Oggi l’arcivescovo Miglio precisa – ovviamente non direttamente ma attraverso un redazionale del giornale diocesano, secondo la migliore tradizione curiale – che don Cannavera non rappresenta la Chiesa e parla a titolo personale.
Non c’era bisogno che sua eccellenza si scomodasse: non da oggi Cannavera non rappresenta questa chiesa pigra, burocratica, sindacalizzante, politically correct e perfettamente integrata.
Io amo la Chiesa, che mi ha dato tanto, tantissimo, ma ho imparato a considerare i vescovi un fastidio necessario (qualcuno che comandi è pur necessario, anche quando scrive la preghiere in perfetto stile tridentino).
La cosa assurda è che quando un prete prende sul serio gli appelli alla moralità e all’impegno c’è sempre un vescovo che gli dà un chilo e mezzo di bromuro al giorno, perché non deve irritare i fedeli né di destra né di sinistra e non può dire con chiarezza che tirare a fottere non è cristiano quanto non lo è prevaricare col potere la libertà altrui, anche quando si è mossi dalle migliori intenzioni. La chiesa di questi vescovi è la chiesa, come dicono a Sassari, che si corica in mezzo.
Anche io avrei rimproverato Cannavera, ma per ragioni opposte. Gli avrei detto: “Posto che c’è bisogno di aria fresca, non limitarti a predicare, candida tutti i tuoi giovani, costringili a combattere, non schierarti con chi a fronte di diecimila euro mese pensa ai rimborsi chilometrici; non schierarti con chi non ha un’idea grande della Sardegna ma solo una grande volontà di esercitare il proprio potere sugli altri; non schierarti con chi alla fine darà la Sardegna in mano ai ricchi ceti parassitari che già oggi la affliggono. Combatti con carità, ma combatti”. Io da vescovo, cioè da chi esercita più una funzione pratica (politica) che sacra, mi sarei aspettato questo. Invece no, siamo alle solite. Comunque, prima mi adiravo molto, adesso seguo le immagini viventi di Dio che ho conosciuto. Io sto con i cristiani sanguinanti che mi hanno aiutato e mi hanno insegnato a aiutare gli altri, che mi hanno insegnato ad avere coraggio, ad accettare i miei limiti (tantissimi) ma a non farmene sopraffare. Ho imparato, insomma, a rimanere cristiano anche quando questi dirigenti amministrativi della Chiesa mi fanno veramente incavolare.
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Parole sante, caro Paolo. Ora capisci come mai è cambiato il direttore del Portico? Baci e abbracci, povera Chiesa.