampa, perfettamente aderenti allo stile ormai di diverse istituzioni – non solo italiane – che, non potendo esibire realtà trasformata (in meglio), manipolano i cittadini con realtà raccontata, ma sempre dieci righe sopra (o sotto) la verità.
Primo comunicato: il Ministero annuncia trionfalisticamente che è stato caricato a sistema il 75% delle domande uniche per la Pac 2017. In realtà, tutti gli organi di informazione specializzati avevano segnalato la difficoltà estrema del caricamento delle domande, dovuto al fatto che quest’anno è obbligatorio produrre un piano di coltivazione in forma grafica, a copertura di almeno il 75% della superficie agricola, epr fare il quale è inevitabile utilizzare strumenti geospaziali che molte regioni hanno segnalato essere non proprio efficienti. Come ha risolto il problema l’Italia? Prorogando il termine per la presentazione delel domande al 15 giugno, semplificando la domanda (una fonte mi dice che sostanzialmente sono state ricaricate quelle del 2016) e rendendola emendabile (cioè permettendo la correzione delle sicure anomalie presenti) senza sanzioni. Ma fin qui potremmo dire che siamo dentro i soliti giochini all’italiana, il problema vero è che il trionfalistico comunicato ha dato la sensazione agli agricoltori che comunque la Pac verrà pagata. E invece il rischio vero è che non solo non venga pagata la Pac, ma che non vengano pagati il benessere animale, l’indennità compensativa ecc. ecc.
Che succede?
Succede che tutti i pagamenti in agricoltura passano per il Sistema Informativo Agricolo Nazionale (Sian), attualmente in mano alla società Sin s.p.a. (la quale per il il 51% del capitale sociale è sempre di Agea, e per la restante quota è di privati, costituenti RTI (rete temporanea di impresa): Almaviva (20,02%), Auselda (10,01%), Sofiter (5,01%), Telespazio (4%), Cooprogetti (3,5%), IBM (2,55%), Agriconsulting (3,01%) e Agrifuturo (0,9%)”.
Il socio privato è stato individuato con apposita gara nel marzo del 2006.
La legge 91 del 2015 ha previsto che alla scadenza della partecipazione del socio privato, l’Agea gestisca direttamente il Sian o bandisca un’apposita gara per farlo.
La partecipazione del socio privato della società Sin è scaduta il 19 settembre del 2016. Da quel momento il Sian è bloccato, come dimostra questa lettera del direttore generale del Sin, datata marzo 2017.
Il fatto che il Sian sia bloccato pone subito in campo una constatazione: poiché la Sardegna non ha un suo organismo pagatore regionale, come per esempio l’Emilia Romagna, significa che sono bloccati tutti i pagamenti per la Sardegna e non solo quelli della Pac, gestiti direttamente da Agea, ma anche quelli istruiti da Argea, cioè dal nostro ente regionale, perché Agea (Roma) non ha fornito gli applicativi ad Argea (Cagliari) per istruire l’indennità compensativa, il benessere animale ecc. ecc. Tutto questo accade a giugno; il rischio di un anno, sabbatico per lo Stato italiano e infernale per la Sardegna, è dietro l’angolo; cioè è altissimo il rischio di un ritardo così notevole nei pagamenti da esporre le aziende, già colpite in diversi territori regionali dai costi della siccità, ad oneri finanziari insostenibili.
Ovviamente il Governo rassicura che tutto si sistemerà. Perché? Perché a breve Consip provvederà a bandire la gara per il Sian. Il direttore dell’area progetti per la Pubblica Amminsitrazione di Consip, Renato Di Donna, aveva dichiarato un’articolazione in quattro lotti del bando, ma ciò accadeva prima delle tempeste giudiziarie che hanno coinvolto Consip (e lo stesso Di Donna) e prima delle dimissioni dei membri del Cda di Consip, avvenute ieri.
Quindi: Sian bloccato e società pubblica incaricata del bando per il Sian, la Consip, nella bufera. È ragionevole pensare che il bando Sian non sia dietro l’angolo. Questo significa che non sono dietro l’angolo i pagamenti per i sardi.
Posso sbagliarmi, ma mi è parso di aver registrato da parte del Governo italiano una certa moral suasion verso il sistema politico sardo, a non correre nella costituzione dell’Organismo pagatore regionale, proprio per mantenere in vita un pezzo di Agea e di Sian. Non so se questo indirizzo carsico partito dal Ministero delle politiche agricole abbia trovato ascolto in Sardegna, ma resto dell’idea che ciò che sta accadendo deve indurre la Regione, invece che a rallentare, a correre verso l’organismo pagatore regionale. Intanto, per il 2017, la Regione Sardegna farebbe bene a trovare soluzioni tampone a una crisi nel settore delle erogazioni che è diventata gravissima perché sottovalutata.
Secondo comunicato Il Ministero annuncia di aver ricevuto dal Fondo istituito per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, gestito dal Mef, la bellezza di 107 milioni di euro per la rete irrigua (92 milioni) e la difesa del suolo, il dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche, cui sono destinati più di 15 milioni di euro (15 milioni).
I 92 milioni sono finanziano sei progetti: uno a Vercelli sul Canale Cavour (e i vercellesi non hanno ringraziato Martina ma Mattarella); uno a Grosseto, in Toscana, sull’Ombrone; uno sul sistema Montedoglio in area tosco-umbra, (ma il Lago di Montedoglio è il più grande della Toscana); uno in Puglia e due in provincia di Cosenza.
Nel novembre del 2015 l’Anbi fece un convegno a Cagliari annunciando proprio una nuova stagione di finanziamenti nazionali italiani per l’espansione delle reti irrigue.
Ad oggi di nazionale italiano non si è visto un bel nulla. Ci sono solo i 30 milioni di Euro che la Regione Sardegna ha programmato sui propri Fondi di Sviluppo e Coesione. Oggi, in piena crisi siccitosa, si fanno altre scelte.
Agricoltura: i guazzabugli italiani bloccano i soldi dei sardi. Per il pasticcio Consip altamente a rischio Pac, benessere animale e indennità compensativa.
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Le reti irrigue sarde? Non finanziate”
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Ciao Paolo, purtroppo quello che hai messo in evidenza è vero ed in parte condiziona il reddito di chi in Sardegna fa agricoltura; però devo dirti che il male più grande al mondo agricolo sardo non lo fanno Agea e consociate, nasce invece nelle viscere della burocrazia sarda.
Un partito come il tuo che punta a governare la Sardegna libera deve essere in grado di proporre la soluzione ai due problemi strutturali più importanti che se risolti da soli farebbero fare all’agricoltura sarda un balzo da gigante.