Sarebbero imminenti le dimissioni, per ragioni personali, di un’assessora della Giunta Todde.
Nel mondo delle campagne già in agitazione per siccità, blue tongue e alluvioni, la questione ha suscitato apprensione. Ogni spazio vuoto attiva, infatti, nella regina di Viale Trento, la tentazione della ‘toddata a freddo’, neologismo inaugurato dal direttore di questo giornale, censurato dal beghinismo femminista e che io, donna, invece apprezzo (per inciso comunico che ho chiesto al direttore di poter parlare, qui, in questo sito catto-castigato, di sesso e della diversità tra quello tra donne e tra uomini e donne, ma il direttore non cede. Cambierò profumo per farlo capitolare, perché si vede che una donna ben profumata lo confonde fino a disfarsi frettolosamente dei paramenti), perché, avendo subito gli effetti del ‘potere al popolo ma soprattutto a me’ di Sua Altezza, dopo averla, ahimè votata, posso pacificamente assimilarla a ‘fregatura sospettata e rimossa e poi puntualmente realizzata’.
Un pastore di cunetta mi ha confidato di aver incontrato l’assessore dell’Agricoltura in ben due sagre (in quella settimana, la segreteria dell’Assessorato ne aveva in agenda cinque), lo ha visto teso, come se si sentisse toddato, pronto al decollo. Forse pochi sanno che da epoca protostorica le pecore sarde ‘sentono’ il potere, e quando c’è aria di cambiamento, producono meno latte.
Rosina, Tundona, Brighera e Culitonda, nonché le altre della banda ovina cunettistica, sarebbero a mammella stretta e confermerebbero che il leader politico di Tergu sia in ambasce, proprio per il rischio di vedere bruscamente interrotta la sua carriera assessoriale. .
Cercare conferme sul candidato alla rampa di lancio in un campo meno produttivo, anche rispetto alla cunetta, e cioè nel campo progressista che sta all’interno del Campo Largo al governo dell’Isola, è dunque imprescindibile, ma qui sono tutti distratti.
Vuoi per quel dicktat piazzato da Satta prima delle elezioni regionali e nel bel mezzo della trattativa per l’alleanza tra Progressisti e Renato Soru (“se non andiamo con la Todde, come dice Massimo, io non mi candido nella lista dei Progressisti e così vediamo come fate i quozienti anche per Agus”) ed anche per quell’altra intimazione ancor più ferma, fatta ad elezioni vinte (“o sono io l’assessore, oppure esco dal gruppo”), il campo progressista è un campo minato.
Massimo Zedda è tutto preso dagli impicci di palazzo Bacaredda (la città è sporchissima, la Marina è diventata una friggitrice a cielo aperto senza parcheggi e i quartieri periferici sono o dormitori o regni indipendenti dello spaccio); Francesco Agus è affannato al Brotzu più di un anestesista e quasi quanto un sindacalista del comparto sanità in cerca di iscritti, e Luciano Uras si è stancato di vestire di politica l’egoismo dei suoi. Insomma, Satta non ha parenti stretti che siano immaginabili in pianto in caso di esequie governative. Situazione rischiosissima in politica, comunissima nel mondo che esplicita la conoscenza e si vergogna dell’amore.
Il telefono senza fili del Gobierno de los moribundos sin funerales pagados (il direttore ci vuole poliglotte….) si è comunque surriscaldato più della batteria del Viminale nei giorni dei ProPal. Ha diffuso nell’etere di tutto. Ansie e paure, irriconoscenza e astio. Promesse di vendetta e minacce di abbandono. Carriere inabissate e ambizioni nascoste. Inquietudini e finzioni di serenità. Disincanto e speranze nuove.
Fatto sta che il problema sembra un fatto tremendamente serio.
La questione del rimpasto in Giunta, di ora in ora, sta diventando sempre più ipotesi concreta.
Si parla di una riunione tra Ella e Ello per discutere del caso che si riduce a una scelta, fare o non fare saltare Bertolazzi e accettare il piano Pd per la sanità, che è il seguente: Silvio Lai in Giunta, con l’impegno dell’ultimo e definitivo miglio della sua lunga carriera, Romina Mura in Parlamento e ricucitura, in vista delle politiche, con l’area dissidente andata con Soru (che è utile per vincere anche nei collegi). Il problema, in questo caso, verrebbe da Sassari, dove si registrerebbe una certa saturazione per il pluridecorato deputato e per le sue innervazioni sanitarie.
Parrebbe che Desiré avrebbe promesso di pettinarsi nell’eventualità della nomina di Duefacce all’assessorato alle Siringhe (Batman perdoni i giovani sassaresi che invece io adoro perché sono sguaiati senza accorgersene) e che abbia suggerito, piuttosto che promuovere il Doppiaceo (così lo chiamerebbe), di cambiare Spanedda, artefice del fallimento dell’evaporata legge sulle Aree Idonee. In questo caso il candidato più naturale alla successione sarebbe Agus (che Ella non vuole alla Sanità manco se travestito da Gessa) e si torna a bomba, a Culitonda dolente che non dà latte per solidarietà nella toddata de Tergu.