Lo scontro tra De Luca e Zaia, da un parte, e la Meloni (e il Pd) dall’altra, sull’intenzione del governo di rendere impossibile il terzo mandato dei due governatori ha un suo fascino psicologico, perché svela un tratto tipicamente italico: le regole per gli altri, le eccezioni per sé.
Non voglio mutuare gli argomenti di De Luca, che pure fa bene a mostrare come il governo si mostri intransigente verso la sola legge della Campania, che permette i tre mandati, e, invece, assolutamente tollerante verso le norme, di contenuto analogo, di altre regioni. Non lo faccio, perché confliggendo con Ma chère Desiré, unica sopravvissuta in campo del disastrato esercito Cinquetasche sardo, ho imparato che l’elettorato è fatto, per lo più, da cittadini che pretendono svaghi e sommarie esecuzioni, non analisi. Lo dimostra il boato ilare che ha accompagnato, in questi giorni, le performance giuridiche del Presidente del Consiglio regionale sardo, Ponzio Slippery Comandini? Quindi, non dedichiamoci ad analisi giuridiche, ma a ritratti psicologici.
La domanda è: può una politica di lunghissimo corso come la Meloni contestare a Zaia e a De Luca il terzo mandato?
Può chi vive da decenni di sola politica contestare un’inezia di tre lustri a chi si dedica alla pubblica amministrazione?
No, moralmente non potrebbe e, facendolo comunque, svela il tratto tipicamente italico di cui sopra: regole per gli altri, eccezioni per sé.
L’elemento per me rivelatore in questa vicenda è la convergenza tra Pd e Fratelli d’Italia.
Con i piddini, che in Sardegna hanno la più larga schiera di persone che vivono di sola politica, i nuovi rendistas, ho una vecchia querelle, perché furono soprattutto loro a modificare la legge del limite dei mandati per i sindaci dei piccoli comuni, dando così vita alla feudalizzazione del mondo rurale sardo. Sono loro ad avere il più alto numero di inoccupati che trovano lavoro facendo gli amministratori.
Con Fratelli d’Italia ho invece un contenzioso aperto dai tempi di mio nonno, li conosco come ipocriti e pericolosi: da sempre, e soprattutto dal 1926, appena conquistato il potere, fanno le leggi contro i loro avversari. Ha ragione Renzi a accusare di fascismo strisciante la norma votata espressamente contro di lui, perché se Renzi fa conferenze e si fa pagare dai suoi amici (dai quali io non andrei manco sotto tortura), non trovo migliore la cordialità della Meloni con Elon Musk, che, però, non è limitata da una legge, come invece sarebbe opportuno fare.
Il dilemma è che un uomo politico diventa capace dopo un po’ di apprendistato e che questo tirocinio è più lungo per i meno intelligenti, i quali, però, in genere sono i più popolari e i più furbi.
Poiché si deve fare il pane con la farina disponibile, un limite secco di mandati rischierebbe, dunque, di buttare a mare le classi dirigenti non appena cominciano a funzionare (per esempio, lo Zaia di oggi non è lo stesso Zaia dei suoi esordi, che era a dir poco insopportabile).
Viceversa, l’assenza di limite nei mandati, rischia di sclerotizzare il paese, di affidarlo a uomini politici che lentamente, e quasi inconsciamente, ritengono di godere non di un mandato elettorale, ma di una sorta di mandato cardinalizio ad vitam. Si rischia il baronato senilizzato (Deriu, per esempio in Sardegna, e non me ne voglia, ha cambiato anche pettinatura e ne ha assunto una più seicentesca, con riportino avvolgente, che a mio avviso non gli dona, ma che feudalmente funziona, fa più marchese).
L’unica soluzione è quella del limite dei mandati fissato per legge?
Certo, ma allora deve essere una norma generale che disciplina l’accesso a tutte le cariche elettive e di governo, non solo a quelle che riguardano gli avversari.
L’alternativa è nessun limite, ma magari con un deterrente: oltre i due/tre mandati, la remunerazione diminuisce di un 25% a mandato eccedente il limite.
Sarebbe efficace?
Forse no, perché davvero per alcuni perversi cummannari è megghiu ca futtiri.
la legge 165/2004 non inserisce direttamente un limite di due mandati, ma piuttosto l’obbligo per le regioni di inserire tale limite nella legge elettorale. chi si candida dovrebbe conoscere questa legge del 2004 non di ieri mattina
Zaia è in governatore del Veneto dal 2010.
Già 15 anni non sono pochi: se ne aggiungi altri 5 diventano 20.
Vero, é stato un ottimo politico: però mi pare che con una durata così lunga una amministrazione democratica si avvicina abbastanza ad una satrapia- un sultanato.
Egregio, il limite al numero di mandati è semplicemente un falso problema.
Persino i pentafarlocchi lo hanno capito tanto che la pochette con il nulla intorno ha ingaggiato una lotta all’ultimo sangue con l’elevato fondatore per sopprimere il limite fissato all’interno del movimento.
Il vero problema è tra chi amministra decentemente e chi no. Mettere sullo stesso piano Zaia e De Luca è quantomeno comico stante che il primo è amato per la sua efficacia, il secondo è appoggiato per la sua inefficacia da Pulcinella che continua a vedere in Campania una sanità persino peggiore della nostra ed una società martoriata dall’nosservanza di qualsiasi regola di convivenza. Cosa avrà mai da comunicare ai campani ogni venerdì De Luca non si capirà mai, salvo la solita sequela di improperi, guarda caso, proprio contro Zaia.
Manco fosse una Todde qualsiasi. Saluti.
@GiovanniPiras – L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sulla deroga. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti dei deliberati delle segreterie di partito
Alle prossime elezioni anche io avrò il secondo mandato…… di astensione.
Però non si può paragonare un organo di governo (potere esecutivo) quale il Presidente della Regione o il Sindaco con la partecipazione ad un organo legislativo/regolamentare quale il parlamentare, il consigliere regionale il consigliere comunale. Se escludiamo il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri che hanno una disciplina tutta loro per essere nominati, tutti gli altri Organi di Governo (anche di taluni Enti Pubblici, Agenzie ecc) hanno dei limiti di mandato. Appare evidente che una cosa è far parte di una assemblea con poteri di un certo tipo, altra è gestire in prima persona. Si vengono a formare delle sacche di personalizzazione e di potere non indifferenti. Non è questione di cariche che riguardano gli avversari. E’ questioni di cariche assolutamente differenti.
Nessuno viata a Zaia e a De Luca di candidarsi quali Consiglieri.
Elon Musk ad oggi non mi pare faccia parte di un organo costituzionale quale il Parlamento Italiano nell’ambito del quale è forse, dico forse perchè è la tempistica della norma che fa pensare, giusto limitare la possibilità di ricevere compensi da soggetti esterni i quali, visto il loro ruolo, potrebbero condizionare le scelte di quel rappresentante della nazione. Cosa voterebbe Renzi a fronte di norme in cui sono in ballo interessi di coloro che l’hanno pagato quale conferenziere essendo, inoltre, questi sognori rappresentanti di stati esteri?. Che poi ci sia strumentalità va bene, ma fascismo per questo. Non so.
Vorrei tornare al precedente lavoro di questa rubrica , sì quello riguardante la “Zdanov con il rossetto”, perché proprio per ciò che concerne l’aspetto psicologico riscontrabile nel teatro politico non ho potuto fare a meno di cogliere una frase, toccante, del Professore: “in me scrivere e vivere si stanno intrecciando pericolosamente”.
Ben inteso non ho intenzione alcuna sottrarla al significato suo proprio della origine, ma ciò che in essa è possibile cogliere è questo, paradossale oltre ogni limite: ci troviamo di fronte a una svolta di epoca, ..il Sociale ha compiutamente invaso il POLITICO e ne ha dissolto i conflitti , autentici conflitti ..sia di storia che di cultura per sostituirli con il proprio e individualissimo quotidiano.
Ma Cartagine brucia, nella più totale indifferenza.
Traduzione: i conflitti , veri, tra schieramenti sono sempre più FACCIATA e a essi, ben più deleteri per destino, si sono sostituiti i conflitti tra individui ben più celati, psicologicamente incommensurabili e nascosti.
Ma lo spazio del Politico, la Città ..la Polis, è in fiamme.
P.s. : il Politico è un Opera non un individuo in carne e ossa che ne è solo il portatore. Sapremo noi sapere distinguere le due parti e valutare di conseguenza?
La riflessione è molto importante, l’Italia è un paese in cui si legifera contro, da leggi elettorali a limite di mandati, la domanda che mi pongo è legata a una gestione feudataria delle cariche politiche, con conseguente creazione di “eredi”, una classe dirigente formata a immagine e somiglianza di chi detiene un potere, quindi classe dominante, vedi De Luca, la continuità di questo tipo crea mostri, è evidente, come uscirne? La domanda non è retorica, è un appello a costruire percorsi alternativi ai due poli oligarchici
Il limite dei mandati fu votato e inserito, allora, anche in partiti più nobili, salvo deroghe ottenute tramite guerriglie tra capu ‘e susu e campidania.
Salutos Sardistas!
Egr. professore, il problema a mio avviso sempre lo stesso. leggi ad personam, poco chiare e molto spesso create ad oc per poterle impugnare a seconda del bisogno. Ne stiamo vedendo questi giorni, vedi caso Regione e non di meno le candidature dei governatori Zaia e Delucca (creata una legge apposita). Sarebbe bastato creare leggi chiare e poco travisabili al fine da non creare neanche il piccolo dubbio per essere impugnate. Ma come spesso si sà abbiamo una classe politica al proprio loro servizio. Sarebbe ora di una vera svegliata da parte di tutti gli elettori.