Ecco, cominciamo a capirci con la Protezione civile.
Questa la dichiarazione riportata dall’Unione Sarda: “Il Dipartimento guidato da Gabrielli, con una nota, ha dato la sua versione sui fatti. «Le carte di cui parla Maninchedda sono bollettini di vigilanza e non bollettini di criticità», spiega. «Questi bollettini segnalano quotidianamente fenomeni meteorologici significativi ai fini di protezione civile, cioè di possibile impatto sul territorio o sulla popolazione, previsti dalle 15 fino alla mezzanotte del giorno in cui vengono emessi».
La nota aggiunge che «è evidente che il bollettino di vigilanza pubblicato oggi per la giornata di domani potrebbe essere differente nei contenuti da quello pubblicato domani, alle 15, per la rimanente parte della giornata. Immaginiamo sia questo che ha visto il consigliere regionale – conclude il Dipartimento – nell’orario in cui si pubblica sul sito il nuovo bollettino».
Quindi, io non sono un visionario.
Le cartine cambiano e cambiano verso le 15 del pomeriggio.
Bene. Ne prendo atto.
Prendo anche atto che si tratta di un’attività ordinaria e non fatta ad hoc per la vicenda sarda e quindi assolutamente non dolosa. Bene, ne do atto.
Sono bollettini di vigilanza e non di criticità? Bene.
Adesso, però, ci si spieghi su quale previsione è stato fatto l’allerta di criticità: sulla cartina che riportava un’area a rischio molto elevato (colore viola) o sulla cartina tutta blu per tutta la Sardegna?
Poi ci si spieghi perché si è scaricata la responsabilità sui sindaci e sulle sagre.
Poi, ovviamente, se si vuole, andiamo dai giudici.
Oggi il direttore dell’Unione sarda dice cose molto interessanti. Parla di un carteggio tra la Protezione Civile e la Regione che avrebbe risvolti interessanti sulle responsabilità in atto. Bene, tiriamolo fuori.
Se ha sbagliato la Regione, è bene che venga accertato.
Ma non si tirino in ballo i sindaci. Alla fine non ne rimarrà uno solo in carica.
Comments on “Con la Protezione civile cominciamo a capirci”
Comments are closed.
Conosco il modo di pensare ed agire di Silvio Sanna. Nel mio paesino esso è rappresentato dal detto: “mengius molente che balente”. Un atteggiamento volto a mascherare una latente e comoda vigliaccheria con un’aura di nobili sentimenti che discendono dal lavoro e dall’impegno a testa bassa, rifuggendo le discussioni. Un atteggiamento che, in situazioni di evidente offesa subita, giustifica il silenzio nel lavoro. Ho sempre pensato che questo atteggiamento porti di sicuro alla frustrazione, al rimpianto ed all’odio. Oggi, passando a Pratobello, mi chiedevo se fosse più frustrato l’orgolese che si è fatto rispettare (anche se non ha dollari da cambiare) o l’abitante di Perdasdefogu che elemosina un risarcimento per i crimini commessi dallo Stato italiano coi suoi metalli pesanti.
Io so che in questi giorni Paolo Maninchedda ha coordinato le richieste di aiuti con l’invio degli stessi. Si è reso utile concretamente non meno di chi, con pala e carriola, ha spalato fango. Animato dalla stessa solidarietà che discende dall’appartenere alla razza umana e dall’essere sardi. Come quelli con stivali di gomma, lontano dalle luci della ribalta.
Ma, Silvio Sanna, perché ritiene di stigmatizzare l’azione di chi, investito dell’onere (e dell’onore) di rappresentare il Popolo Sardo, pretende a nostro nome rispetto da chi, arrogante, atterra nella nostra Isola e ci prende a sberle cercando di nascondere le proprie evidenti responsabilità rovesciandole su di noi? Quando potremo pretendere rispetto e riconoscimento (come atto di diritto internazionale) se continuiamo a vederci solo come molentes?
Si ignora l’alluvione. Non lo dice solo Maninchedda.
http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2013/11/22/news/il-sito-di-sardegna-protezione-civile-ignora-l-alluvione-1.8160842
Ma: 22/11/2013 ore 10.38, sito web della Prot. civile reg., apertura dedicata all’emergenza incendi dell’estate 2013.
No Luca, perché la criticità elevata viene illustrata e dunque bisogna leggere l’avviso. Lo stesso presidente Cappellacci ha detto che l’allerta era per un brutto temporale non per quello che è accaduto. È più semplice dire: “Ci sono eveenti imprevedibili: Questo è uno di quelli”. Leggi ciò che scrive il Sole 24 ore oggi.
Non avevo ancora visto l’avviso originale di ALLERTA PER RISCHIO IDROGEOLOGICO “CRITICITA’ ELEVATA”,
http://www.sardegnaambiente.it/index.php?xsl=1149&s=20&v=9&nodesc=1&c=7092
pubblicato sul sito regionale, a quanto sembra sono previsti solo tre livelli di “Criticità”, Ordinaria, Moderata ed Elevata, per cui e’ stato emanato un avviso di “Criticità Elevata”, ossia il Massimo previsto.
Ho verificato nel sito, e risulta che questo era il secondo in tutto il 2013, con il livello Massimo “Criticità Elevata”, il primo è del 28/02/2013, quindi non è frequente.
A questo punto devo rivalutare Gabrielli, lo si potrà accusare di scarsa capacità comunicativa, antipatia, ma pare abbia fatto il suo dovere, magari è discutibile il sistema di comunicazione troppo formale è freddo che è stato usato.
Senza dubbio in caso di “Avviso di Criticità Elevata” sarebbe bene evidenziarlo in maniera netta e se possibile in rosso o ad esempio ripetendo la dicitura “Avviso di Criticità Elevata” una seconda volta, per evitare che chi legge possa essere tratto in inganno ed assimilarlo ai soliti avvisi ordinari e moderati che vengono inviati quasi tutti i giorni; ma dato che di fatto chi invia l’avviso agli Enti ed Operatori interessati è la Protezione Civile Regionale, le colpe, se ci sono, le ravviserei più in capo a quest’ultima che alla sede romana.
Bene, signor Silvio Sanna. Anch’io ho fatto la mia parte rispetto ai soccorsi, ma dovevo fare anche la mia parte da consigliere regionale difendendo la Sardegna e i sindaci da accuse immeritate. L’impegno politico si vede, quello personale è nascosto, come è giusto che sia. Lei non gradisc eun impegno politico di questo tipo? Lei pensa che sia sbagliato non accettare di essere giudicati colpevoli di una tragedia immane? Bene, io ne prendo atto. Lei, però, provi a considerare che anche difendere la propria patria è un dovere, e la nostra patria è la Sardegna.
Mi hanno riferito stamane di questa polemica sulle carte, un pò indignato mi permetto di scrivere, sempre che lo pubblichiate!
Quello che ho capito io e che sono solo polemiche sterili.
Bla bla bla….
Sono tornato adesso da Olbia dove ” nel mio piccolo” ho aiutato vecchi amici a spalare fango per due giorni.
La prima cosa che mi è passata per la testa la sera dell’alluvione è di caricare il mio furgone di acqua, pale, secchi e viveri e rimboccarsi le maniche. la mattina del 19 siamo partiti alle 5 da Cagliari e alle 9 eravamo a lavoro.
Non abbiamo guardato cartine che cambiano dati e quant’altro.
Ora non mi frega un piffero accertare chi ha sbagliato e chi no.
Abbiamo solo aiutato dei figli della Sardegna in difficoltà.
Le responsabilità si accerteranno dopo.
Saluti
Un Sardo che sa parlare e scrivere poco..
Rimango di un’impostazione differente.
Onorevole rispetto la sua idea ma non la condivido anche perché la ritengo l’anticamera degli alibi che l’amministrazione cercherà per giustificare le sue inadempienze. A mio pare é maggiormente educativo, per gli organi competenti e non per la povera gente coinvolta, esigere non dico la perfezione ma almeno l’adempimento dei propri doveri prima di poter criticare gli altri. Si hanno le spalle più larghe
Cordialmente.
No Enrico, proprio no. Il guardarsi prima in casa è un gesto che simultaneamente devono fare Regione e Stato. Guai ad avere sempre l’idea che per dire qualcosa si deve essere perfetti, non foss’altro perché si è di fronte a bena altro che la perfezione.
Probabilmente la Protezione civile nazionale avrà le sue colpe, ma è altrettanto vero che la Regione è inadempiente dal punto di vista della predisposizione del Piano di protezione civile e del centro funzionale. Forse sarebbe il caso di guardare prima in casa nostra altrimenti si diventa poco credibili. Quando avremo fatto tutto quello di nostra competenza si potrà richiedere la stessa diligenza agli altri.
EMERGENZA SARDEGNA E CALAMITA’ NATURALI (esiste una convenzione non rispettata sottoscritta da Bertolaso con REA ed altri Media)
Pubblicato il 21 nov 2013 in Comunicati
La REA ha chiesto alla Protezione Civile il rispetto della Convenzione sottoscritta da Bertolaso con le emittenti radiotelevisive locali e nazionali per i servizi informativi di allarme alla popolazione nei casi di emergenze varie e calamità naturali. La Convenzione è datata 28 settembre 2004 e scaturisce dal Verbale d’intesa sottoscritto tra l’Autorità, Ministero Comunicazioni e Presidenza Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile con il quale è stato istituito il CNIE – Circuito nazionale dell’informazione d’emergenza. Il fine del CNIE è proprio quello di diffondere servizi informativi immediati alla popolazione nei casi di necessità e urgenza provocati da calamità naturali e d’altra natura ben sapendo che solo le emittenti locali, meglio di RAI e altre strutture mediatiche private, possono raggiungere l’ultimo miglio del Paese. “In tale fatale contesto va considerato il ruolo di pubblico servizio svolto dall’emittenza locale” ha dichiarato il Presidente della REA, Antonio Diomede. E’ singolare, comunque, che la Protezione Civile non abbia pensato di utilizzare l’emittenza locale per un preventivo allarme alla popolazione proprio in virtù della predetta Convenzione. Certamente sarebbe stato più efficace ed immediato degli inutili fax inviati ai Comuni nella giornata domenicale. La REA ha chiesto un immediato incontro con l’Autorità, Ministero e Protezione Civile per l’attuazione della Convenzione .
San Cesareo, 21 novembre 2013
http://www.reasat.eu/emergenza-sardegna-e-calamita-naturali-esiste-una-convenzione-non-rispettata-sottoscritta-da-bertolaso-con-rea-ed-altri-media/
Nella mappa elaborata la mattina del 18 e messa in rete alle ore 15.00
http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_bvg.wp?contentId=BVG42455
e cioè nell’imminenza dell’evento che inizia verso le ore 15,00, non c’è traccia, in tutto il territorio regionale della Sardegna, di alcuna area segnalata in viola ossia di precipitazioni “molto elevate”, ma si è ritenuto sufficiente indicare un livello blu ossia precipitazioni “elevate”, dato che le previsioni sono tanto più precise quanto più sono a ridosso dell’evento, la mappa da tenere in considerazione è quella della mattina del 18 novembre 2013.
Quindi la Protezione Civile ha SBAGLIATO le previsioni, ed è COLPEVOLE di non aver attuato il principio di massima prudenza. Faccia mea culpa.
Comunque il problema principale siamo noi sardi, che come al solito non ci organizziamo in proprio, bastava consultare altre fonti, ad esempio ilmeteo.it ha azzeccato in pieno, è vero che è una fonte che tende ad esagerare, ma in questo caso con l’Isola proprio al centro del Ciclone sarebbe stato “saggio e doveroso” attuare il principio di massima prudenza.
Sino a quando aspettiamo che ci dicano cosa dobbiamo fare da Roma, questi fatti continueranno a ripetersi, la Sovranità passa anche dal saper far da se, ancora una volta abbiamo dimostrato che dobbiamo ancora crescere in consapevolezza, prendiamo esempio da Michele Masia, la persona con la giacca gialla
http://www.youtube.com/watch?v=hB1QyCF2iug
questo sardo saggio e coraggioso ha capito subito dove andare e cosa fare, e non è certo un Dirigente, ma solo un semplice dipendente di un cantiere nautico.
E’ evidente che il responsabile della protezione civile, in qualche modo, è rimasto sorpreso dalla violenza degli eventi, diversamente non si spiega il perchè di dichiarazioni perlomeno fuoriluogo, in riferimento a sagre o ha responsabilità di sindaci e amministrazioni comunali, che sappiamo avere pochi strumenti e poche risorse a disposizione per fronteggiare simili catastrofi e purtroppo anche eventi di minore violenza, quando e se malauguratamente dovessero ripresentarsi, cosa che sappiamo per certo, prima o poi da qualche parte, la Natura, essere vivente con il quale non bisogna assolutamente scherzare – sarà ora che se ne prenda atto e si programmi e proceda di conseguenza – andrà a presentare altri dolorosi conti da pagare. E per questo e per altri gravosi motivi, che dobbiamo essere noi stessi a darci una regolata e mettere in campo ciò che abbiamo nell’immediato, oltre ad un programma di interventi di media e lunga scadenza. Ciò che abbiamo nell’immediato appunto, è ad esempio una forza lavoro, già a bilancio, rappresentata dai dipendenti dell’ente foreste della Sardegna, che potrebbero diventare a tutti gli effetti, il nucleo permanente “di prevenzione e protezione civile”, assorbendo e stabilizzando i precari, fornendo loro tutti gli strumenti e la preparazione per essere pronti in qualunque momento, così come già fanno per gli eventi incendiari, fronteggiare le eventuali emergenze che dovessero manifestarsi. Dove trovare ulteriori risorse? Bè, ad esempio se anzichè avere mille piccole protezioni civili, dislocate in ogni dove, considerando che i dipendenti dell’ente foreste sono circa seimila,ben dislocati sul territorio, si potrebbe, risparmiando un pò di risorse quà e là che già si “distribuiscono” per raggiungere gli stessi obbiettivi, rinforzare l’organico, e soprattutto dotarlo di strumenti, tecnologia e formazione, da rendere effettivamente operativa ed efficace la loro presenza, anche per far fronte ad eventi di quella portata, sul territorio regionale e non solo. Oltre come detto, da subito, mettere in campo politiche capaci di correggere per quanto possibile i tanti errori fin quì dolosamente commessi, riprogrammando lo sviluppo del territorio, con nuove linee guida, come ad esempio, abbandonare l’idea di “ammassare” le persone in pochi centri costieri, favorendo evidenti e noti appetiti di “Prenditori” e lobby senza scrupoli, ed incentivare con l’ausilio di una opportuna e lungimirante programmazione, la rivitalizzazione dei tanti piccoli comuni, sui quali, abbiamo ancora la fortuna di poter contare, se continua così non per molto, con il conseguente aggravarsi anche dei motivi e delle situazioni, delle quali ci rendiamo conto, quando ormai è troppo tardi!
Ma come vi permettete, voi pastoracci sardi, oltremodo ignoranti, di mettere in dubbio la parola di un italiano?
COME VI PERMETTETE!
Ora vi farò vedre io chi comanda.
E i vari Stella e Rizzo (hanno detto che i Comuni hanno troppa autonomia di manovra e quindi bisogna riportare tutto non alla regione bensì a Roma) dimostrano solo di essere in evidente mala fede.