di Paolo Maninchedda
Ieri a tarda sera si sono concluse le elezioni del consiglio metropolitano di Cagliari, composto da 14 consiglieri. Abbiamo eletto il nostro Paolo Schirru. Come al solito c’è costata fatica, ma il metodo scelto, quello di lavorare a costruire il consenso sul progetto politico e non su altro, dà i suoi frutti. Abbiamo incontrato nuove belle persone che ci hanno sostenuto. Ne abbiamo perso volentieri delle altre, come è giusto che sia. Ci è mancato qualche voto, ma il risultato è stato comunque raggiunto.
Il dato strutturale è che l’area progressista della Sardegna è a due gambe: da una parte il Pd e Sel e dall’altra l’area dell’indipendenza e della sovranità: Partito dei Sardi e Psd’az, nella fattispecie cagliaritana. Non esiste una fattispecie maggioritaria di una delle due aree: la composizione del Consiglio lo esprime plasticamente: 5 consiglieri il Pd, 1 Sel, 1 il Partito dei Sardi, 1 il Psd’az. Noi lo sappiamo, confidiamo che lo capiscano anche altri. Ma questo percorso di alleanza dove può sfociare? In una riedizione in Sardegna fra due anni dello scontro Centrodestra italiano contro Centrosinistra italiano? E che cosa accadrà del Centrosinistra italiano dopo la guerra civile interna ingaggiata sul referendum? Da dove potrà ricominciare dopo questo bagno di sangue? Noi proponiamo da tempo che il centrosinistra sardo alzi una nuova bandiera: quella della sovranità e dell’autogoverno, non quella sdrucita e contraddittoria del banale centrosinistra. Questo è il terreno del vero dibattito politico che ci riguarda come sardi.