Non molto tempo fa, denunciammo il grave danno inflitto alla Sardegna dall’agenzia governativa italiana Agea. Era il caso del celebre refresh, l’aggiornamento della banca dati ministeriale su cui poi si calcolano i contributi in agricoltura. In quell’occasione il bosco sardo, che non ha mai impedito il pascolo delle greggi, è stato censito come bosco alpino e la superficie interessata dall’ombra esclusa dal calcolo delle estensioni contributabili. Un danno enorme sia finanziario, cioè soldi in meno, che burocratico, moltissime pratiche in anomalia.
Nei giorni scorsi i giornali hanno dato notizia dell’avvio di un’indagine da parte della magistratura romana sui costi della gestione Agea. L’ipotesi di reato parla di costi aziendali gonfiati, rispetto ai benchmark di spesa europei, del 900%. L’indagine merita attenzione perché non nasce da esposti anonimi o quasi, né da protagonismi giudiziari o polizieschi, ma dall’ex Amministratore delegato di Agea, il quale, andando via, depositò un corposo esposto sui costi di gestione proprio del sistema informatico che è poi il cuore di Agea. Quel cuore è anche il cuore dei pagamenti in Sardegna.
Quando dicemmo che era opportuno emanciparsi da Agea, rimanemmo da soli. Adesso chiediamo a chi, ogni volta che Agea paga due spiccioli, ringrazia ossequiosamente il Ministro, se non sia il caso anche in agricoltura di recuperare la dignità e l’efficacia di un rapporto competitivo col governo italiano.