Questa è la lettera che qualche settimana fa il DG dell’agenzia regionale Argea ha inviato all’Assessore dell’Agricoltura della Regione Sardegna.
È una lettera che, se ricevuta da un assessore politicamente attivo e amministrativamente avveduto, cioè con le carte in regola, avrebbe condotto alle dimissioni del DG.
Non si è mai visto, infatti, un Direttore Generale far notare all’assessore in carica che le sue mancate risposte stanno portando un ente a perdere importanti qualificazioni.
Se il DG di Argea fa questo passo, significa che il riconoscimento di Organismo Pagatore Regionale è davvero a rischio e che lui, il DG, non intende in alcun modo assumersi la responsabilità di questo più che eventuale fallimento perché non determinato da sue omissioni, ma dall’assenza totale di governo politico.
Adesso facciamo un po’ di storia.
L’attuale assessore dell’Agricoltura, espressione della Lega, è stata prima Assessore del Personale, cioè della materia nella quale la Giunta Solinas è andata a incrociare le spade col Palazzo di Giustizia (ovviamente, trattandosi di Solinas, le spade della dea bendata avevano il bottone per l’allenamento, non la punta che ha colpito alla cieca altri). Dopo i complessi arzigogolii del Personale, l’assessora ha pensato bene di dedicarsi all’agricoltura, partecipando a fiere e eventi internazionali col consueto ottimismo di cui godono gli inconsapevoli.
Nel frattempo, però, un intero settore privo di governo da tempo (nessuno rimpiange l’assessora Murgia) comincia a scricchiolare e i dirigenti più avveduti cominciano a loro volta a mettere nero su bianco che eventuali effetti negativi di una totale assenza di governo non potranno mai essere addebitati a loro.
Prima di queste imprese, la Lega ha governato la Sanità e i Trasporti.
Lo devono sapere bene i sardi che riempirono piazza Eleonora nelle elezioni del 2019.
Questi sono gli effetti del votare seguendo l’onda.
Questa è la politica che si genera quando si grida: “Viva chi vince”.
Ma quale può essere il senso di avere in Sardegna così come in altre regioni (non tutte) organismi pagatori accanto ad AGEA, che per tutte le due inefficienze ( giustificabili) ha sicuramente operato con professionalità ed efficienza. Avevi un interlocutore unico, ora la pratica è suddivisa in due agenzie. Argea e un organismo fantasma, se fortunato riesci a contattare il centralino, quando qualcuno risponde ti gira una caterva di numeri di funzionari dove ciascuno lavora un infinitesimo di una pratica. Sai che la pratica e a Sassari ma non riesci a parlare con nessuno, la tua richiesta dopo settimane e girata all’organismo pagatore nazionale che carica tutto nella piattaforma nazionale per rigirarla ad Argea che la gira per la firma al dirigente e dopo tempo al cittadino. Intanto sono riusciti, movimentano carta e finti dirigenti, a tenere in piedi un organismo pagatore dove collocare gli amici di amici.
I tempi dei pagamenti, al di là delle loro statistiche di parte, di sono ampiamente allungati e gli agricoltori e i pastori lo possono confermare.
E ora si lamentano non dell’assenza di funzionari per istruire le pratiche ma di dirigenti a 5 Milà euro al mese pagati dai cittadini italiani ma soprattutto dai sardi.
Un DG che scrive qualcosa del genere all’assessore e questo non risponde a tono è alquanto paradossale e da lo spessore dei nostri politici
Gi Audit esterni servono per farvi mettere il culo nella sedia e rimuovere le criticità.
Le integrazioni alla normativa servono per farvi ritornare nelle università per ridare gli esami di diritto amministrativo, comunitario, civile e penale.
La revoca del riconoscimento come organismo pagatore non è un male ma un
bene. Potrebbe servire ai sardi per smantellare un recente quanto inutile carrozzone pubblico funzionale alla nomina dei dirigenti da voi tanto invocati.
AVETE COMUNQUE E SEMPRE LA POSSIBILITÀ DI LAVORARE NEL PRIVATO.
Ovviamente concordo con Fabio.
Si camminu a curriri e su entu a teniri. Poburus Sardus.
La colpa non è tutta della politica in senso stretto. Questi signori sono lì da prima degli assessori. Nominati pro tempore, sponsorizzati da nessuno, nominati perché i più anziani come servizio, già nominati dalla giunta Pigliaru in altri enti in quota centro sinistra.. Oggi si sono fatti la loro corte personale. Se la barca va male chi se ne frega, basta rispondere alle persone giuste e si sta a galla. Ma la corte ha bisogno di potere, il potere nomina potere. Ecco che adesso, i piccoli e grandi sottoposti bussano a cassa. Chiedono promozioni, chiedono posizioni, il tutto prima che cambi l’imperatore. Altrimenti poi come si fa’? Ina vera vergogna, trasse di piccoli uomini e piccole donne che aspirano ad un posto al sole. In un mondo normale sarebbero da licenziare in per incapacità palese… Qui chiedono di fare i dirigenti..
A margine: l’opposizione avrebbe “praterie” di argomenti per vincere le prossime elezioni. Ma l’opposizione chi?