Ad ogni scadenza elettorale la solita solfa: arrivano i big della politica italiana. Ma big in che senso? D’accordo, l’ospitalità dei sardi è sacra e la partecipazione ad una schironata pro-candidati non si nega a nessuno.
Ma forse è la volta buona che ci si renda conto che è puro spettacolo, che al di là delle promesse di rito su ciò che potrà fare il Governo “amico” di turno, visti da Roma siamo una terra esotica che, numericamente e in termini di potere concreto, vale poco o nulla.
Con una popolazione che equivale a un paio di quartieri della capitale italiana, abbiamo una pattuglietta di parlamentari che, caso mai decidessero di votare uniti su qualcosa, non contano alla Camera e al Senato (i siciliani hanno un altro tipo di palle).
Per i leader dei partiti italiani siamo un potenziale tassello pubblicitario (“abbiamo vinto in Sardegna”) o, se va male non abbiamo alcun peso capace di incrinare gli equilibri di alto livello (“era solo un test su un piccolo e non rappresentativo campione dell’elettorato italiano”).
E allora? Da bravi indigeni aspettiamoci le solite tante parole, le perline e gli specchietti: le autostrade del mare, il metano, l’energia a basso costo, le infrastrutture, tutte le entrate erariali che ci spettano, l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità, gli interventi sulla viabilità, la Sassari-Olbia, la soluzione delle vertenze, gli incentivi allo sviluppo, la zona franca, la rinascita della Sardegna… bla bla bla.
“Ah, ‘sti sardi. Credono proprio a tutto”.
Ma noi non abbiamo bisogno di adorare questi migranti della politica, da questi non c’è nulla da aspettarsi. Fortunatamente cresce il numero dei sardi che l’hanno capito e che ogni giorno lottano per risolvere i problemi.
(CG)
Nei sardi è palese la mancanza di maturità e consapevolezza delle proprie potenzialità.
Poco tempo fa, in un negozio del Trentino, il commesso ha guardato la mia patente e ha chiesto:
“Nato a Carbonia? E dove sta?”
“Sta in Sardegna, sa dov’è la Sardegna?… E’ una Nazione al centro del Mediterraneo…”
Il tipo mi guarda severamente e mi dice:
“ah, noi due ci capiamo; lei fa parte della minoranza, ma guardi che da noi lei sarebbe un degno rappresentante, perchè qui la pensano tutti come lei e me”.
Dopo di che mi ha fatto, senza chiedergli nulla, lo sconto del 50%…