L’Ismea pubblica i prezzi del mercato delle carni. Siamo sotto Pasqua, uno dei periodi di vendita degli agnelli.
Qui trovate la tabella delle variazioni di prezzo nelle piazze italiane.
In Sardegna ne vengono indicate tre: Cagliari, Sassari e Macomer.
Vediamo i prezzi rilevati: a Cagliari da 2,20 euro a 2,30 euro al chilo; a Sassari da 2,10 a 2,30; a Macomer da 2,20 a 2,50.
Inutile dire che è un prezzo ai limiti del ridicolo, sommamente ingiusto e che si forma esclusivamente nel rapporto tra macellatori e grande distribuzione. I produttori contano pressoché nulla.
Si ripropone il problema di come si forma il prezzo, dell’egemonia di trasformatori e distributori sui produttori e su come sia possibile arrivare a un prezzo ‘reale’, cioè in grado di coprire i costi di produzione e di garantire il guadagno, e ‘giusto’, cioè sostenibile dal consumatore e adeguato alla qualità del prodotto offerto. In Olanda ci lavorano da anni i produttori di patate e di maiali.
In Sardegna, la regia di Stato che ha guidato le proteste sul latte, con risultati veramente discutibili per i produttori, si è dileguata oggi in assenza di elezioni rilevanti, mostrando, se mai ve ne fosse stato bisogno, il carattere strumentale e da scafata intelligence della strumentalizzazione politica del latte versato per strada.
La situazione degli agnelli è ben più grave di quella del latte, ma manca l’interesse pratico dello Stato italiano per occuparsene e i sardi, anziché occuparsi della loro ricchezza unendosi e lavorando per un prezzo reale e giusto, si lamentano bisbigliando senza costrutto in attesa di un capopolo italiano che li sappia manipolare, ma con garbo.