di Paolo Maninchedda
Sono stremato dalla campagna elettorale. Non provo imbarazzo a riconoscerlo.
Cosa mi tiene su (oltre ai farmaci)? Sembrerà paradossale, ma mi tengono su i sentimenti, i legami, gli affetti che anche in questa campagna elettorale sono nati copiosi. Non sarà d’accordo un ex amico politico che un giorno mi disse che io sono ‘freddo’ (anzi, disse ‘algido’) e io pensai che i casi erano due: o non riuscivo a comunicare i sentimenti o non avevo capito nulla di lui.
Io sono convinto che gli affetti siano la più grande infrastruttura di una società. Provarne di nuovi, sentire la ‘famiglia’ allargarsi, capire nuovi problemi attraverso l’esistenza di nuove persone che si conoscono, vedere e sperimentare che anche nel dolore, nella paura, nella fatica si è in tanti, è di grande conforto.
Io ho bisogno, per costruire lo Stato, di costruirmi interiormente una trama di affetti che sia la mia Nazione; ho bisogno di sentirmi dentro una catena di volti, di storie, di persone.