Oggi avremmo molto da dire sulle parole in libertà usate dai magistrati italiani per contestare la riforma della giustizia, ma non lo facciamo perché sarebbe come accettare che all’ordine del giorno stia la ciprietta della loro stizza anziché il pizzo del loro privilegio.
In Sardegna, le toghe non acchiappano un rapinatore manco a pagarle, non aprono un fascicolo sugli abusi di una politica sfacciatamente deragliata a favore manco sotto tortura, non fermano il mare di droga su cui si regge l’economia cagliaritana manco se glielo si mette sotto il naso, non fanno giustizia per le decine di pazienti della malasanità, vittime di una guerra civile tra politici e tra primari che non si era mai vista in Sardegna. Perché dunque parlare di loro? Finché si lamentano come vergini offese, devono stare nella palude che generano, devono stagnare e saturarsi dei loro miasmi. Solo dopo una presa di coscienza ad limen cloacae, forse sarà possibile aprire una discussione onesta e non aristocraticamente corporativa.
Più interessante è, invece, svolgere un ragionamento che da tempo vigliaccamente (perché si impone non richiesto) mi tocca, pericolosamente tangente, le volute arricciate della corteccia cerebrale, proprio in quella parte tra il putamen e l’amigdala dove si incontrano la sensibilità e l’intuito sociale.
La questione della gestione degli aeroporti della Sardegna ha una dimensione strategica evidentemente rilevantissima, non foss’altro perché si tratta di un’isola distante circa 500 chilometri sia dall’Italia che dall’Africa. Eppure, su questa questione, la sensibilità politica dei Sardi registra uno strano sviluppo.
Infatti, è evidente che in questa partita svolge una funzione certamente il Fondo di Investimento F2I, il migliore per noi, posto che è un’articolazione di Cassa Depositi e Prestiti, cioè dello Stato, il quale però, purtroppo per noi, si è affidato in Sardegna al dott. Roberto Barbieri che ha messo in atto un’attiva politica finalizzata a mettere la Regione a venti unghie e F2I de tergo.
Alleato di questo colosso è l’ing. Maurizio De Pascale, di fatto il più importante imprenditore della Sardegna. È qui che avviene il deragliamento. De Pascale, per come l’ho conosciuto io, è un imprenditore di valore, con doppio impianto dentario, umano e lupesco, esibibile e esibito a seconda dell’appetito e del contesto. Ha dimensioni nazionali e internazionali e ha la durezza di chi non è nato ricco, ma lo è diventato (e quindi ha paura di tornare povero, terribile paura che fa scontare a noi). Lentamente ho capito che De Pascale è mio avversario. Perché?
Perché vuole tutto, il denaro e il potere, come Musk.
Il disvelamento carnivoro è iniziato con l’operazione Deidda, cioè con la causa giudiziaria che portò alla caduta del vecchio presidente della Camera di Commercio (ricco di amici negli anni del successo, oggi più solitario non per sua improvvisa misantropia, ma per vigliaccheria socialmente diffusa). La causa si è conclusa e il povero Deidda è stato condannato per il solo peculato d’uso, cioè per aver usato qualche volta la macchina di servizio per recarsi da casa sua all’ufficio (ne dovrebbero arrestare di assessori di mia conoscenza per questo abuso di comodità!).
Insomma, Deidda era un ostacolo per tanti e ogni suo starnuto è stato usato contro di lui per liberare il campo.
Non sto dicendo che dietro la caduta di Deidda ci sia stato un regista, e tanto meno che sia stato De Pascale, sto dicendo che una congiunzione astrale ha portato a coalizzare una serie di gravitazioni universali contro Deidda.
Dopo di che, De Pascale è divenuto Presidente della Camera di Commercio, la quale controlla la società di gestione dell’aeroporto di Elmas, il quale aeroporto ha come area confinante quella dell’ex FAS, la quale di chi è? Ma tu guarda, di De Pascale.
È qui che la mia strada, di banale osservatore civico, e quella di De Pascale vanno a scontrarsi: se chi ha denaro si ricopre anche di funzioni politiche, io sento puzza di libertà intaccata e mi si riattiva il putamen e l’amigdala. Ma la tensione cerebrale aumenta se poi considero che De Pascale si è anche comprato un giornale, La Nuova Sardegna, con soci potentissimi nel mondo finanziario, delle tecnologie e della grande distribuzione, ha preso in affitto è poi buttato alle ortiche Sardiniapost (che così impara a mettersi sul mercato contro la sua stessa storia), e adesso sta concorrendo a creare il monopolio della gestione degli aeroporti, cioè uno dei business più redditizi dei prossimi anni, e lo vuole fare subordinando la Regione, secondo la posizione tetraposta de tergo di Barbieri, di cui sopra. Se non bastasse, ha anche vinto, insieme ad altri, i lavori per il nuovo porto di Cagliari. Al suo carniere manco solo un pezzetto di culo di tutti noi ed è completo.
Adesso mi chiedo: ma la Sardegna che fu così cieca, per invidia, a non aiutare Grauso con Video on line e lo costrinse a avventure suicide; la Regione, me compreso, che contrastò e cercò di limitare la concentrazione di potere politico e finanziario di Soru, che era molto ma molto più trasparente rispetto a quella attuale di De Pascale, adesso che fa? E soprattutto, che cosa ha da dire il confusissimo principale alleato di De Pascale, il PD?
Non sono contro gli uomini che sanno generare ricchezza, anzi li ammiro. Sono contro gli uomini ricchi che mi vogliono dire anche dove devo fare la pipì. Il mio ‘coso’ è precisissimo nei bagni pubblici, ma anarchico en plain air.
prof è stato sempre cosi il ricco vuole sempre di più poi se aiutato dalla politica si mangia tutto
Io penso che la soluzione allo studio delle parti sia diversa da quella inizialmente prospettata, ma non so dire in che termini. Peraltro, vorrei fosse chiaro che io, fossi stato Presidente della Regione, avrei scelto F2I come partner per questa partita, ma certamente non sarei stato sotto il tacco di Barbieri.
Caro Prof. Manichedda, secondo lei è possibile che lo scambio di azioni di SOGAER con quelle di F2I Ligantia vada a buon fine, nonostante i pesanti rilievi di ANAC e Corte dei Conti (i rilievi sono principalmente sull’assenza di una procedura ad evidenza pubblica e sulla possibilità che la CCIA di Cagliari-Oristano investa fuori dal proprio territorio)?
Essendovi poi due ricorsi al TAR (Regione e di due associazioni di categoria), immagino che vi sarà un contenzioso che difficilmente possa essere vinto da coloro che hanno architettato l’operazione.
……ed ecco alcune risposte alle mie continue domande sui veri beneficiari di attività ,non sempre inspiegabilmente in linea , con gli interessi della Sardegna e dei sardi contribuenti !!!!! Purtroppo , i piragna sono difficili da pescare e particolarmente pericolosi ,anche fuori dall’acqua .
Paolo Maninchedda…alla guerra: il dado è tratto.