di Pina Garippa
Ad avere figli adolescenti non si rischia solo l’esaurimento ma si impara anche tanto.
In questo periodo con mio figlio si studia l’illuminismo. In particolare mi colpisce questo concetto interessante di Kant, che avevo dimenticato: “Gli uomini pur essendo stati creati liberi di emanciparsi (naturaliter maiorennes) si accontentano molto volentieri di rimanere “minorenni” per tutta la vita. Questa condizione è dovuta o a comoda pigrizia o al non avere il coraggio di cercare la verità”.
Gli illuministi pensavano che la ricerca della verità consistesse nel servirsi bene del proprio intelletto. A guardarci intorno e a leggere i giornali, in verità, qualche dubbio ogni tanto mi viene su quanto l’uomo sia in grado, se lo possiede, di usare bene l’intelletto.
Ma se trasformo questo concetto di Kant con uno slogan direi: meno pigrizia e più coraggio. Penso ancora alla nostra attualità politica (ma deve essere ancora l’effetto post-candidata alle elezioni) e mi viene in mente che coraggio non significa essere sprovveduti o incauti e che se tanto mi dà tanto non si può solo promettere che si faranno grandi cose, se poi per farle non abbiamo coperture economiche. E a dirla tutta mi spaventa anche il fatto che anche quando abbiamo avuto, negli anni passati, coperture economiche per qualcosa, i soldi sono stati spesso spesi male e senza produrre effetti benefici significativi.
Penso ad esempio ai soldi piovuti dall’Unione Europea contro la dispersione scolastica… Ma magari questa volta le cose saranno diverse!
Il termine più usato in ogni conversazione degli ultimi anni nel nostro paese. ma non solo, è CRISI. “Siamo in crisi”, “Sono in crisi”, “Questa crisi” …e così via discorrendo. Che siamo in crisi lo abbiamo capito bene tutti e lo viviamo ogni istante, nonostante i reiterati tentativi da parte di qualche esponente politico di rilievo, neanche tanto tempo fa, di infondere ottimismo a sproposito.
Mi piace pensare alla parola CRISI nella definizione, controversa e dibattuta, che usò John F. Kennedy, in un discorso che tenne a Indianapolis nel 1959. Disse che i cinesi nello scrivere la parola crisi, usano due ideogrammi che rappresentano uno il PERICOLO e l’altro l’OPPORTUNITA’. A dirla tutta io ho la netta sensazione, che non è solo una sensazione, che il termine pericolo, sia più appropriato a quello che stiamo vivendo, ma magari dietro l’angolo si nasconde l’opportunità! Mi fermo. Chiudo gli occhi. Esprimo un desiderio. E vorrei condividerlo con tutti gli adulti che hanno a che fare con la formazione delle generazioni che ci sopravvivranno, nostro malgrado, e penso alla famiglia, alla scuola, alla nostra classe dirigente: vorrei tanto che quando pensiamo a come possiamo uscire da questa CRISI, che ci sta togliendo fiato e vita, fossimo tutti meno pigri, più coraggiosi e provassimo tutti insieme a credere che sia possibile creare nuove opportunità. Con realismo, competenza e con il lume della ragione. Con questo auspicio chiudo il libro di storia di mio figlio e penso che forse abbiamo ancora qualche possibilità di non andare incontro a estinzione certa.… Forse.
Mi sembra pertinente…..
La crisi secondo Einstein
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.
(da Il mondo come io lo vedo di Albert Eistein)
Di politica illuminata oggi ce n’è ben poca; il fine ultimo, anzi, sembra essere quello di riportare la coscienza dell’individuo, a prima della rivoluzione francese e dell’illuminismo, a prima del razionalismo e dello scientismo, proibire cioè le libere scelte dell’uomo sulla vita, sulla famiglia e sul lavoro. Guardiamo alla tendenza del governo centrale: non assomiglia più a un gruppo di tifoseria che a una squadra? E quale esempio traggono i giovani, a quali deduzioni siamo autorizzati noi un po’ più maturi, sull’excursus politico di certe persone elette/incaricate? Che si tratti sempre di un iter meritorio o piuttosto di scaltrezza? Mi pare che opportunità sia più=furbizia nel bel mezzo di questa crisi che è=pericolosa ignoranza. Il fatto è che noi elettori, continuiamo a fornire la risorsa gratuita più inutile, cioè il voto, proprio a chi detestando la politica ne fa un vanto, a chi da arte l’ha ridotta a vergogna ed arroganza, concependo in continuazione scandali in provetta, surriscaldandosi di balordaggini, ragliando più in alto, millantando fesserie che con le riforme centrano poco o nulla e al solo fine di costruirsi le carriere più longeve, alla faccia di chi spera nel cambiamento e nella forza della Cultura. Siamo noi elettori che favoriamo le situazioni più illiberali, che costruiamo possibilità tanto remote quanto illusorie. Così non stupiamoci se il giovane ventenne è più attratto da concetti astratti come ambizione, possesso, edonismo, erotismo; mete che non si conseguono grazie all’impegno del distinto… E poiché di fronte alla castrazione del presente ogni tanto mi capita di ripararmi in letture del passato, mi vengono in mente, a proposito di politica, i titoli di due libri: “La prevalenza del cretino” e “Il pensiero debole” che, per forza di cose, è quello democraticamente più diffuso. Dico con delusione che non vedo partiti che veramente si attivino a far eleggere, dopo averli esposti, professionisti di materia. E’ stato così anche nel Partito dei Sardi. La maggior parte non riesce a saltare l’asticella; per qualcuno, eccezionalmente intelligente, si tratterà di confrontarsi col pensiero lento, tragicomico ed esilarato, dei cretini con poltrona. Se la stessa situazione nazionale dovesse ripetersi, in tandem, a livello regionale, beh, sarebbe irricevibile. Tanti auguri al nuovo Presidente sardo, di cuore!
Proseguendo con le considerazioni di Pina su Kant e l’illuminismo,a proposito dell’utilizzo dell’intelleto, l’altro giorno sulla Nuova Sardegna ho letto, per pura combinazione, un trafiletto dove Doddore Meloni lanciava una… provocazione :
“Iscriviamoci tutti al Psd’Az, rivoluzioniamolo e riprendiamoci la Sardegna.Propongo un tesseramento di massa dentro il partito che ha 90 anni di storia”.
Detto che Doddore Meloni non è Kant e che certamente non stiamo vivendo un periodo illuministico, personalmente credo però che questa provocazione meriterebbe una serio approfondimento da parte di tutti i leader di area sovranista indipendentista sardista perché forse la soluzione dei nostri problemi passa PRIMA attraverso la nostra unità.