C’è una ragione per la quale Graziano Milia non è stato eletto Presidente del Cal: perché è un potenziale candidato alla presidenza alle prossime elezioni regionali e dentro il centrosinistra ci sono altre ambizioni. Tutto qui: ordinario cinismo o realismo che dir si voglia.
In casa Pd e alleati i ragionamenti sul futuro sono intaccati non solo dal giudizio pendente sulla Todde, ma anche dalla sua diffusa impopolarità, aggravata dal costo fatto pagare alla Sardegna, con quattro mesi di esercizio provvisorio, per aver imposto di discutere la norma sui commissari della sanità prima della finanziaria.
La Todde ha consumato tutta la golden share della sua elezione, ha tradito i rapporti strategici, negozia e si rimangia ciò che ha negoziato a ogni pie’ sospinto; insomma non sembra un leader con fiato lungo, al massimo un leader con un’agonia più o meno lunga.
È normale che in questo quadro ci sia chi pensi a scaldare i motori e, poiché in un sistema bipolare conquistare la candidatura di coalizione è più che metà dell’opera (come ben sa la Todde), liberarsi o indebolire un competitor è ritenuto importante.
Chi sono i competitor di Milia (che non vuol dire che siano gli ispiratori diretti dell’azione di ieri)?
Certamente il presidente del Consiglio Comandini, che però è troppo isolato e troppo pigro per osare una sortita di questo genere. Può averne goduto nel segreto, ma esserne stato l’ispiratore è contrario al codice etico della mandronia istituzionale cui si ispira.
Certamente è un competitor il sindaco di Iglesias, stretto anche lui da un suo amico eletto consigliere regionale che la prossima volta non vorrà farsi da parte, e dunque costretto a pensare più in grande.
In più, il sindaco di Iglesias è sulcitano, come Ignazio Locci, e nel Sulcis c’è un’antropologia politica sui generis, simile e contraria a quella delle zone interne della Sardegna, un’antropologia che supera ogni confine politico in nome della sopravvivenza del sistema più assistito della Sardegna.
Infine, certamente è un competitor Daniela Falconi, leader dell’Anci, che sta scaldando i motori da tempo nella speranza di una gara senza avversari e che è cresciuta molto nel mondo dei sindaci che si ritengono depositari del vero mandato politico dei sardi e che considerano i consiglieri regionali degli usurpatori di prestigio e di potere. Questo mondo dei sindaci è diventato un po’ come quello dei revisori dei conti, un mondo professionale, ben retribuito, che realisticamente tenta di durare il più possibile senza badare troppo a bandiere, principi, ideali e pinzellacchere di questo tipo. Sono sufficienti strade, marciapiedi, saghe e contributi a pioggia a destinatari selezionati, il resto vien da sé.
Il Pd non sta facendo politica ormai da tempo. È inebetito dalla prepotenza e dalla incompetenza della Todde, per cui è normale che tutto si personalizzi. Ingessato il Pd, si è ingessata tutta la coalizione che vive di Pd.
Milia, dal canto suo, si considera uno statista europeo e dunque tende ad avere un atteggiamento di sufficienza verso la realtà dei rapporti politici attuali.
La cosa non lo aiuta.
In più, fraintende la qualità delle sue relazioni personali e politiche, spesso contestabili tanto quanto quelle da lui disdegnate. Il suo rapporto con i Riformatori, con pezzi della Massoneria cagliaritana (Milia non è massone e mai lo sarà, ma negozia con i massoni, convinto di dominare la bestia) e con pezzi del centrismo cagliaritano lo ha convinto di essere il fulcro di una potenziale alleanza autonomistica, piuttosto che il sindaco di una banale alleanza civica. Ed è questa convinzione che ha abbassato i suoi livelli di guardia rispetto al tollerabile e all’intollerabile. La convinzione di sé lo ha reso più simile ai suoi competitor di quanto non lo fosse in precedenza e più di quanto lui stesso sia portato ad ammettere con se stesso. Capita.
In Sardegna, senza un’alta e seria esperienza politica di massa, un’alleanza autonomistica che unisca la migliore Sinistra e la migliore Destra intorno a una nuova stagione costituente è impossibile, per quanto sia necessaria e indispensabile.
E dunque mentre Roma discute, Sagunto viene espugnata. Locci regna per invidia di Sinistra, ma anche per latitanza della politica.
Ma perdoni Professore, Milia vorrebbe riprovare ad entrare tra le pieghe elettorali di possibili elezioni regionali anticipate, dopo il flop colossale dello scorso anno? Ci siamo forse dimenticati del grande bluff messo in piedi con quel fuoco di paglia denominato “Rinascita Sardegna”? Del tentativo di entra nel mezzo della candidatura Soru/Todde? O del grande incontro fatto a dicembre del 2023 con una accozzaglia di centristi, ex componenti della Giunta Solinas, solo per provare a forzare la mano per una sua candidatura alle regionali? O di quel libro portato in giro come antipasto per scendere in campo? Lo stesso Milia che a Quartu è tenuto in piedi da un Consiglio Comunale silente, un’opposizione assente e uno staff così panciuto e lottizzato che la Todde al confronto è un principiante. Ma di cosa stiamo parlando? Di un uomo che le ha tentate tutte, anche essere Sindaco di una città palesemente mal governata (Quartu è impresentabile), solo per affermare la sua persona, i suoi interessi, il suo tentativo di riscatto dopo il fallimento in Provincia, o la convinzione di essere uno statista europeo, quando si ritrova a governare solo in un grande paesone come Quartu, circondato da mediocri e da persone senza un pensiero politico. Ma facciamola finita con Milia. Lasciamo spazio ad altro. Questo signore ha già dato. E’ stato già salvato. E la Regione non ha bisogno dei suoi giochetti politici.
Cominciamo col dire che il Consiglio delle autonomie locali della Sardegna è stato rinnovato lo scorso 10 marzo (rimarrà in carica per il prossimo triennio). Su 360 comuni chiamati al voto hanno partecipato 266 sindaci. Già questo dovrebbe dire qualcosa. L’organismo è composto da 35 sindaci. Se si analizza il voto delle ultime regionali nei comuni rappresentati da questi sindaci, si scopre che Todde ha raccolto 129.618 preferenze, Truzzu 107.161 e Soru 23.561. L’ha spuntata Ignazio Locci, sindaco di Sant’Antioco, alla terza votazione, con 17 voti sui 33 votanti (rispetto ai 35 componenti del Consiglio). Milia si è fermato a 15 preferenze. Quindi, una scheda bianca e due assenti. Nessuno ha chiarito chi fossero i 2 assenti, peccato, probabilmente si sarebbe spiegata la défaillance di Milia, non uso a candidarsi ad alcunché senza margini di sicurezza e/o manovra, soprattutto se è previsto un ballottaggio. A tale proposito è bene ricordare che al terzo turno vince chi raccoglie più voti (nessuno dei candidati aveva raggiunto il quorum di 18 voti), ovvero che in caso di parità vince il sindaco del comune con il maggior numero di abitanti. Per dire che l’avrebbe spuntata Milia. Milia puntava a questo obiettivo? Probabilmente, ma solo come piano ‘B’. Però sapeva, Milia, che si giocava tutto nella prima votazione, lì avrebbe dovuto sbancare, lì si sarebbe giocato tutto, perché poi le cose si sarebbero fatte in salita. Ma qualcosa non ha funzionato: gli accordi le promesse e le sirene per portare dalla sua parte almeno 2 voti del Cdx, questa volta a nulla sono serviti. Insomma, il miracolo che gli era riuscito in passato alla Provincia di Cagliari non si è ripetuto. E non si è ripetuto perché Milia non ha compreso che i tempi sono cambiati per simili giochetti di prestigio. Quando la parte che ti dovrebbe sostenere si accorge della manovra, poi ti molla. Vota scheda bianca, o non si presenta al voto. O lo cambia. E’ andata così? Probabilmente. Anche perché nella prima votazione Milia aveva ottenuto 16 voti, Locci 14 (con due schede bianche e una preferenza per il sindaco di Jerzu, Carlo Lai). La reazione di Milia dopo la sconfitta, con le sue dichiarazioni, dice tutto e conferma l’interpretazione dei fatti. Di Ignazio Locci ricordo il curriculum presentato alle scorse elezioni regionali, dove si poteva leggere che tra il 2014 e il 2017 è stato «Conigliere regionale». Testuale. Per poi precisare che come sindaco di Sant’Antioco svolge «principali attività e responsabilità di reperimento di informazioni sulla letteratura isolana e realizzazione di interviste ad autori sardi, e collaborazione con il sito editoriasarda.it, con mansioni di raccolta, elaborazione e controllo dei dati bibliografici e promozionali». Come se un sindaco non avesse altro da fare. Ci sarebbe da mettere mani alle pistole, se la cosa non facesse già da sola ridere. La decisione di Milia di candidarsi alla guida del Cal, ad un anno dalle prossime elezioni quartesi, potrebbe rimettere in discussione le certezze di coloro che danno per scontata la decisione di rigetto della decadenza della Todde. Un azzardo? Un calcolo delle probabilità? Chissà, di certo non è pensabile che Milia si ricandidi a Quartu per altri 5 anni se poi dovesse avere in mente di concorrere per la Regione, in caso di decadenza della Todde. L’incastro dei tempi è fondamentale. Ciò detto, v’è da rilevare che il nutritissimo staff di Milia, di cui si è perso il conto e che non ha pari per città sotto i 100mila abitanti, con addetti alle relazioni interne ed esterne (l’ultimo giornalista cooptato risale allo scorso 6 marzo, senza selezione) non gli è servito a molto, se non spendere i quattrini dei contribuenti (però ce la pigliamo con lo staff della Todde, eh!)
prof. secondo me molti sindaci non pensano alle regionali ma alle provinciali più facile essere eletti e Milia è un grande sindaco alla faccia del signor Gianni
Io continuo a domandarmi a che santo si votano tutti i protagonisti della politica nostrana, visto che l’unico partito in costante aumento di adepti è quello di chi si è strastufato di votare l’emerito cocuzzaro. Grasso che cola se questa disfida, come le altre eh, finirà per rivelarsi un rubacchiarsi voti in casa (il Pd li conquisterà a proprie spese, le opposizioni altrettanto), perché di sicuro le forze fresche in arrivo dall’esterno sono una pia illusione. Per tutti.
Tredici mesi e mezzo fa, l’asticella si è fermata al 47% di sardi che per vari motivi (ce ne sono tanti, io potrei parlare dei miei che però sono condivisi, fidatevi), e voi pensate che con lo spettacolo indegno di questo primo anno abbondante, con l’arroganza livorosa opposta a duecentoundicimila sardi cestinati con totale nonchalance, col territorio che viene preso di mira da fauci sempre più ingorde (le solite, ma ce ne sono pure di nuove), e con i mali storici che sono tutti ancora lì, intoccati, ebbene pensate che il 47% di tredici mesi fa è destinato a erodersi?
I sardi sono brava gente, al limite del masochismo. Non reagiscono impugnando i forconi nonostante gliene diano motivo un giorno sì e l’altro pure. Ma si distaccano, si allontanano. Ciò che tratta il post – con la solita eleganza, con arguzia e con profonda conoscenza della materia da parte dell’autore – è un lato di una medaglia strana. Anomala perché l’altro lato è assai più grande. Ed è quello di chi si è veramente stufato di tutti questi fenomeni. E lo dimostra con i numeri.
Diciamoci la verità. Alla stragrande maggioranza delle persone, per non dire alla totalità, di queste nomine, di questi giochetti importa meno di zero. Oramai si tratta di un sistema autoreferenziali di cui importa solo ai partecipanti. Altro che i bizantinismi della pubblica amministrazione.
A parte il fatto che sfido chiunque a citare un atto politico o anche amministrativo del Consiglio delle autonomie locali. Ci ricorderemo dell’esistenza di questo carrozzone alla prossima elezione del suo presidente.
Ah che sbadato! Una cosa che ho dimenticato (non me ne vogliano i fedeli di SOS Enattos) ma prima delle fatidiche prossime elezioni , domando:
Riusciranno i nostri Eroi a fare approvare una legge elettorale in cui si cancellato per sempre l’oltraggio ai Sardi:
A) di quella norma che prevede il voto disgiunto del Candidato Presidente
B) dell’altra, che prevede quella bruttura di soglia. Non fu mai così “maledetto” il numero
No, lo scrivo perché mi avrebbe fatto piacere di un concorrente” distante” dagli schieramenti vedere brillare una scintilla di pensiero verso questa immane questione.
Quanta fretta!
Godiamoci il melodramma in casa P.D. : la tengo , non la tengo, la tengo, non la tengo ..la tengo?.. questa margheritina è magica , le foglie non smettono di rigenerarsi.
Dai, torniamo a cose serie:
Non ho capito se il voto è segreto, perché facciamo un pochino i conti : sono in trentacinque, ..diciassette Locci, quindici Milia e siamo in trentadue. E i tre, astenuti chi sono? Si, lo è. Scrutinio segreto.
Escludendo Nuoro (perché Soddu è Decaduto, rimangono due).
Mistero
P.S. i Sindaci dei Capoluoghi di Città sono nominati di Diritto
Egregio Gianni. Quanto livore nelle sue parole. Milia non ha bisogno di ringraziare Sant’Elena ma i quartesi, che l0 hanno voluto sindaco contro il centro destra e contro il PD.
Come tutti, l’uomo ha i suoi difetti, Il principale dei quali è forse quello di non essere un nano, Difetto imperdonabile in una terra con una classe dirigente di “nani con l’animo nano. Con l’orgoglio attaccato a sputo e l’invidia per chi nano non è” (Dura Madre)
Ma tutti sappiamo che le fughe in avanti dettate da ambizioni personali nel PD si pagano…
Egregio Gianni, capisco tutto, ma le chiedo di contenersi. Tutti abbiamo le nostre simpatie e anche le nostre antipatie, ma renderle troppo esplicite non giova a nessuno. Milia è stato a un passo dalla candidatura nel 2019 e avrebbe con certezza vinto le elezioni. Sull’esito di una sua candidatura sarei prudente, per quanto condivida che chiunque si candidi dopo la Todde ha la certezza di perdere per i suoi errori.
I valori sociali più interessanti sono : il conflitto violento , la capacità dell’analisi su dove si svolge il conflitto , le antropologie umane e territoriali .
Le analisi contenute in questo paper le trovo utilissime e i personaggi scolpiti abbastanza bene . Il voto è 9 .
Ottimo pezzo!
Tra le righe di quello che è accaduto a Milia però leggo una interpretazione parzialmente diversa. Ritengo che l’intenzione di chi ha bocciato Milia non fosse affossarlo perché potenziale candidato scomodo alla Presidenza della Regione, quanto piuttosto notificargli ciò che è noto a tutti: “caro Milia, solo tu credi davvero di poter essere candidato Presidente (peraltro Milia dall’alto della sua umiltà potrebbe pure intimamente essere pronto a subentrare a Bergoglio), ma se ti candidassimo davvero subiremmo una sussa dai sardi che ci vorrebbero 50 anni per riprenderci. Stai a Quartu e ringrazia Sant’Elena”.
Condivido la riflessione sull’ordine professionale dei sindaci, vera e propria patologia polìtica e sociale di questo tempo. Basta aver costruire due piazze e una palestra per sentirsi Bismarck. Ci sono somari in fascia tricolore che si credono statisti. E ciò è grave. Ma è ancora più grave che una parte della comunità sarda li consideri tali anche quando trattadi di cretini fosforescenti di dannunziana memoria. Alle prossime regionali ne vedremo delle belle con l’esposizione elettorale di qualche novello re nudo
A fronte della sentenza contro la Todde in molti riscaldano i motori, dal centrosinistra con la loro paura di sgretolarsi e un centrodestra che attende alla finestra sperando la famosa sentenza di decadenza. Una maggioranza senza anima, Il PD ormai ha già calato le braghe, lascia fare ai 5 stelle di tutto di più, importante restare uniti, hanno paura che da soli non riescano a contrastare l’opposizione. Una maggioranza che non è riuscita a fare quadrato intorno a Milia, ad iniziare dal PD, per la paura di dargli troppo potere, con la paura che alle prossime elezioni possa avere ambizioni. I 5 stelle non vogliono minimamente mollare il timone, preferiscono passare palla agli avversari che perdere la guida, e come sempre cercano di fare quadrato intorno al presidente……
Al bar, domenica, come in un’agorà, domandavo lumi agli amici. Il tema era di come il PD sardo, con a capo il noto bonorvese (o giavese?) potesse ancora permettersi il lusso d’un alleanza a zero: “tu vai tuttu (la Protagora di Nuoro) e noi nudda!”
Il rimpianto Milia che nessuno ha voluto
Era meglio la grillina post Draghiana per i cacicchi del PD sardo …da prendere in giro per tornare ad avere un po di luce