Mi sono candidato perché convinto che la Sardegna possa ripartire ad una condizione: che la politica sappia interpretare le opportunità inespresse del nostro territorio.
Mi riferisco alla possibilità di attivare una filiera vera che possa nel settore zootecnico , tramite incentivi ad hoc, aumentare le capacità produttive dei nostri territori di alimenti proteici ed amidacei per i nostri animali che consentano agli allevatori di mettersi al riparo dai fenomeni speculativi che da cinque anni hanno portato il mais e la soia, alimenti alla base del mangime zootecnico, a raggiungere prezzi proibitivi vanificando la redditività della aziende zootecniche; questa operazione potrebbe con pochi soldi di investimento, riversare ricchezza nei territori che potrebbe servire per far ripartire l’economia.
Mi riferisco alla necessità di attivare un filiera della carne sarda ad evitare che la Sardegna continui ad esportare 80.000 vitelli da carne perché siano ingrassati in centri ingrasso del continente, ma, nel contempo continui ad importare l’80% della carne che si mangia in Sardegna.
Mi riferisco alla possibilità di mutuare il sistema di controllo del territorio in uso in tutti i paesi alpini; sarebbe opportuno passare da una conservazione statica del bosco ad una sua coltivazione, da una gestione ingessate dei corsi d’acqua ad una azione continua di pulizia e controllo dei letti dei fiumi; dalla mancata pulizia del sottobosco ad un costante controllo dello stesso anche per il tramite del pascolamento di animali. Le risorse da impegnare potrebbero essere quelle già utilizzate per i cantieri di forestazione passando però da un rapporto a dipendenza ad una erogazione di una pari quantità di risorse per una prestazione per un servizio svolto nella custodia del territorio.
Mi riferisco alla possibilità di vendere i saperi e i sapori dell’interno se solo si potesse una rete di servizio che veicolasse costantemente il flusso turistico a conoscere e gustare questa tipicità tutte sarde.
Sono tutte azioni che stimolerebbero il tessuto economico delle comunità dell’interno e creerebbero le condizioni di sviluppo economico che garantirebbe la sopravvivenza di quelle comunità più di ogni altra incentivazione.
Queste sono le ragioni che mi hanno portato ad accettare la candidatura nel Partito dei Sardi.
Sosteneteci perché queste idee possano diventare azioni concrete.
Antonello Montisci – candidato del Partito dei Sardi nel collegio di Oristano
vi trasmetto gli 11 punti programmatici che ho presentato come proposta nelle diverse riunioni con la gente
Agli Allevatori ed Agricoltori della Provincia di Oristano
Sono ANTONIO MONTISCI, 53 anni, di Arborea; sposato e padre di due figli;
Veterinario laureato a Sassari nel 1984; ho esercitato la professione fino al 2010 presso aziende di Arborea;
Dal 1991 sono veterinario della ASL nell’area funzionale della Sanità Animale nei distretto Sanitario di Ales.
Dal 2009 a oggi sono Direttore del Servizio Veterinario di Sanità Animale della ASL 5 di Oristano.
Dal 1990 in più occasioni sono stato amministratore del Comune di Arborea, per otto anni ho ricoperto la carica di vicesindaco, attualmente sono l’ Assessore all’Agricoltura del comune di Arborea.
Dal 2003 al 2007 sono stato Segretario Provinciale del Sindacato Veterinari di Medicina Pubblica.
Dal 2007 al 2010 sono stato Segretario Regionale del Sindacato Veterinari di Medicina Pubblica.
Ho conseguito l’Executive master in Management delle Aziende sanitarie” presso la SDA Bocconi.
Sono il Presidente della Polisportiva Giovanile Salesiana di Arborea dal 2007.
Oggi mi candido al Consiglio Regionale della Regione Sardegna nella circoscrizione elettorale di Oristano perché ritengo di aver acquisito competenza ed onestà adeguate per dare voce allo sviluppo del mondo agricolo.
Una considerazione mi ha spinto ad accettare questa candidatura: Oristano è la provincia agricola per eccellenza in regione Sardegna ma non ha mai espresso un Consigliere Regionale di derivazione del mondo agricolo. Il mondo agricolo dovrebbe prendere coscienza della forza che può esprimere e votare di conseguenza.
I nove punti prioritari che vorrei sviluppare nel corso del mandato sono :
1) Attivare le filiere produttive per garantire la zootecnia dalle speculazioni internazionali: negli ultimi cinque anni la speculazione ha portato il prezzo della soia fino a 78 euro quintale e quello del mais fino a 34 euro; è indispensabile creare filiera ad evitare che sicuri movimenti speculativi nel futuro continuino ad impoverire la nostra zootecnia. È necessario incentivare per tre anni la coltivazione in asciutto di lupino triticale e orzo che dovrebbero sostituire la soia e il mais; per garantire il sistema occorre fissare ad inizio stagione il prezzo che il comparto zootecnico è disposto a pagare a punto % di amido o di proteina. Incentivare la coltivazione di queste essenze, garantire l’allevatore che si presta all’utilizzo sperimentale , ma non troppo, di questo nuovo sistema alimentare ( non troppo perché in Canada lo fanno da anni). Per comprendere il solo sistema Arborea paga circa 36 milioni di euro annui per approvvigionarsi di materie prime; se solo la metà fosse ridistribuito nel territorio con un risparmio del 10 % sull’importo complessivo si ridistribuirebbero nel territorio 21 milioni di euro. Questo sistema potrebbe essere replicato anche nel settore ovicaprino con un gettito pari a circa 90.000 di euro di possibile ricaduta. Chiaro per la ricaduta si potrebbe trovare alla condizione di trovare agricoltori disposti a percorrere questa strada innovativa.
2) Incentivare la filiera carne con la realizzazione di centri di ingrasso con annessa idonea consistenza agraria da consentire una adeguata capacità di produrre silos mais per soddisfare gli animali. Si sfrutterebbe in tal modo la linea vacca vitello allevando in Sardegna la quasi totalità dei vitelli nostrani. In Sardegna casualmente è rimasta una consistenza di animali della linea vacca vitello quasi unica in Italia; però la Sardegna importa circa l ‘80% di carne. Bisogna ribaltare quel numero incentivando la filiera carne a far si che tutti i vitelli figli di vacche sarde vengano allevati in Sardegna e trasfromati in stabilimenti sardi.
3) Rivedere il sistema di controllo e presidio del territorio mutuando i sistemi efficaci ed efficienti delle zone alpine. In luogo dei cantieri di forestazione occorre procedere alla assegnazione dei territori attualmente interessati da cantiere perché, per l’equivalente del cantiere, gli assegnatari mantengano il bosco e il territorio; è necessario, a tal fine, consentire anche nelle zone forestate l’allevamento ad integrazione del reddito; Il bosco deve diventare una coltivazione da sfruttare invece che un bene immobile da conservare; il contributo, equivalente alla paga per il cantiere per 25 anni di concessione, verrà erogato a consuntivo annuo se l’assegnatario avrà garantito il territorio dal dissesto idrogeologico e dagli incendi. Questo consentirebbe un pieno controllo del territorio da incendi e da eventi alluvionali mantenendo pulite le vie dell’acqua a tutto interesse del mondo agricolo che vive il territorio.
4) Sburocratizzare la macchina amministrativa regionale riorganizzandola non più per assessorati ma per funzione. Si dovrebbe attribuire la competenza ed il controllo per funzione tale per cui non siano più 10 gli enti interessati ad una autorizzazione o ad un controllo preventivo o consuntivo. In tal modo in conferenza stato regione non andrebbe più il funzionario che regge un certo assessorato ma un funzionario che regge una certa funzione perché esperto in materia. Deve finire la rappresentanza da parte di un geometra dei problemi veterinari o di un filosofo per difendere gli interessi medici in conferenza stato regione. Non deve più succedere che in conferenza possa accadere che le misure restrittive per la blue tongue siano più restrittive di quanto è previsto dal regolamento CEE 1266/2007. Non deve più succedere che in conferenza stato regioni gli interessi di questa regione siano difesi da un archeologo; non deve più succedere che nella ripartizione della PAC i territori della regione Sardegna siano tra i meno pagati dal contributi unico; un ettaro da noi prende 142 € un ettaro in Lombardia prende 640 € e una cifra vicina prendono anche i calabresi, pugliesi e Veneti. Occorre che in conferenza Stato regione si trovino le giuste alleanze per ottenere i MASSIMALI NAZIONALI e non quelli regionali che manterrebbero la iniqua distribuzione attuale.
5) Attivare subito un programma di eradicazione per il risanamento degli allevamenti bovini ed ovini della Paratubercolosi; occorre recuperare in questo campo il tempo perduto in questi 5 anni a scongiurare che questo colpevole ritardo possa causare gravi danni a tutto il comparto produttivo della zootecnia isolana.
6) Rivedere la distribuzione dell’acqua del consorzio di Oristano per rendere irrigabili il territorio del Guilcier e del Barigadu. Questo consentirebbe di valorizzare quei territori anche a servizio dei programmi di filiera con incremento notevole della capacità produttive.
7) Attivare l’Agenzia Sarda delle Entrate; nel programma di Pigliaru il primo atto della prossima Giunta regionale deve essere l’istituzione dell’Agenzia Regionale delle Entrate con l’obiettivo di riscuotere tributi comunali, regionale e statali. Essa deve essere pensata in coerenza e attuazione degli articoli 5, 6, 7, 8, 9 dello Statuto Sardo, secondo gli obiettivi delineati nella proposta di legge di iniziativa popolare del comitato Fiocco Verde depositata in Consiglio regionale il 06-06-2012. Questo porterebbe alle casse isolane 1.300.000 di € annui aggiuntivi nel bilancio regionale e potrebbero essere utilizzati nella infrastrutturazione a servizio di tutti e della aziende in particolar modo.
8) Attivare una regolazione e un controllo pubblico sardo delle reti infrastrutturali. Si pensi alla scandalosa gestione delle strade e delle ferrovie in Sardegna, dei fondi sottratti, dei lavori infiniti o malfatti. Si pensi al trasporto marittimo e aereo, fondamentali per il comparto turistico, perché gran parte della ricchezza generata dal turismo finisce a chi gestisce i trasporti. Si pensi alle infrastrutture dell’acqua e dell’energia, vitali e indispensabili ad ogni livello. Si pensi alla già citata rete del credito. Ebbene, su molti di questi comparti abbiamo competenze primarie. Eppure vediamo ogni giorno altri che, sulla nostra terra, sfruttano la ricchezza prodotta tanto dai trasporti, dal sole, dal vento, dal risparmio. Attualmente noi paghiamo il prezzo più cario in Italia per Gas e Corrente elettrica; occorre dimezzare questi costi con il controllo pubblico sardo delle reti infrastrutturali.
9) Agevolare l’internazionalizzazione delle imprese sarde, attraverso un programma di promozione unico e coordinato per l’intera regione, fortemente correlato alle iniziative varate a livello nazionale, sotto un marchio Sardegna declinato in maniera moderna e che nasca dalla definizione di adeguate linee “prodotto”. il programma verrà affiancato dalla costituzione di un fondo unico per l’internazionalizzazione e la promozione che raccoglierà tutte le risorse regionali attualmente distribuite tra i vari assessorati;
10) Incentivare la conservazione dei saperi tipici ( mi riferisco alla capacità di impagliare le sedie piuttosto che al saper fare i cesti, al cesellare il legno piuttosto che alla capacità del comparto tessile). Stilisti internazionali sono cresciuti internazionalizzando per esempio l’orbace e il velluto sardo ; ci deve servire d’esempio.
11) Creare in rete un sistema permanente di guide a servizio del turista che lo accompagni a conoscere la tipicità sarda intesa in termine di ambiente, storia , agrolimentare e mestieri tipici tale per cui si crei un flusso continuo, dal mare verso l’interno, che consenta una crescita regolare anche delle zone interne incentivate a crescere nel conservare la loro tipicità.
Il candidato è disponibile ad incontrare la base sociale piuttosto che il direttivo per confrontare e migliorare queste idee semplici ma concretamente attuabili.
Il candidato può essere contattato al numero 3288225533 o via mail antonio.montisci@libero.it.