Gli interventi pubblici a sostegno per la costruzione e l’ampliamento degli aeroporti (soprattutto quelli più piccoli che svolgono un servizio pubblico essenziale, soprattutto nelle isole) rappresentano in larga parte autentiche misure generali di politica economica non etichettabili come aiuti di Stato. Soprattutto nei territori dell’Unione Europea dove la circolazione dei cittadini è fortemente compromessa.
Ieri il Comitato delle Regioni d’Europa ha approvato il parere su ”Orientamenti dell’Unione europea sugli aiuti di Stato agli aeroporti e alle compagnie aeree” nel quale si ribadisce che gli obiettivi ”Europa 2020” impongono infrastrutture aggiornate e intermodali e che lo Stato e le Regioni hanno un ruolo e una precisa responsabilità pubblica ben precisi.
Quanto alla volontà della Commissione Europea di decidere norme più severe che riducano e anche impediscano l’intervento pubblico sia per la gestione degli aeroporti sia per gli investimenti, restano in piedi i forti contrasti tra chi difende a spada tratta il principio della tutela della libera concorrenza e chi sollecita eccezioni. In particolare nel parere del Comitato si legge che non sono le regole degli aiuti di Stato lo strumento idoneo a interrompere il sostegno ai piccoli aeroporti.
Le Regioni d’Europa chiedono di conservare gli aiuti al funzionamento degli aeroporti quantomeno per la fascia di aeroporti con traffico annuale inferiore al milione di passeggeri, anche oltre i dieci anni di periodo transitorio proposto, in base ad una valutazione della Commissione che tenga conto delle dimensioni e degli eventuali efficientamenti gestionali. Si sostiene che sia inadeguato il fatto che la Commissione applichi, ”ad aeroporti estremamente eterogenei per dimensioni e caratteristiche non solo geografiche, uno stesso approccio senza differenziazioni. Il riferimento e’ al termine di dieci anni che la Commissione individua come tempo massimo entro il quale tutti gli aeroporti sotto i tre milioni di passeggeri annui debbano adottare strategie di mercato che consentano di coprire i costi di funzionamento con risorse proprie e dinamiche di mercato”
Il parere definisce “stringente” il controllo degli aiuti di Stato della UE a differenza di quanto succede nel resto del mondo. Negli Stati Uniti, in Asia e in Medio Oriente continuano ad essere elargiti cospicui finanziamenti alle infrastrutture aeroportuali e alle compagnie ponendo l’Unione europea in una situazione di rischioso svantaggio competitivo.