Due temi per valutare Renzi.
Sono più di sessanta in tutta Italia i consiglieri regionali Pd indagati per utilizzo dei fondi dei gruppi; di questi 33 solo in Sardegna, dove siamo stati informati che esisteva una regola – boh!- per cui un consigliere regionale (regola personale o di gruppo?) aveva un rimborso chilometrico a dir poco lussuoso (incassava non meno di 4,4 euro ogni dieci chilometri…). La presidente del Friuli Debora Serracchiani ha altre idee: aveva fatto firmare ai consiglieri regionali candidati con lei un impegno a dimettersi se fossero stati raggiunti da un avviso di garanzia. Il Pd friulano ha congelato le dimissioni. Che fa Renzi, ora? Candida i sessanta indagati e perdona loro perché non sapevano quello che facevano o rinnova? Continua l’ipocrisia della doppia morale (una per gli amici e una per gli avversari) o cambia registro? Ritroveremo una sinistra di riforme o dovremo ancora confrontarci con la sinistra italiana che ha come leader Maria Antonietta d’Austria che pasteggia con croissant e champagne ma solidarizza con i cassintegrati?
Per chi, come noi, vuole realizzare in Sardegna uno stato veramente efficiente, è importante capire se si è di fronte a qualcosa di serio, profondo, vivo e innovativo, o se invece è solo lo spot della famiglia perfetta del Mulino bianco dietro al quale c’è il solito e marcio immobilismo italico.
Le banche. Renzi ha detto che i partiti devono uscire dalle banche e le banche dall’editoria. Ma non ha ancora detto nulla sulla necessità di distinguere le banche di deposito dalle banche d’affari (questa confusione è all’origine delle solenni fregature che patiscono quotidianamente i pensionati sardi da parte della solita banca).