La storia Per capire ciò che ruota intorno a Abbanoa occorre avere memoria di una guerra durissima combattuta anni fa e sapere che i due quotidiani sardi stanno censurando la crisi in atto (non parlo di Rai 3 perché è in corso la disfida di Barletta tra due dame e dunque si hanno più buchi che notizie. Servizio pubblico…).
Bisogna tornare a prima dell’esistenza di Abbanoa, quando in Sardegna agivano l’Esaf e una miriade di società e consorzi territoriali per la gestione dell’acqua.
La caratteristica principale di queste società era il ripiano delle passività con denaro pubblico. Questo permetteva che vi fosse una gestione politica a dir poco rilassata, con una media del 30% delle bollette non pagate, e con una gestione del personale questa sì clientelare (a proposito, mi dicono che adesso a Oristano sono finiti nel tritacarne giudiziario ben altre figure di rilievo rispetto ai miei stimati amici ‘topi di campagna’, le cui sorti porrebbero benaltre domande sull’operato di controllo di papaveri di rango).
Vi era poi il gioiello ingegneristico di Esaf, cioè il cuore delle infrastrutture idriche della Sardegna, che gestiva tutti i più importanti appalti di progettazione e di lavori.
Le pezze propagandistiche Poi occorre considerare due scelte politiche propagandistiche mai ricordate fino in fondo: quella del primo Piano d’Ambito della Giunta Pili, nel quale si stabilì una tariffa sottostimata ottenuta con un sovracalcolo dell’aumento della popolazione residente in Sardegna (che invece sta diminuendo da tempo), e quella della giunta Soru di far nascere Abbanoa senza capitalizzazione, o meglio, nascondendo il dovere della capitalizzazione come atto implicito e non come dovere esplicito della regione, e infatti Soru non capitalizzò Abbanoa che sin dal suo primo sorgere, con tarfife inadeguate e senza capitali, accumulò perdite.
La Regione ha avuto nel corso degli anni due atteggiamenti schizofrenici: appena insediate le Giunte hanno nominato persone di loro fiducia per amministrare la società come un carrozzone del vecchio parastato: assunzioni, promozioni, controllo delle progettazioni e dei lavori da parte sempre dello stesso ambiente. Poi, quando i conti rivelavano che occorreva provvedere, allora via libera a durissimi piani di ristrutturazione e di riorganizzazione, con una guerra civile dentro la società e nel personale che ha lasciato molte vittime sul campo.
L’antico disegno Nell’ultimo periodo della Giunta Cappellacci, si fa strada l’idea di far diventare Abbanoa una bad company, di rinunciare alla gestione in house del servizio idrico integrato e di fare una grande gara internazionale con l’affidamento della gestione a un privato. Questa idea aveva una fortissima banca come interprete, che fu capace fino ad un certo punto di guidare le altre banche e di mettere spalle al muro la società, e figure politiche sarde sempre rimaste nell’ombra ma presenti e attive, impalpabili e presenti, ad attendere e promuovere gli eventi.
Bilanci in ordine Con la Giunta Pigliaru si fa la banale scelta di rispettare la legge: la politica sta lontana dalla gestione, si capitalizza la società e si chiede un prestito di 90 mln di euro alla Cassa Conguagli, che viene erogato ed è stato già restituito. Abbanoa si riprende finanziariamente e gestionalmente e comincia a chiudere in positivo i suoi bilanci. Rimanevano aperti i problemi di rapporto con l’utenza (gli sportelli Abbanoa sono ancora oggi a dir poco scortesi), di gestione del personale (come sempre, dopo periodi bellici), di efficienza del ciclo degli appalti.
Tenere in ordine i bilanci è l’unico modo per far migliorare Abbanoa. Viceversa, i bilanci di segno negativo portano dritti dritti (al di là delle volontà soggettive) al clima favorevole all’antico disegno privatizzante.
Bilanci sbilanciati È in questo quadro che deve essere collocata la lettura della principale scelta politica e finanziaria dell’attuale CdA di Abbanoa, cioè iscrivere tra le perdite i mancati ricavi dovuti per i conguagli regolatori e approvare, in questa forma negativa, il bilancio.
L’enormità del gesto sul piano formale è stata rilevata dal Collegio Sindacale e soprattutto dall’Egas, l’ente di controllo. Poiché c’è da credere che la portata dei rilievi sia conosciuta, non si capisce perché il CdA sia comunque andato avanti nell’idea di proporre l’approvazione di un bilancio siffatto all’Assemblea dei soci, convocata per oggi e per domani 16 dicembre, se non ipotizzando che ciò che appare un grandissimo errore sia invece un passaggio strategico da compiere per dare gambe a un nuovo disegno, sempre più simile all’antico.
Mutande di latta È in questo quadro che va letta la letterina con scritture autografe del presidente Solinas (mi piace notare che la grafia presidenziale si caratterizzi per un mix di stili calligrafici cui mi dedicherò in qualche altro articolo) all’assessore Frongia, nella quale il mazzonesco presidente dice al suo assessore di dire, come socio di Abbanoa, al presidente della società che il parere del Consiglio delle Autonomie locali è tale da rinviare l’assemblea dei soci.
E dunque, un CdA che fino ad oggi è stato fedele interprete di ciò che l’Assessore ha sempre dichiarato in Assemblea e sulla stampa, improvvisamente si vede comunicare per iscritto dal suo Presidente di chiedere un rinvio. Che cosa è successo? È successo che la volpe sente l’odore del fuoco prima di ogni altro animale e se solo vi può essere il sospetto che ad appiccarlo sia stata lei, si premura di dire a qualche suo attendente di andare a spegnerlo, perché è troppo grande per essere fronteggiato con gli ordinari strumenti della furbizia volpina.
Ma come si può pensare di lavarsi le mani da questo pasticcio senza aver mai mosso un solo dito anche di fronte al reclutamento funanbolico del Dg di Abbanoa? Le unghie sono troppo sporche perché un po’ d’acqua sciacqui tutto; a breve la condizione critica della società lo attesterà. Presidente, questa volta, le mutande non sono di piombo, ma di latta. Cambi fabbro.
secondo il mio parere il paragrafo “Bilanci in ordine” meriterebbe ben più approfondita e particolareggiata cronistoria, perchè altrimenti si pensa che “schiocc!”, con un semplice sfregamento di pollice e medio si può allegramente sovvertire un andazzo scandalosamente cialtronesco in tendenza virtuosa.
mi sembra di ricordare che allora c’era chi dormiva e chi no…
L’idea di Soru era un obbligo di legge. Sul come adempiervi stava tutta la difficoltà.
Solo una domanda. I conguagli regolatori è vero che sono stati approvati nelle forme dovute. E’ altrettanto vero che gli stessi sono stati oggetto di dispute giurisprudenziali che spesso hanno dato torto ad Abbanoa in base ad una serie di rilievi inutili da ricordare qui. La scelta di bilancio maggiormente consona non sarebbe stata forse quella di metterli tra i crediti di dubbia esigibilità? Chiedo giusto per capire.
L’idea di Soru dei fare un gestore unico per me non era sbagliata. La sua attuazione e le gestioni pratiche hanno portato al trionfo della confusione, siamo buoni. Sulla capitalizzazione implicita non mi esprimo perchè non ho conoscenza sufficienti.
Su tutto il resto, leggasi mala gestione di abbanoa, e attuale tonfo da tutti i punti di vista concordo pienamente.
Perchè?
At a èssere chi su bene de sos Sardos est a nos mandhare innoromala, in númene de carchi aprofitamentu/aprofitadore (o cambarada; o masnada?) ‘innominabile’ cun númene e sambenadu.
Ca su torracontu individualista (o di masnada) est sempre prus bonu de su torracontu e benèssere (o nessi prus lébiu malèssere) colletivu, chi est anónimu, e ca, tantu, sas ‘Berbeghes’ sempre a masellu che las depent leare.
Più che mutande di latta sembra la tela di Penelope, dove il susseguirsi del giorno con la notte equivale al susseguirsi delle legislature, dove la fedeltà imperitura ad Ulisse equivale alla immutata bramosia di consegnare alle multinazionali la gestione della risorsa primaria che è l’acqua .
Perché?