Ciò che sta succedendo a Palermo per rendere omaggio a fratel Biagio Conte è la migliore introduzione, se mai qualcuno ne avesse bisogno, al mistero di Dio.
Il miglior servizio su di lui lo hanno fatto Le Iene.
In ogni secolo ci sono queste figure, che stanno lì a ricordare che cosa fa un uomo quando rispetta e non tradisce la sua vocazione. Ma ciò che fa male e bene insieme in questi giganti della storia è il mistero profondo nel quale affondano le loro radici, la grandezza che rifugge la gloria, il minimo che fonda tutto. Ho sempre odiato studiare Cesare, Carlo, Napoleone e tutti i grandi che hanno lasciato segni profondi sulla schiena di tanti oltre che nella storia. Ho sempre odiato l’educazione alla gloria, il valore costruito sul sangue. Ho sempre temuto e patito la tentazione del mondo e del successo. Ho sempre sentito il vuoto del tempo.
Per capire Biagio come san Francesco, bisogna leggere e rileggere questo passo della Bibbia:
“Là entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Che cosa fai qui, Elia?». 11Gli disse: «Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. 12Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. 13Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elia?»”(1 Re, 19,1-13).
Biagio Conte ha sentito e riconosciuto la brezza, la grandezza garbata e nascosta, presente in ogni particella dell’universo.
“Lui sarebbe capace di salire sul patibolo con le vittime, promettendo loro un altro mondo che non si vede. Piaccia o non piaccia il nostro Dio è così. Fa giustizia immolandosi. Riscatta perdonando.” Professore, questo suo pensiero su Gesù del 24 dicembre mi è ritornato alla mente leggendo questo suo articolo su Biagio Conte.
In queste persone Dio smette di essere un mistero e si manifesta apertamente.
Nosi ammàchiat s’apariéntzia, su àere, su tènnere, sa ‘errichesa’, chi est sèmpere limitada, acàpiu e presone, invasione e domíniu.
Ma noso seus esisténtzia, èssere, abbia a su Èssere Infiniu, libbertade e responsabbilidade, in tàntaris, mescamente chentza ischire, ma fintzes ischindho, a ue depeus andhare.
Dott. Maninchedda, grazie per questo bel servizio che ci aiuta a non dimenticarci degli ultimi e complimenti per la sua bella informazione
Grazie, per averci ricordato ancora una volta cosa può fare la pochezza umana se illuminata dal riflesso Divino