Ieri, per poco più di cinque minuti, è apparso sul sito dell’ASPAL questo avviso.
Il contenuto è semplice: la Regione si accinge e a reclutare 1 Capo Uffico Stampa e 8 addetti stampa. Ovviamente, nonostante Cinquecaschili si ostini a far scorrere tende oscuranti, i palazzi del governo sono trasparenti e quindi si sa tutto di tutti.
Si sa, per esempio, che si vuole reclutare un altro po’ di romani e un po’ di nuoresi, che non si vuole un Capo Ufficio stampa (93mila all’anno) di forte personalità, ma di docile e adattabile carattere, posto che non lavorerà a contatto con la Presidente, ma con Gasparetti, il distrattore.
Non si vogliono giornalisti con solida esperienza nella comunicazione politica, ma con pedigree verificato di prona subordinazione istituzionale. Anche in questo caso, molto farà il dossieraggio di Cinquecaschili, che essendo fatto da chi ha visto il potere dal buco della serratura di una piccola comunità di provincia, è tutto sbagliato e collocherà, anche questa volta, ai vertici dell’Amministrazione persone di affidabile devozione e di incerta competenza.
Attendendo, dunque, la replica dell’errore, non si può non notare che mentre la Giunta:
– si vendica dei Pratobellisti per aver osato esercitare un loro diritto (ridicolo vedere la Presidente dichiarare che le due leggi sono diverse perché quella della Giunta è di pianificazione e quella popolare è di vincolo; Croce avrebbe insegnato a questa signora che esiste la implicazione dei distinti!);
– non prende alcun provvedimento strategico;
– non rivela alcuna visione strategica (l’ultima fuga di notizie parla di una rimodulazione del Fondo di Sviluppo e Coesione con uno stanziamento di 140 milioni di euro per la ferrovia Abbasanta-Olbia, cioè per un’idea che non solo non ha uno straccio di speranza di realizzazione, ma manca anche di un progetto di fattibilità validato nelle sedi competenti, pur essendo fortemente sponsorizzata dalla Confindustria nuorese – una contraddizione in terminis – per gli incarichi di progettazione e di studio (prediletti in barbagia, ‘carta pagante’ la chiamano) che può generare;
– non predispone gli atti della pianificazione e della programmazione (ed è passato un anno);
– ha assessori isterici che dinanzi alle difficoltà urlano ma non decidono;
– sta facendo sprofondare la sanità nel baratro e i trasporti nel ridicolo;
– ha trovato l’emulatore azzimato di Gianni Chessa e si affida al Tg3 Sardegna, l’unico tg celebrativo d’Italia, cioè con il rito della conduzione ma senza notizie o con notizie vecchie e edulcorate, per dire balle (almeno Chessa parlava sempre a guaio già fatto, Cuccureddu vende perline finte);
– ma comunque investe e lavora sulla comunicazione in modo da coprire il nulla con le suggestioni e gli annunci (che però, ancora, non riescono a fare le colecistectomie o le ernie, per non parlare della rimozione dei tumori, né riescono a trasportare la gente da un luogo all’altro) il Consiglio regionale e i partiti, per comunicare, devono chiedere il favore ai giornalisti delle tv locali e della carta stampata di far pronunciare loro una dichiarazione di due secondi netti o di una riga.
I consiglieri regionali sono muti, sembrano marionette disciplinate che obbediscono alla presidente o allo sconforto e al disimpegno dell’opposizione.
I partiti sono inesistenti (ma può il Pd limitarsi a dire di essere d’accordo con la Giunta? Possibile che non riesca a riunirsi per dire quale è la sua posizione sul disastro sanitario? Possibile che si accontenti degli omaggi finanziari elargiti durante le leggi di Bilancio grazie al fatto che la Regione Sardegna ha un miliardo, dicesi un miliardo, di avanzo di amministrazione?). Dove sono finite le guerriere combattenti della campagna elettorale, quelle con manifesti enormi e annunci televisivi ripetuti e poche spese elettorali rendicontate? Non hanno più niente da dire?
La verità è che sul Consiglio si è abbattutta l’audacia con pannolone incorporato del presidente Comandini, il quale per non saper fare una banalissima leggina che rende realmente temporanei gli incarichi esterni dei gruppi, ha tagliato corto e ha impedito il reclutamento degli addetti stampa dei consiglieri regionali, che dunque stanno nel mondo della comunicazione con le mani legate dietro la schiena perché il loro presidente non sa fare il presidente; magari il coraggiosissimo Piero riesce a far nominare Direttore generale alle acque reflue uno che si è sempre occupato di merendine scolastiche, ma non sa risolvere il problema per il quale i consiglieri regionali sono muti. È una questione di grandezze: Piero è coraggiossissimo col milligrammo, con la tonnellata si pannolizza.
Oggi un consigliere regionale senza addetto di segreteria non manca di nulla, ma proprio di nulla. Un consigliere senza un bravo addetto alla comunicazione, semplicemente non esiste. Accade così che la Giunta faccia una comunicazione mostruosa e si accinga a rafforzarla e il Consiglio, invece, sia muto e se questo può andar bene alla maggioranza asservita, non dovrebbe star bene all’opposizione. Ma tant’è, Fasolino, nella scorsa legislatura, ha fatto del Bilancio il grande produttore di confusione tra maggioranza e opposizione (Betty, Betty quanto danno fanno i tuoi corsi intensivi di bilancio semplificato…), per cui ora la comunicazione della maggioranza funziona anche per l’opposizione e il Consiglio diviene una marmellata gelatinosa nella quale è impossibile fare distinzioni.
La viceré Todde e la sua corte dei miracoli.
Ma una Viceré non può essere oggetto di critica politica perché non è possibile discutere un Cottolengo di bisognosi istituzionalizzati.
… ma su manincómiu no fit in Villa Clara de Monte Claro (pariat totu craru, pariat!)?
O ant serradu in cue e abbertu in aterue?