Con buona pace della sventolata autonomia dalle romane stanze dei bottoni, Pd e Pdl in Sardegna gettano la maschera e si svelano per quello che sono: piccoli feudi del potere d’oltretirreno. E dunque i leader locali dei due principali partiti italiani, il segretario democratico Silvio Lai e il presidente della Regione Cappellacci hanno scritto ai rispettivi leader maximi per chiedere loro di occuparsi del caso Sardegna. Quantomeno singolare, considerato che finora l’autonomia dalle decisioni romane è sempre stata pubblicizzata come la condizione di forza irrinunciabile per le declinazioni locali dei partiti nell’isola. Ma tant’è: Cappellacci e Lai scrivono a Berlusconi e Renzi per lanciare l’Sos e chiedere “una mano” a ricompattare le coalizioni e vincere le elezioni regionali.
Il centrodestra ha problemi di tenuta: fra Udc e Riformatori i mal di pancia in coalizione non mancano e mettono a rischio le prossime alleanze. E dunque, Berlusconi pensaci tu: anteprime del programma e promesse cancella province pare non bastino più.
Il centrosinistra è messo pure peggio e perde pezzi strada facendo: e non è neppure strano considerando che il Pd dice di sostenere l’indagata candidata presidente Francesca Barracciu e di fidarsi di lei, ma forse non lo pensa fino in fondo. Perché sennò Lai dovrebbe chiedere a Renzi di aprire un “dossier Sardegna” temendo che possa accadere come nel 2009 quando appena eletto Veltroni Cappellacci espugnò Villa Devoto?