È iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (Gruppo Misto). Signor Presidente, dopo le parole da lei pronunciate nella commemorazione delle vittime di questa tragedia, io avrei fatto volentieri a meno di intervenire e intervengo anche con uno stato di tensione che spero lei e i colleghi comprendano;
ma c’è un comportamento dallo Stato italiano che per me non è tollerabile e rispetto al quale io voglio che rimanga agli atti di questo Consiglio almeno la mia personalissima posizione.
La posizione dello Stato italiano dinanzi a questa tragedia non è stata rappresentata in Sardegna, colleghi, dal presidente Letta, che ha promesso, lo ricordo, 25 milioni di euro di interventi, che come potete ben capire sono insufficienti e sono diventati 103 nella Commissione bilancio del Senato grazie al lavoro di un senatore sardo che si chiama Luciano Uras, che ha però ottenuto questo risultato presentando 41 subemendamenti, cioè con una tecnica ostruzionistica, non con la persuasione del Governo italiano.
Letta è arrivato e avrebbe potuto dire che ci rendeva il miliardo e 300 milioni di entrate che la Corte dei conti ha sancito che ci spettano e che anche la Corte costituzionale ha sancito che ci spettano; con queste risorse avremmo potuto certamente riavviare molto di ciò che è stato distrutto, ma Letta non lo ha detto.
Letta avrebbe potuto dire che il Governo intendeva restituirci gli 800 milioni della Sassari-Olbia che noi abbiamo finanziato, una strada statale, e con quelli avremmo potuto certamente fare molto nella ricostruzione; ma Letta non l’ha detto.
La posizione dello Stato italiano non è stata rappresentata dal Governo Letta, Presidente, è stata rappresentata dal prefetto Gabrielli, capo della Protezione civile.
Questo signore, appena giunto in Sardegna, badate, quando ancora le dimensioni di questa tragedia non erano per niente chiarite e non erano evidenti, ha dichiarato nella prima intervista televisiva che occorreva controllare che cosa avevano fatto le istituzioni del territorio, non certo le responsabilità delle istituzioni centrali dello Stato. Le istituzioni sul territorio, colleghi, quali sono? Sono i sindaci, spero sia chiaro a tutti voi.
Poco dopo, in un’altra occasione, il prefetto dello Stato italiano ha dichiarato che occorreva fare meno sagre e più manutenzioni, e io sono d’accordo con lui, ma un rappresentante dello Stato italiano che arriva di fronte a una tragedia largamente imprevedibile, questo io lo riconosco, ma un rappresentante dello Stato italiano e un rappresentante della stessa struttura che ha fatto quello che ha fatto a La Maddalena, prima di tutto avrebbe dovuto sforzarsi di chiedere al suo Stato italiano, magari anziché meno sagre a noi che dovremmo comunque farne di meno, avrebbe dovuto sforzarsi di chiedere allo Stato perché meno poligoni e più infrastrutture ambientali, soprattutto quando parla nella regione d’Italia con il più alto deficit infrastrutturale.
Lo Stato in fuga dalla Sardegna. Lo Stato del prefetto Gabrielli è lo Stato alleato di E.On., è lo Stato che è stato alleato dell’Eni, è lo Stato che ha tagliato circa il 40 per cento, in pochi anni, dei trasferimenti ai comuni, è lo Stato che per decenni anziché darci i 7 decimi, ci ha dato i 2 decimi delle nostre entrate, lo Stato che non ha mai notificato all’Unione europea che noi siamo un’isola. L’Unione europea formalmente non ha mai ricevuto dallo Stato italiano la notifica del fatto che noi siamo un’isola. Lo Stato, ve lo ricordo, lo ricorderei anche al prefetto Gabrielli, lo Stato che vuole una monocultura del carbone e impedisce l’arrivo del gas in Sardegna, uno Stato largamente colpevole.
Ebbene, questo prefetto quando arriva, con in corso una tragedia qual è quella che stiamo vivendo, dice “meno sagre” ed ” è colpa dei sindaci”.
Le prime due cose che ha detto: “meno sagre”, “è colpa dei sindaci”.
Io spero che ci sia almeno un parlamentare del Parlamento italiano che non si subordini a questo prefetto, spero ci sia almeno un sindaco che non lo riverisca, spero che ci sia un Presidente di Regione che dica al Presidente del Consiglio dei ministri italiano che la Sardegna non accetta queste semplificazioni.
La Protezione civile dello Stato ha ritenuto di aver assolto al proprio compito con l’invio di un proprio avviso domenica 17. L’avviso era per un rischio classificato elevato, colleghi, io ce l’ho qua, lo faccio vedere perché si parla, si dice che noi non studiamo, non ci documentiamo. Era criticità elevata. Vorrei leggervi cosa scriveva: “Si prevedono precipitazioni diffuse anche a carattere di rovescio o temporale. I fenomeni potranno dar luogo a rovesci di forte intensità, frequenti attività elettriche, forti raffiche di vento. Previsti venti di burrasca sud orientali con raffiche di burrasca forte”.
Questa era la previsione. Infatti la rappresentazione grafica nelle previsioni dei tre giorni 17, 18 e 19, a partire dal 17, prevedeva, per quello che ho visto io ieri ( e non sono un visionario), una Sardegna blu, il colore della criticità elevata e non quello della criticità molto elevata.
Io questa cartina l’ho conservata e non era certo del giorno 16 o del giorno 18 nel triduo 18,19, 20; oggi mi dicono che mi vogliono denunciare; la porterò di fronte ai giudici, non ho difficoltà, se ho sbagliato pago, ma il dato è che l’avviso era di criticità elevata.
Oggi andiamo a vedere quei tre giorni e vediamo che c’è una cartina dove invece c’è un territorio a criticità ‘molto elevata’ e allora abbiamo la contraddizione di una previsione fatta il 17 dove si prevedeva che almeno una fascia andasse a criticità molto elevata e invece un avviso a criticità elevata.
Andiamo dai giudici.
Se si vuole un confronto istituzionale tra uno che rappresenta comunque il popolo sardo secondo la Costituzione italiana e secondo lo Statuto regionale e un altro pezzo delle istituzioni dello Stato andiamo dai giudici, ormai la magistratura regola i poteri dello Stato.
Ma andiamo anche a dar conto di qualche altra cosa, perché il 9 ottobre (lo riferisce oggi il Corriere della Sera) il capo della Protezione civile, dinanzi alla Camera dei deputati, dichiarava che in sei regioni, tra cui la Sardegna, i centri funzionali decentrati della Protezione civile non erano ancora attivi.
Quindi, alla luce di tutto questo, bastava leggere il fax delle piogge per regolarsi?
Ma non è più umano, non è più profondo dire che ci sono eventi imprevedibili, anziché sbarcare in Sardegna e dire: “E’ colpa dei sindaci, non fate più sagre”? Non è più normale dire: “Ci sono eventi imprevedibili”, anziché dire queste banalità?
Allora, perché – chiedo – il prefetto Gabrielli non denuncia anche il Presidente della Regione?
Il Presidente della Regione, intervistato da LA7 ha testualmente detto mentre era in elicottero con il prefetto Gabrielli: “Noi siamo stati allertati per una ondata di maltempo, pioggia e vento… noi siamo stati allertati per un’ondata di maltempo, pioggia e vento…. ma nessuno poteva immaginare che le dimensioni fossero di questa portata”.
Questo dice il Presidente della Regione ma non viene denunciato.
C’è da chiedersi come mai il Presidente della Regione dichiara che c’era un allarme per maltempo e invece il prefetto Gabrielli dice che era sufficiente e adeguato quell’allerta.
Evidentemente la Protezione civile funziona con certezze e definizione mentre la Sardegna no, la Sardegna non funziona.
Allora, colleghi, ricordatevi ciò che vi sto dicendo oggi: non si troverà più nessuno in Sardegna disponibile a fare il sindaco, non lo troverete più. Non ci sarà più nessuno disponibile a fare il sindaco con questo tragico e indecoroso scaricabarile istituzionale, non ci sarà più nessuno, badate.
Si ricordano le colpe dei sardi, le colpe edilizie dei sardi, che ci sono, badiamo, che sono vere perché chi ha costruito case, alberghi, centri commerciali sulle gore e sulle paludi deve fare mea culpa. Alcuni li ho sentiti puntare il dito sempre verso gli altri in questi giorni; ma usare la colpa dei sardi, le case, le sagre, per coprire le colpe di uno Stato sempre in fuga ecco, io questo io non lo posso tollerare.
Non posso tollerare l’inversione, io, noi sardi, abbiamo le nostre colpe ma c’è uno Stato che ne ha gigantesche, che ci sottrae i soldi per lo sviluppo, che ci impedisce di ricostruire e che dinanzi a una tragedia non sente neanche il dovere di restituirci i soldi con cui potremmo cavarcela anche da soli e manda un prefetto che ci dice, appena scende: “è colpa dei sindaci, non fate più sagre”.
Oggi il Corriere della Sera ipotizza, con Sergio Rizzo, che le cose andrebbero meglio con più poteri alle strutture centrali dello Stato italiano. E’ questo che vogliono, il disegno è questo.
Peccato che con tutti i suoi errori, con tutte le sue pecche, l’acqua nelle case dei sardi l’ha portata la Regione Sardegna, le fogne le ha fatte la Regione Sardegna, le strade le ha fatte la Regione Sardegna, la siccità l’ha vinta la Regione Sardegna, non lo Stato! E noi non dobbiamo accettare dai giornali italiani questo atteggiamento, secondo il quale le cose sarebbero governate meglio, come sta dicendo il Corriere della Sera, se fossero gestite da lì! Potrei stare ore a raccontare che cos’era la Sardegna gestita da lì: l’acqua non era nelle case, la corrente elettrica non arrivava nelle case, le strade non c’erano, eravamo invasi da cavallette, non avevamo l’acqua! Questo non l’hanno fatto loro, l’abbiamo fatto noi, abbiamo sbagliato? Noi paghiamo i nostri errori, ma loro non sono in grado di dare lezioni a nessuno! E tanto meno lo devono fare quando scoppiano le tragedie, sbarcando in Sardegna e dicendo: “E’ colpa vostra”. La prima cosa che hanno detto: “E’ colpa vostra”.
Io sono pronto a collaborare con tutti in questo momento, anche con il facile denunciante Gabrielli, non sono interessato a polemizzare con nessuno, però permettetemi, io da consigliere regionale della Regione Sardegna non mi faccio umiliare da un prefetto che giunge in Sardegna con una catastrofe in corso e mi dice che lui non ha alcuna responsabilità perché aveva avvisato che ci sarebbero stati temporali. Preferisco un prefetto che mi dice: “E’ un momento difficile, era imprevedibile una cosa di questo genere, aiutiamoci”, vado e stringo la mano a un prefetto del genere perché è mio amico, non a un prefetto che appena arriva mi dice che è colpa mia.
Infine, io mi auguro che nessuna istituzione sarda consideri un prefetto italiano più di quello che è perché sto vedendo un atteggiamento non di riguardo, ma di subordinazione, che consente a taluni di usare parole fuori luogo. E mi auguro che lo spettro di Mario Melis si impossessi delle nostre istituzioni e ripristini un rapporto di dignità e di collaborazione tra la Sardegna e l’Italia.
Quanto ai fondi che oggi stanziamo, signor Presidente, a me sta benissimo che stanziamo i fondi che abbiamo stanziato. Io mi ritrovo nella commozione delle sue parole, interamente. E’ una sorta di percorso catartico del Consiglio e mi sta bene. Non capisco perché non faccia la stessa cosa la Giunta con i fondi della pubblicità istituzionale, non lo capisco. Se è iniziata una fase di moralizzazione dei nostri conti, in un momento in cui la finanziaria 2014 conta 800 milioni in meno tra le entrate e le spese vincolate, non capisco perché il Consiglio prenda una iniziativa importantissima e giusta e non altrettanto faccia la Giunta tagliando i fondi della pubblicità istituzionale. Se vogliamo essere persone solidali non è tempo di propaganda, allora anche i soldi della propaganda devono andare via.
Le sagre paesane servono a tenere vive le tradizioni della nostra terra e a promuovere i nostri prodotti. Certamente non spetta al primo capitato dare lezioni al riguardo. Piuttosto, visto il ruolo che riveste, direi che una bella iniezione di umiltà sarebbe consigliata a questo Signore, che farebbe bene ad essere meno arrogante e a dare spazio solo ai fatti e al confronto, piuttosto che alle minacce di denuncia gratuitamente rivolte a chi ne contesta l’operato, pur sempre in modo costruttivo nel comune interesse.
Caro Paolo,
complimenti per il coraggio avuto nell’affrontare l’istituzione della Protezione Civile che ormai, in Italia, può permettersi di tutto.
Un’ istituzione che proprio in Sardegna ha dato il peggio di se (vedi La Maddalena), ma che proprio riflettendo sugli errori passati dovrebbe migliorarsi
Un’istituzione che non può trincerarsi dietro vagonate di bollettini di allerta di frequenza settimanale. Esopo già più di 2500 anni fa metteva in guardia dal gridare al lupo.
Se consideriamo che in questo caso neppure abbiano gridato… ma questo lo stabiliranno i giudici.
L’ingiustizia oggi cammina con passo sicuro.
Gli oppressori si fondano su diecimila anni.
La violenza garantisce: Com’è, così resterà.
Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda
e sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio.
Ma fra gli oppressi molti dicono ora:
quel che vogliamo, non verrà mai.
Chi ancora è vivo non dica: mai!
Quel che è sicuro non è sicuro.
Com’è, così non resterà.
Quando chi comanda avrà parlato,
parleranno i comandati.
Chi osa dire: mai?
A chi si deve, se dura l’oppressione? A noi.
A chi si deve, se sarà spezzata? Sempre a noi.
Chi viene abbattuto, si alzi!
Chi è perduto, combatta!
Chi ha conosciuto la sua condizione, come lo si potrà fermare?
Perché i vinti di oggi sono i vincitori di domani
e il mai diventa: oggi!