Francesco Pigliaru ha pubblicato questo articolo, nel quale, anziché svelenare a priori su Donald (io non lo sopporto, ma mi disciplino, cerco di dare forma e ragione ai miei sentimenti) come fa la maggioranza dei sinistrati italiani, spiega le strutture profonde delle sue bugie e dei suoi errori, e dunque nutre tutti noi non di opposizioni preconcette, ma di contenuti ragionevoli, di argomenti con i quali convincere altri dei metodi propagandistici e truffaldini del presidente degli Usa.
Ne raccomando la lettura perché è una summa del meglio che è stato pubblicato nel mondo dal giorno dell’annuncio dei dazi.
È importante capire come Trump abbia letteralmente inventato i dazi europei, che non esistono nella misura da lui indicata.
È importante capire gli effetti tossici delle battaglie doganali.
È importante nutrire il cervello.
Buona lettura.

Gli americani hanno sempre ragione…anche quando sbagliano.
Apo lézidu cun piaghere s’art. de Pigliaru.
Semus in su “grofu” no de una “guerra dei dazi” ma de una gherra de sos gherradores de una ‘economia’ de gherra (e pessade a sas ‘régulas’ de totu sas gherras, de sas fàulas, sos ingannos e disastros e crìmines cun sa ‘régula’ soberana de VINCERE a calesisiat costu pro sa ‘paghe’ de sos interrados cun baule e a buldozer che a sos porcos de s’apesta).
S’economia dominante e dominada est su chi est e su mundhu no est unu casidhu de abes cun d-una sola reina, unu solu abe mascru e unu ‘pópulu’ de abes totu “bottinatrici”.
E mancu male chi s’umanidade est totu àteru e no b’at unu cristianu fotocópia de un’àteru in prus de oto milliardos chi semus in su mundhu.
Comente no b’at unu solu Istadu chi si potat nàrrere e ne potat èssere
indipendhente e como comente mai innanti totu su mundhu est una ‘bidha’ e semus totu interdipendhentes, pessones, pópulos e istados e totugantos cun bisonzu e profetu s’unu de sos àteros.
Su de fàghere est a sighire s’istória in d-una prospetiva de coperatzione, collaboratzione, chentza pessare a unu mundhu ne ‘perfetu’ che casidhu de abes automas fotocópia e mancu de gherra a dominare sos àteros, ma de diferéntzias/richesa, assumancu chentza gherras criminales, cun prus rispetu de pessones, pópulos e istados.
Totu s’àteru est gherra a isperdimentu de zente, de benes, de logu e fintzas de s’Umanidade.
Cambiamus prospetiva!
Lodato Pigliaru per la sintesi, la sua visione sul ruolo del mercato come correttore appare molto consolatoria e, consentitemi, “ideologica”.
Chi ha contribuito al successo di Trump sono anche grossi investitori nel mercato che fin dall’inizio hanno visto in Trump un alleato: uno che avrebbe abbattuto regole e controlli per lasciare ampio spazio di azione agli interessi del capitale (a discapito degli interessi di tutti gli altri, i lavoratori, i cittadini, l’ambiente). Uno che avrebbe ridotto le tasse per il capitale, privatizzato tutto quello che si poteva ancora.
Come evidenzia Paul Krugman (premio Nobel per l’economia) ogni giorno (per chi vuole leggerlo), i grandi investitori nel mercato pensavano che gli istinti protezionisti e le idee balzane di Trump sarebbero state controllate dal mercato. Alcuni di questi investitori si stanno accorgendo ora che hanno sbagliato i loro calcoli e stanno avendo i rimorsi di chi ha investito in un’impresa che si rivela sbagliata.
Il problema di fondo sta in un sistema politico dove l’estrema disuguaglianza ha dato enorme potere a persone che esercitano un’influenza maligna sulle politiche di uno stato (e lo dice un moderato pro-capitalismo come Krugman): https://paulkrugman.substack.com/p/political-styles-of-the-rich-and
Bravo Pigliaru certo, ma questi argomenti circolano nei media internazionali. Per esempio, il premio nobel per l’economia Paul Krugman ne scrive ogni giorno con estrema lucidità e capacità di sintesi https://paulkrugman.substack.com/p/stop-looking-for-methods-in-the-madness.
Il che mi porta a lamentare il povero stato dell’informazione in Italia. I giornali e le riviste italiane sono incapaci di riflessione e sintesi. Sono diventati parte di quell’economia dell’attenzione, dove lo scopo è catturare l’utente per il tempo necessario a vendergli un prodotto che appare nella pubblicità. I giornali italiani sembrano solo megafoni dei social media: rimandano le dichiarazioni di tizio o caio su X, i loro scambi su facebook, eccetera.
Conoscere altre lingue e frequentare altri siti è liberatorio e necessario se si vuole uscire dalla palude dell’informazione italiana e suoi miasmi.
Cordiali saluti
Un piccolo ripasso di economia internazionale.
Cose arcinote a qualsiasi studente di economia.
Si , ma quello di Pigliaru e’ una posizione di Economista che non fa una che una piega. E’ il discorso di uno Studioso di Economia che e’ obbligato (non ci sono scelte) a conslusioni esatte. (Ex atto, da atto). Per carita’, ma chi sopporterebbe un vicino come Donald Trump; lo chiedo in termini esistenziali, CHI? ma cerchiamo di leggere le cose che avvengono, tendendo debita distanza da singole discipline , da singole Isole di sapere ecco e , proviamo a osservare il mondo , TUTTO, ponendoci nella visuale di chi lo governa. Una visuale che non coincide con la facciata(Trump – Ci – Putin – Mondi – Erdogan) ma con chi sta dietro essi, come tecne e come sovrastruttura Culturale. Proviamo a pensare il gioco sotto i nostri occhi , così.
Bene ci renderemo ben presto conto (benché difficile) che non è l’Economia l’interesse che anima questi aggregati ma bensì ,come erodere (sottrarre) influenza sul pianeta ,agli “altri”. La nostra, non è una storia di Economia (di importanza di economia) ma di IMPERIALISMI. E questo da Sempre, nonostante ognuno di noi a casa, tra mille comodità, ha vissuto e pensato il contrario perché trovava non problematico aprire il frigorifero, scaldarsi, e ogni mattina recarsi in ufficio. Questa Roba, che ci piaccia oppure No , sta lentamente ma inesorabilmente cambiando “connotati”. Ed ecco che il “buffone” della corte imperiale, della Potenza, unica, che ha vinto il secondo conflitto mondiale RECITARE la parte ; a proposito, le Strutture Tecnocratiche (quelle che applicano la legge e la conoscono molto bene) fanno recitare una parte anche ai nostri rappresentanti! Eh?! Non penserete che la nostra Leonessa sia la PRINZIPALE della casetta, vero?!
Gli Usa non andranno via dall’Europa, non mollano la gallina dalle uova d’oro che ben presto pagherà le forniture dell’Industria Militare del proprio apparato e questo non in virtù di una Legge o di quello che viene sbrigativamente definito “diritto internazionale” ma perché è la Potenza Egenome, la terza Roma della storia.
C è molto che precede l’Economia, il diritto, la stessa Scienza ed altro
Nell’ assurdità della situazione venutasi a creare per volontà di Trump spicca la ancora più assurda disponibilità ad assecondare le voglie di presidente arancione da parte dei funzionari e dei tecnici che, concependo la formuletta che determina le percentuali daziarie applicate al mondo, travestono di oggettività un provvedimento ridicolo e pericoloso. Gli effetti di questa politica scellerata saranno lunghi e disastrosi e la responsabilità di tutto ciò è sì di Trump e di coloro che gli danno man forte ma anche di coloro che, in silenzio, ubbidiscono.
Non possiamo non ricordare il libro di Hannah Arendh “La banalità del male”.
Condivido pienamente l’analisi accurata ed estremamente lucida fatta da Francesco Pigliaru, che mette in luce – con rigore e chiarezza – quanto la visione economica di Trump sia pericolosamente infondata, ideologizzata e, soprattutto, carica di conseguenze tossiche per l’economia globale e, aggiungerei, ancor più per quella americana. L’idea che l’imposizione di dazi possa magicamente riequilibrare i flussi commerciali senza produrre effetti collaterali gravi è una fantasia che ignora decenni di evidenze, teorie consolidate (vedi Ricardo) e dinamiche di mercato sempre più complesse e interconnesse.
Detto questo, mi permetto di aggiungere una riflessione più specifica su ciò che riguarda l’Italia: nel caso dei prodotti italiani esportati negli Stati Uniti – vini pregiati, formaggi DOP, olio extravergine di oliva di alta qualità, prodotti di moda e design – parliamo di beni posizionati nella fascia “alta gamma”, rivolti a un target di consumatori americani alto spendenti. Ecco perché, a mio avviso, i dazi, anche se imposti, non produrrebbero danni significativi alla nostra economia in questo ambito.
Il consumatore americano che sceglie un Brunello di Montalcino, un Parmigiano Reggiano stagionato 36 mesi o una bottiglia d’olio EVO monocultivar sardo non si farà certo scoraggiare da un rincaro generato dai dazi. Anzi, per questo tipo di pubblico, il prezzo più alto può perfino diventare ulteriore segnale di esclusività e qualità. L’unico vero effetto che questi dazi genererebbero – paradossalmente – sarebbe un incremento di gettito fiscale a favore del bilancio USA, ma senza intaccare minimamente il saldo commerciale tra Italia e Stati Uniti. La domanda per i nostri prodotti d’eccellenza resterebbe invariata proprio per la loro unicità e insostituibilità.
Morale della favola: per quanto sia fondamentale tenere alta la guardia e contrastare logiche protezionistiche pericolose, l’Italia – se continua a investire con forza e lungimiranza nelle sue eccellenze – può non solo resistere, ma addirittura rafforzare la sua posizione nei mercati globali, anche in scenari meno favorevoli. L’importante è non scendere a compromessi sulla qualità. E, in questo, nessuno ci batte.
Ottima analisi del professore dove descrive nei particolari la situazione attuale. Ciò che maggiormente preoccupa di questa classe politica è la scarsa capacità di arginare il problema. Vista la situazione politica zona Euro, l’ Italia dovrebbe muoversi all’ interno del nostro paese, creando una vera e propria task force di professori e creare politiche economiche a contrasto, cercando di arginare il problema, non alzando i toni e accusando Trump. A suo fianco il Ministero degli Esteri dovrebbe cercare una linea di dialogo con l’ America, cercando di sminuire tensioni e non polemizzare come si sta creando ora con i media. Operazioni congiunte con le opposizioni al fine da trovare esperti competenti. Parlo da imprenditore, da amministratore locale e cittadino. Nel lungo periodo questa situazione verrà a gravare nel consumatore finale.