Ieri l’Ansa ha dato conto delle parti che si sarebbero costituite nel giudizio in essere presso il Tribunale di Cagliari sulla decadenza della presidente Todde.
Avevo detto in queste pagine che mi sarei costituito in giudizio con chi avrebbe avuto piacere di farlo.
Poi ho cambiato idea, perché la propaganda della Todde ha giocato due carte insidiosissime: la politicizzazione del giudizio e la ‘meschinizzazione’ della presidente, dipinta come vittima e non come responsabile.
Cerchiamo di capire la manipolazione alla quale gli avvocati della Todde e la maggioranza di centrosinistra stanno sottoponendo l’opinione pubblica sarda. In sostanza essi sostengono che la decadenza del Consiglio regionale è conseguenza eccessiva e sproporzionata delle condotte della Todde in violazione della legge nazionale 515/1993.
Il serpentese giuridico toddiano si affida adesso (dopo aver impunemente accusato il presidente del Collegio di Garanzia di non essersi astenuta dal giudizio perché sorella di un ex parlamentare e dopo aver accusato, in Consiglio regionale, lo stesso Collegio di Garanzia di concorrere a sovvertire l’esito delle urne, cioè in ultima analisi di aver agito in forma eversiva) a un principio generale del diritto, il principio di proporzionalità, secondo il quale il giudice deve sempre interpretare le norme valutando se le conseguenze delle pene previste per le condotte punite dalla legge siano proporzionate alle modalità concrete nelle quali il reato o l’illecito si è svolto.
Il rettilese redento, che prima ha gridato al complotto, al danno e al sovvertimento democratico, e adesso va ricercando le strade ordinarie del diritto, argomenta che la decadenza della Todde comporterebbe la sproporzionata conseguenza dello scioglimento del Consiglio.
Questa è una colossale menzogna e ciò va ribadito in questi giorni nei quali un po’ di volenterosi sta proponendo, in giro per la Sardegna, una legge elettorale di tipo proporzionale come rimedio ai guasti del presidenzialismo sardo.
Il Consiglio regionale della Sardegna decadrebbe qualora la Todde venisse definitivamente confermata decaduta, non per effetto della Legge 515/1993, ma per effetto della legge elettorale della Sardegna, datata 2013, quella con la quale il Consiglio regionale scelse (sull’onda di una pressione sociale insostenibile, che gridava a gran voce che i cittadini dovevano scegliere direttamente il Presidente) un presidenzialismo cieco, tale per cui il Consiglio è così legato al Presidente eletto da venire sciolto non solo qualora il presidente si dimetta, ma anche qualora si ammali o venga arrestato.
Sono i Sardi ad aver scelto questa follia; avrebbero potuto tranquillamente prevedere che in caso di impedimento permanente del Presidente o di sua decadenza giustificata, subentrasse un vice-presidente, invece no, la foia presidenziale ha voluto legare il destino del parlamento sardo a quello del suo presidente.
Non è la 515/1993 a determinare la eventuale decadenza del Consiglio, è la legge elettorale, sono le stupidaggini dei sardi che seguono le mode. Non vi è alcuna sproporzione, vi è l’evidenza della stupidità. È diverso.
Nonostante queste evidenze razionali, tutti i partiti della maggioranza si stanno costituendo in giudizio a favore della Todde.
Se anche noi, che siamo all’opposizione, lo avessimo fatto, la politicizzazione del processo sarebbe stata perfetta.
Invece no.
Noi, l’opposizione, non ci siamo e non c’è neanche il Centrodestra.
Questo è un primo risultato: la Todde e la maggioranza non hanno come controparte l’opposizione; hanno come controparte il diritto.
Così doveva essere e così è stato.
Per questo non mi sono costituito in giudizio, per togliere la polvere dagli occhi.
Infine, come difendersi dall’operazione di vittimizzazione della Todde?
È semplice: parlando di diritto e non di politica.
Bisogna tenere il punto sui fatti.
La Todde ha violato la legge?
Se sì, quale è la sanzione per la sua violazione?
Punto, nient’altro, nessun giudizio, nessun epiteto.
Quando una si vuol far passare per vittima, il modo migliore per farla smettere di recitare è ignorare le sue lacrime finte.
Da recentissimi “squilli di trombe” del quotidiana La Nuova si apprende che la Corte dei Conti Sardegna abbia dichiarato la validita’ del rendiconto del Comitato elettorale a favore delle elezione a Presidente della Regione Sardegna.
Ho cercato, dal sito della Corte dei Conti, di accedere al fascicolo ma, inspiegabilmente, non è possibile ottenere il contenuto del medesimo.
Altro “pezzo” da aggiungere al mosaico della questione che, a mio avviso, non fa venire meno il dispositivo di decadenza Todde perché é riferito solo a un documenti che nella sua forma è ascrivibile a un partito politico e NON a un candidato compiutamente individuato.
Si puo’ sostenere che sia una notizia spendibile per il proprio “popolo” di riferimento ed al suo grossolano entusiasmo.
Ajó, chi pro s’annale ant a chèrrere celebrare la celebre vittoria ispetendhe a bìdere la prima finanziaria a orgoglio di primo presidente fémina cun corteo largo al seguito!
In questa faccenda il principio che viene ripetuto dagli operatori in cui la legge non ammette ignoranza, va a farsi ,eccezionalmente , benedire.
A un posto di blocco fermano un mezzo pesante e dal controllo risultano ai verbalizzanti delle gravi carenze nel mezzo. Non ci piove! Il mezzo non puo’ essere usato e il suo conducente e’ impossibilitato a lavorare ; dunque subisce una perdita.
E’ corretto il comportamento dei verbalizzanti? SI. Perche’? La Norma prescrive non solo la loro esistenza ma anche dettagliate prescrizioni vincolanti per il loro operato e sanzioni nella eventualita’ della loro inosservanza.
Il Collegio di Garanzia e’ quel previsto organo a cui la Norma demanda il controllo se e solo se sitani stato osservati determinati adempimenti. Uno, tra altri, la presentazione non di una “mera” dichiarazione, generica ecco, ma una DICHIARAZIONE CONFORME a legge e, firmata sul proprio onore.
Ci si puo’ domandare , prima di valutare l’eventuale enormita’ delle sue conseguenze, quale sia la sua PORTATA, ovvero, quale sia l’interesse (leggitimo) che si intende tutelare; presto detto, un interesse in cui sia garantita una corretta competizione Elettorale. Ovvero ancora, che in assenza di esso , un competitore ( un C A N D I D A T O, ripetiamolo CANDIDATO) possa ricevere piu’ soldi degli altri e dunque possibilita’ di elezione Migliori.
La Todde e’ stata dichiarata decaduta per INeleggibilita’. Ovvero, non eleggibile e dunque una CANDIDATA che , malgrado voti validi ottenuti maggiori rispetto ai concorrente, perde il suo seggio di eletta di diritto in consiglio.
Perche’? Perche’ nel procedimento elettorale la medesima e’ disciplinata come CANDUDATA e non come Consiglieri Regionale e, poi Presidente della Regione.
Questo e’ la Norma . Il diritto.
Egr. professore, son perfettamente d’accordo con lei, non spetta a nessuno costituirsi a favore della Todde o contro, in uno stato serio dovrebbe essere il diritto a fare emergere la verità. Io trovo anche poco serio cercare di sminuire un collegio elettorale dove lavorano persone oneste che hanno operato una vita al servizio del popolo italiano. Certo questi ricorsi non saranno una passeggiata, ma credo che il compito della attuale maggioranza sia solo ed esclusivamente allungare i tempi, coscienti dei loro errori e che alla fine si andrà a nuove elezioni. Da un lato sono sicuri che sono dalla parte della ragione, e ostentano a criticare l’operato altrui, ma cercano di influenzare ancora il poco elettorato che gli resta, in caso dovessero presentarsi nuove votazioni. Sempre poco chiari e incollati alla poltrona. Se questo dovremo continuare a chiamare politica….
Ed invece che fine ha fatto il ricorso alla Corte Costituzionale? Ho provato a cercare sul sito della Regione la relativa delibera di Giunta ma non ho trovato niente. Sarebbe stato carino poter leggere le argomentazioni, anche in questo caso, per quel poco che si è capito, un po’ campate per aria.
La legge regionale sul presidenzialismo, in vigore ben prima delle elezioni, era un manuale d’istruzioni che ogni candidato avrebbe dovuto leggere. Non si può certo adesso scaricare la colpa su qualche presunta “stupidità dei sardi” quando la responsabilità, fin dall’inizio, è rimasta nelle mani di chi ha scelto di candidarsi ignorando le regole del gioco. Quindi, cari grillipidioti, il destino del Consiglio – e, per estensione, della stessa Todde – era scritto in piccolo molto prima di ogni vostra ambizione. È ora di ammettere che, se si decide di giocare, le conseguenze non sono un optional, ma il prezzo da pagare.
Professore concordo e sintetizzo: chi di Legge (regionale) ferisce, di Giurisprudenza (nazionale) perisce!