Se dal 1978, anno della comparsa del primo focolaio, ad oggi la peste suina in Sardegna non è stata completamente debellata, qualcosa non è mai andata nel verso giusto in termini di prevenzione e di lotta all’allevamento brado. Evidentemente così la pensano l’Unione Europea e il Ministero della Salute che nei mesi scorsi hanno formalmente messo la Regione sul banco degli imputati. Le accuse: non aver rispettato gli impegni assunti; aver emanato provvedimenti non in linea con le regole nazionali e comunitarie; non essersi dotata di una struttura con poteri decisionali adeguati a fronteggiare l’emergenza.
Anno 2013
L’Ufficio alimentare e veterinario (FVO) della Direzione generale per la Salute ei consumatori della Commissione europea effettua dall’11 al 20 marzo una ispezione specifica esprimendo nel rapporto finale (poi reso pubblico l’8 novembre) ben 14 raccomandazioni, corrispondenti ad altrettanti livelli di potenziale criticità.
Il 3 maggio il Ministero invia a Bruxelles il piano di azione con le risposte ritenute sufficienti ad evitare ulteriori azioni restrittive da parte della Commissione Europea
Il 9 luglio l’assessore regionale dell’igiene e sanità Simona De Francisci firma una modifica al Decreto attuativo del Piano straordinario di eradicazione della peste suina africana risalente a 12 mesi prima per il biennio 2012-2013. Nella modifica si fa esplicitamente riferimento alle conclusioni dell’ispezione (“ancora in fase di traduzione”) con particolare riferimento “alla necessità di rivedere la procedura di sorveglianza ed intervento in seguito alla segnalazione della presenza di suini bradi”.
Tutto a posto? Per niente. Il 26 settembre il Ministero, attraverso il Direttore Generale della Sanità animale e dei Farmaci veterinari Gaetana Ferri, ha re-inviato a Bruxelles il piano dell’azioni di prevenzione.
Ma qui esce il bello. La Ferri rimarca che dopo il 3 maggio il Ministero ha dovuto richiamare ” la Regione Sardegna a far fronte agli impegni assunti nel corso del 2012, in occasione della revisione dei Piani di eradicazione 2012-2013 della peste suina africana e agli interventi straordinari dovuti alla grave situazione emergenziale verificatasi a partire dal mese di settembre del 2011”. Nonostante le “scadenze temporali stringenti…. allo stato attuale non si ha evidenza oggettiva dell’applicazione effettiva delle attività straordinarie, con particolare riferimento alla lotta del suino brado e illegale”.
Ancora, la Ferri evidenzia i numerosi ostacoli dovuti in parte “allo status di Autonomia della Regione Sardegna che ha emanato provvedimenti in difformità alla normativa vigente nazionale e comunitaria, che hanno comportato il necessario intervento dell’Autorità Centrale per l’adeguamento alle regole, prolungando quindi i tempi di applicazione delle misure”.
Infine, ma forse è l’aspetto più grave, si rimarca negativamente “la mancanza a livello regionale di una organizzazione strutturata con competenze tecnico veterinarie e dotata di capacità decisionali e di riconosciuta autorità, in grado di assicurare le azioni da compiere e, nel contempo, modulare sulla base delle diverse realtà locali, le attività in conformità alle norme vigenti”.
La Regione ha sostituito il responsabile del servizio il 1 agosto 2013. La nuova attività non è stata ancora valutata.
I documenti ufficiali non sono pubblicati sul sito istituzionale della Regione (come mai?) ma solo su quello europeo: http://ec.europa.eu/food/fvo/rep_details_en.cfm?rep_inspection_ref=2013-6788
condvido pienamente il pensiero di questa imprenditrice(http://cagliari.globalist.it/Detail_News_Display?ID=93080&typeb=0) che ogni giorno deve lottare contro questa piaga che tormenta la Sardegna da oramai diversi decenni, che a differenza di gianni fa un analisi giusta, razionale e seria anziche’ spalare fango sul prossimo preferisce rimboccarsi le maniche e far funzionare il proprio cervello.
Il Problema vero è che i ” Medici Veterinai” assunti come dirigenti a ben 75 mila euro annui di media; non sanno manco dove hanno i piedi.
Di profilassi ne sa più un pastore che non loro.
Questa è la triste realtà. Per non parlare poi degli altri settori.