Ci risiamo: i consiglieri regionali distribuiscono soldi a pioggia a chi vogliono loro.
Hanno anche imparato a farlo in modo da sfuggire alla disattenzione della magistratura (che ormai non capisce una cipolla di ciò che sta accadendo nei palazzi del potere, annaspa con i rapinatori, non sa cosa fare con i trafficanti di droga, non ha più la pulsione dell’arresto per la sanità che non funzione – prima arrestava se funzionava, con certezza non sa riconoscere i parassiti e gli imbroglioni).
Infatti i consiglieri non presentano più emendamenti singoli con singoli oggetti e singole firme, così da non essere identificati con nome e cognome per circoscritti interessi personali o elettorali.
No, Loro (sì Loro, con la maiuscola, come ha fatto Sorrentino, e dobbiamo ricordarci, per inquadrarli nella volgarità (politica) che li contraddistingue, della prima scena del film, con l’accoppiamento mos ferarum – fatto con distrazione e rozzezza – quando andrebbe fatto con trasporto mistico e inclusione d’anime – come il disbrigo di una pulsione sadica) adesso fanno emendamenti cumulativi, sostitutivi di intere tabelle.
Guardate qui l’emendamento. Prego tutti di leggerlo con attenzione, perché non sono in grado di capire chi ci sia dietro ogni singolo stanziamento, ma magari applicandoci tutti con metodo, riusciremo a ricostruire la geopolitica sarda che fa da matrice a questa nefandezza istituzionale. Una cosa è certa: a Nuoro faranno un Capodanno bellissimo!
Spiego l’iter dell’emendamento al maresciallino di PG che non capisce nulla e si rigira tra le mani l’ultimo assestamento di bilancio.
Prima i consiglieri regionali hanno fatto l’istruttoria delle mance che ciascuno intendeva fare; poi, calcolato l’ammontare, lo hanno comunicato all’assessore del Bilancio che ha assentito.
Oppure: l’Assessore del Bilancio ha detto Loro che il tesoretto a disposizione della loro bramosia era Tot, e Loro, disciplinatamente hanno diviso il budget tra i consiglieri elemosinanti.
A questo punto si sono assemblati i desiderata in un’unica tabella e i capigruppo, con responsabilità morale immensa per cui nessuno di loro potrà più eccepire la questione morale a nessun esponente del Centrodestra, hanno firmato l’emendamento complessivo sostitutivo senza che si possano identificare singole impronte digitali. Bravi (anche in senso manzoniano). Un metodo che è un manifesto politico, quello giusto per mandarli a casa, in un Paese normale; qui in Sardegna, dove digeriamo anche acciaio con ghiaia, magari li farà rieleggere in eterno, convincendoli che l’etica del parassita politico, gonfiato a ristoranti e interventi estetici (sono peggio di Dorian Gray), coincida con quella dell’uomo giusto.
La cosa che balza agli occhi nell’elenco delle mance è l’incapacità di razionalizzare i bisogni. Provo a restare calmo, ma non rinunciando a dire ai consiglieri regionali che debbono comunque considerarsi mandati in fessura.
È evidente che le associazioni culturali e sportive abbiano bisogno di aiuti pubblici. Chi può negarlo? Cosa costerebbe, però, stanziare una somma consistente in un apposito capitolo di bilancio, dire a tutte (a tutte, non a quelle amiche, a tutte) le associazioni culturali regionali di presentare domanda e stabilire che le istanze possano essere accolte anche fino all’ammontare complessivo della richiesta entro l’esaurimento del budget? Cosa costerebbe stabilire un minimo di istruttoria, in modo che i soldi arrivino là dove i bilanci sono in ordine e vengano spesi per lo scopo per il quale vengono dati? Perché mettere in una finanziaria il nome e il cognome del beneficiario senza avvertire la suprema ingiustizia che sente di subire chi non è andato a baciare la pantofola di un consigliere regionale?
Faccio un esempio che mi ha particolarmente irritato. Come ad ogni finanziaria, l’Università di Sassari porta a casa qualcosa di molto più consistente di quella di Cagliari, per la quale io lavoro.
Ciò accade perché loro sanno mettere insieme le carte meglio di noi?
No, accade perché loro sanno contattare le persone giuste meglio di noi.
Noi cagliaritani abbiamo con certezza una direzione generale del cui operato si può discutere, ma non è possibile che si sia discriminati perché non si frequentano i corridoi del potere. In questa manovra, gonfia di denaro, con alle spalle un mostruoso avanzo di amministrazione pari a un miliardo di euro che meriterebbe di essere sanzionato portando via le risorse alla Regione (perché chi non sa pianificare non merita il controllo del denaro), l’Università di Cagliari porta a casa un contributo a un’associazione studentesca.
Ma si è mai venuti a vedere dove mangiano gli studenti del polo umanistico di via San Giorgio? Rispondo io: sulle scale e nei corridoi, perché non hanno il tempo di andare in mensa.
Dove possono prendere un caffè quelli di Sa Duchessa?
Davanti alle macchinette, perché un genio della logistica ha affidato i locali della ex Cuec al Cruc e non li ha ristrutturati per metterci un bar, un banalissimo bar.
Ma, ovviamente, per fare queste cose servirebbero soldi.
Giovedì, nella ex clinica Aresu un blackout di un’ora ha tenuto tre persone chiuse in ascensore, con gli impiegati amministrativi impegnati lungo la tromba delle scale a cercare di risolvere il problema.
Ci sono uffici, collocati all’ultimo piano della ex Clinica, ai quali si accede con una scala esterna di ferro. Vorrei invitare la presidente Todde a percorrerla.
L’Assessore della Pubblica Istruzione sa che la Facoltà di Studi Umanistici di Cagliari non può abbonarsi alle più importanti collezioni documentarie digitali per carenza di fondi? Sa che UNICApress, la casa editrice in open access dell’Università di Cagliari, che sta facendo conoscere le pubblicazioni dell’Ateneo in tutto il mondo, deve elemosinare le risorse per le copie cartacee da stampare per renderle presenti anche nelle biblioteche più importanti? E di fronte a queste ferite strutturali, come si deve guardare al finanziamento di una miriade di attività culturali, meritevoli se coordinate, abominevoli se esito di compiacenti favori?
Non parliamo poi dei grandi eventi turistici. Insomma, in bilancio sono iscritti Missioni e Capitoli di spesa per questo scopo. Perché destinare specifici stanziamenti per specifici capodanni?
Allo stesso modo, perché da un lato si implementa, giustamente, il capitolo dei Lavori Pubblici per la messa in sicurezza di edifici e infrastrutture e poi si stanziano somme per specifiche emergenze in specifici comuni? È evidente che con lo stanziamento ad personam o ad societatem si cerca di aggirare le procedure delle leggi di settore, ma questo non fa eminentemente schifo? Non è un tentativo di aggiramento delle leggi da parte dei legislatori?
Allo stesso modo, perché dare somme a questa o quella società sportiva?
E le altre?
Con quale criterio si premia l’una e si discrimina l’altra? Una cosa è certa: in un Paese normale, un legislatore non potrebbe scegliere l’uno a discapito dell’altro, ma il Consiglio è diventato un assise di impuniti (e mi dispiace fare di tutta un’erba un fascio, ma chi non ha partecipato a questo banchetto sguaiato dovrebbe prendere le distanze, non tacere). Dove sono le Manca e le Orrù che nella scorsa legislatura gridavano allo scandalooo? Oggi che sono ammesse al desco hanno tassi di scandalizzabilità inferiori rispetto al passato? E allora, quanto è credibile la loro virtù civica se dipende dalla convenienza di parte?
Insomma, Solinas ha fatto scuola. L’articolazione non è tra maggioranza e minoranza, è tra tipi diversi della stessa marmellata. Io amo il salato.
Giorgio, il problema è che la L 241/1990 si applica ai procedimenti amministrativi, non agli atti legislativi.
Queste norme ad hoc vengono chiamate leggi provvedimento, perché derogano alle caratteristiche tipiche delle leggi, vale a dire la generalità e l’astrattezza. Sono formalmente atti legislativi ma sostanzialmente dispongono a livello amministrativo.
Per farla breve: la giurisprudenza della Corte Costituzionale su queste leggi è consolidata: sono illegittime punto e basta. Il problema è che il governo (che fa spesso e volentieri la stessa cosa, anche se non si livelli delle nostre “tabelle”) non le impugna, e per il privato arrivare alla Corte Costituzionale è tutt’altro che agevole.
Conseguentemente, i dirigenti sui cui tavoli “atterrano” queste norme devono sì rispettare le L. 241, ma nei limiti posti dalla norma approvata: il beneficiario e il tipo di intervento sono stabiliti per legge e quindi vincolanti a livello amministrativo..
Gentile Prof. Maninchedda, da vari giorni i suoi interventi e i tanti commenti sono schiaffi che spero risuonino forte sui volti di “Loro” e ne ridestino le coscienze addormentate, se presenti. La distanza fra “loro” e chi dovrebbero rappresentare è ormai enorme. Ieri ho sentito delle nuove elargizioni per i vari capodanno con “musicanti”. Quanto interessa una serata “di festa” a chi ogni giorno fatica e vive nella preoccupazione per i servizi di base? Visite mediche fissate in tempi lontani, lentezza e opacità burocratiche riscontrabili ovunque… L’epoca dello “scandalo” è finita, ora si tengono toni formali e “spiegazionisti” di una situazione uguale e forse peggiore di quella precedente, “Loro” vivacchiano, elargendo prebende e mettendo da parte il necessario e anche di più per quando lasceranno i loro uffici… La Sardegna invece dolorosamente sfiorisce.
Vergognoso
Ho dato uno sguardo all’emendamento.
Lo sguardo si è posato sui C136/6/7, finanziamenti indirizzati all’associazione Farmacia Politica. Conosco chi la rappresenta formalmente ma mi pare di ricordare che vi fosse uno stretto legame anche con un “parafarmacista” consigliere regionale.
L’ordinamento giuridico prevede una serie di principi e norme di carattere generale volte a prevenire situazioni quali quelle segnalate. Primi fra tutti il principio di uguaglianza e imparzialità della pubblica amministrazione. Si tratta di principi di carattere costituzionale declinati poi in diverse norme legislative ordinarie. Tra queste, quella più nota è contenuta nell’Art. 12 della Legge 241/1990 (per un approfondimento si deva qui: https://www.luigifadda.it/provvedimenti-attribuzione-vantaggi-economici/ ).
L’uomo non è un animale razionale. Quando raggiunge posizioni di potere scatta un meccanismo per cui egli si ritiene al di sopra di tutto, anche della legge. Una sorta di delirio di onnipotenza che fa perdere il contatto con la realtà.
Questo può anche starci per il politico. Spero invece che i dirigenti amministrativi, che dovrebbero applicare queste “Leggi” valutino bene se sia il caso di elargire così disinvoltamente le risorse previste da siffatte norme. Io al loro posto non ci dormirei la notte.
Mah! Scorrendo l’elenco dei comuni beneficiari si nota una vistosa (ma anche grossolana) insignificante presenza dei comuni dell’alta Gallura;
In particolare Tempio Pausania.
Non me ne vogliano i Nuoresi , i singoli intendo, ma la “cura elettorale” nei confronti del loro territorio è imbarazzante per essi (nel senso, che non saranno loro gli autentici beneficiari ma i loro interessati “ristretti circoli di voto”).
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