A leggere il ricorso della presidente della Regione contro l’ordinanza di decadenza, si ha la netta sensazione di poterlo segmentare nelle parti curate da mani diverse, più sorvegliate alcune, meno altre. Ci ritornerò nei prossimi giorni, non solo perché è il documento centrale di questa legislatura, in assenza di atti di governo significativi dopo un anno di governo, ma anche perché è indicativo di un modo di intendere la politica e il diritto che io trovo più balcanico che occidentale.
D’altra parte, oggi L’Unione Sarda riporta che il presidente del Consiglio, con la consueta superficialità che contrassegna le sue affermazioni, dichiara che bisogna cambiare la legge sulle spese elettorali. E sia pure! È datata, ma quando il coppiere della regina dichiara che una legge va cambiata perché a violarla è stata Sua Maestà, il coppiere fa quello che in uno Stato di diritto non si dovrebbe mai fare, cioè cambiare le leggi perché hanno colpito i potenti.
Sto censendo, nel ricorso, le espressioni qualitative, quelle orientate a colpire la competenza e l’esattezza dell’operato del Collegio di Garanzia e, francamente, non ne mancano di significative. Si veda solo questa frase: «Il provvedimento impugnato, con incomprensibile spregio della normativa applicabile, tenta infatti sciattamente di creare…» ecc.
Sciatto per sciatto, io di mestiere vado a vedere se i testi dicono quello che gli interpreti vogliono far dire loro. Ebbene, la verve polemica del ricorso (che è molto, troppo, calibrata contro la presidente del Collegio di Garanzia) giunge ad affermare che nella memoria allegata a uno dei verbali delle riunioni del Collegio di Garanzia, la Presidente avrebbe sostenuto la necessità di un’interpretazione “evolutiva ed analogica” della legge. L’espressione viene posta tra virgolette.
Ebbene, a un esame attento della Memoria della Presidente, il sintagma “evolutiva ed analogica” non ricorre mai.
Ricorre in un solo caso l’espressione “evolutiva”.
Non è un caso di lana caprina, perché l’analogia in diritto si applica, mi insegnano i colleghi che studiano ermeneutica, quando vi sia una lacuna. Ma qui a sostenere che vi sia una lacuna giuridica (il candidato presidente sarebbe legibus solutus, secondo il collegio della Todde, perché la legge sulle campagne elettorali parla di consiglieri regionali e invece loro sostengono che il presidente non lo sia – però vota in Aula – e che quindi non debba né rendicontare né rispettare i massimali di spesa) è la difesa della Todde, non il Collegio. Perché attribuire una categoria giuridica così impegnativa a chi non l’ha mai usata?
Chi è sciatto?
Egregio, i toni in uso nel ricorso danno la plastica rappresentazione del panico che pervade la maggioranza (e l’Assemblea tutta). Si immagina Lei la impugnativa di una sentenza di condanna a 18 anni di carcere (o all’ergastolo) basata su toni di critica personale all’organo giudicante e non in punta di diritto? Sarebbe quantomeno folle.
Del resto la pochezza delle poche argomentazioni giuridiche è di tutta evidenza. Ha visto bene Lei nel collage strutturale del ricorso; collage figlio della diversa estrazione dei componenti il collegio di difesa ma anche della diversità dei fronti politici che almeno due soggetti rappresentano. Quando poi si creano collegi difensivi così affollati il segnale è che sia sorta anche l’esigenza di una marcatura stretta tra pari. Del resto la posta nel piatto va oltre l’attuale legislatura. Saluti.
Attenzione; nella frase è confezionato l’aggettivo “applicabile”, ..o vero che Può essere applicato.
Sotto intendendo che il contenuto della norma ,in cui vi è invece una chiarissima VOLONTÀ POLITICA, non è espresso in perfette forme giuridiche e dunque..ri fondabile.
… ajó, oe etotu, seduta stante e per acclamazione, podent fàghere unu… atu (no unu “gatu” e ne “batu”) “di sovranità”: aprovant una leze “retroattiva” a currèzere cussas “vigenti” inue lis friet de prus.
Su “Consiglio” regionale si podet pessare “Parlamento” nessi una borta, chei cudhu “semel in anno licet insanire” (e de su restu su carrasegare est comintzadu fintzas dae meda, màscaras o no màscaras, mamutones o no mamutones e cun merdules e chentza merdules!)
Direbbe Forrest Gump: “sciatto è chi lo sciatto fa'”.
Ogni giorno che passa perdono credibilità., ne vedremo delle belle.
Il quadro che emerge è desolante, e il termine sciatteria sembra quasi un eufemismo per descrivere l’approccio della Todde e del suo entourage a questa vicenda. Non solo assistiamo a un totale disinteresse per la normativa sulla trasparenza delle spese elettorali, ma addirittura a un tentativo maldestro di riscrivere la realtà, contraddicendo se stessi nel giro di poche righe. Da un lato, la Todde dichiara pubblicamente – in tv e davanti al Collegio di Garanzia – di aver sostenuto di tasca propria le spese elettorali; dall’altro, il suo ricorso afferma l’esatto contrario. Se c’è una cosa che emerge con chiarezza, è che la difesa della Todde non è affatto una difesa giuridica, ma un goffo esercizio di politica di palazzo, con attacchi fuori luogo alla presidente della Corte d’Appello e persino l’invenzione di inesistenti virgolettati per darle addosso.
A rendere il tutto ancora più paradossale è la dichiarazione del presidente del Consiglio regionale, che, invece di difendere la Presidente con argomentazioni solide, propone di cambiare la legge che lei ha violato. Un’uscita che sa tanto di confessione involontaria: se si vuole riscrivere la norma ex post, vuol dire che la si è violata ex ante. È l’apoteosi dell’auto-sciatteria, un’ammissione implicita di colpevolezza mascherata da riformismo d’occasione.
Alla fine, il ricorso stesso è lo specchio della situazione: una pezza peggiore del buco, un documento scritto a più mani, con toni che oscillano tra l’arroganza e la confusione concettuale. Se la loro linea di difesa è questa, la Todde farebbe bene a prepararsi a una difesa ben più seria di fronte ai giudici, perché gli slogan e i giochi di parole non bastano a coprire l’evidenza dei fatti.
Buona giornata e buon lavoro a voi tutti!
Egr. Professore credo che oggi alle 10.30 se ne vedano delle belle, arriverà la presidente per parlare per i suoi 10 minuti (pilototati) da un discorso preparato ad oc dai suoi avvocati. Avrà naturalmente la sua armata schermata al suo fianco, basti vedere l’unione sarda di oggi, come già ha lei accennato, si fà riferimento a cambiare la legge, ma questo avviene solo dopo aver fatto il pasticcio. Chiedo proprio al presidente del consiglio, e ai suoi amici di partito che da diverse legislature siedono in Regione, solo ora si accolgono che la legge dovrebbe essere cambiata? Solo dopo che non la hanno rispettata, per il ruolo che ricoprono a loro tutto è fattibile, si accorgono che non è idonea solo ora? Che facevano nelle altre legislature?
Continuano a prendere in giro noi elettori che ancora crediamo alle loro fantomatiche promesse. Il problema poi che si lamentano di astensionismo, dovrebbero farsi tante domande prima di presentare nuovamente le candidature e cercare di capire cosa pensano i cittadini onesti che con un umile stipendio devono sopravvivere ogni giorno.
Oggi sarà una giornata bluf, la maggioranza farà squadra attorno alla presidente e un opposizione che grida al lupo, ma in cor suo spera che si vada avanti, tanto la poltrona già c’è l’abbiamo. Avrebbero dovuto dimettersi tutti, creando un precedente serio, dando la parola nuovamente agli elettori.